Mentre scrivo la mia riflessione sulla Parola della XXIX domenica del tempo Ordinario i pensieri non fanno altro che spostarsi su altri fronti, su altri confini, dove armi, violenza, disumanitร stanno seminando morte. E le domande continuano a frullare in testa: cosa dice oggi Dio ai popoli che lo adorano come unico Dio? Quale spazio per Dio รจ rimasto nelle nostre vite, nelle nostre societร , nelle nostre scelte.
I figli di Dio sono costruttori di pace, i figli dellโunico Dio che noi, figli di Abramo adoriamo, sono sempre dalla parte della pace, la costruiscono pur con fatica, ma non la barattano mai con altro.
I figli di Giacobbe, i figli di Ismaele, i discepoli della Via (ebrei, musulmani e cristiani) dovrebbero avere ogni giorno, in ogni singolo istante, un unico obiettivo: seminare pace, essere artigiani di pace, fabbricatori di pace, ingegneri di pace, architetti di pace. Donne e uomini che con la determinazione della speranza e la fatica della caritร scelgono di costruire la pace sulla roccia di scelte coerenti, giuste, umane.
Questa pagina di Vangelo dovrebbe bruciarci dentro ogni volta che interpelliamo la parola di Dio, partecipiamo allโeucaristia e poi seminiamo zizzania, vendetta, odio, separazione, soprusi, ingiustizie. Se attorno a noi la violenza imperversa, se tanti nostri adolescenti tentano di uccidersi, se molti tra noi sono stremati dalla stanchezza dellโimpotenza, se il mondo si sta dividendo pericolosamente in due blocchi umani in lotta tra loro, se ci sono famiglie che non accettano che i propri ragazzi vadano a scuola con coetanei stranieri, se le nostre societร non riescono piรน a essere incubatrici di umanitร โฆ
E se le nostre vite nonostante tutto continuano imperterrite come se nulla fosse tra video di tik tok, scaramucce, pretese di bassa legaโฆ forse allora dovremmo chiederci che cosa abbiamo davvero nel cuore quando ci avviciniamo a Dio. Che cosa abbiamo nel cuore quando rivolgiamo a lui la nostra preghiera?
Gesรน di Nazaret come vorrebbe che comprendessimo oggi quel: ยซRendete a Cesare quel che รจ di Cesare e a Dio quello che รจ di Dioยป?
Se riusciamo a giustificare guerre, violenzeโฆ se la difesa del nostro popolo ci rende disumani, se la paura dellโaltro ci costringe a trasformare i mattoni per costruire la pace in pietre per lapidare lo sconosciutoโฆ allora forse non abbiamo infangato la volontร di Dio con gli orizzonti di Cesare?
Ridiamo a Dio ciรฒ che รจ suo. Ridiamogli noi stessi e la nostra possibilitร di essere a sua immagine e somiglianza, rendiamolo ancora Signore delle nostre vite, centro attorno a cui ruotano le scelte che operiamo.
In Dio lโoriente e lโoccidente possono ancora unirsi.
In Dio lโoriente e lโoccidente possono ancora costruire ponti.
In Dio le donne e gli uomini di buona volontร , in oriente e in occidente, possono ancora sentirsi fratelli.
Non รจ forse questo lโessere figli di un unico padre nella fede?
Diamo a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare, ma non chiudiamo Dio nel comodo e rassicurante spazio di tabernacoli, altari, sinagoghe, mosche. Ci vuole figlie e figli, capaci di benedizione.
Nei prossimi giorni, iniziamo a seminare pace in noi: sostituiamo i pensieri negativi con benedizioni, i desideri di vendetta con benedizioni, la voglia di chiusura con benedizioni.
Ripetiamo come un ritornello continuo: ยซBenedici, Signore, โฆ (e facciamo il nome della persona o realtร con cui siamo in guerra)ยป. ยซBenedici, Signore, โฆ (e facciamo il nome di popoli, nazioni, governanti che consideriamo nemici)ยป.
ยซRiprendiamo per mano la paceยป, e diventiamone artigiani: questo siamo chiamati a rendere a Dio oggi.
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com
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