Impariamo a pregare nelle difficoltà con le parole del Salmo 86 (85). Il salmista, di fronte a Dio che è fonte di ogni fedeltà, tutto in Lui si abbandona, ponendo la sua piena fiducia, affidandogli tutta la sua umile vita, che pur sempre a Lui appartiene, benché segnata continuamente da dolori e da errori.

Come a un amico, a Dio chiede come risposta un semplice ascolto attento, nella fiducia di trovare un orecchio teso. Conoscendo la bontà del Signore, attende che Egli si protenda ben disposto verso di lui, almeno quanto si innalza verso il Signore il suo grido, impastato delle grida di tutti i poveri. Qui inizia a rovesciarsi la prospettiva: non è solo nel problema, che ora è condiviso, e può essere affrontato con gli occhi di Dio, verso il quale è fisso il suo sguardo che in Lui si rispecchia.

Tendi l’orecchio, o Dio, e rispondimi
perché io sono povero e misero,
preserva la mia vita
perché io sono fedele:
mio Dio, salva il tuo servo
che tutto in te si abbandona

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O mio Signore, pietà di me:
così per l’intero giorno vado gemendo.
Fa’ lieta l’anima del servo tuo,
quest’anima che a te protendo, Signor

Perché tu sei buono e indulgente
e clementissimo
con quanti innalzano a te i loro gridi.
Porgi l’orecchio, Dio, alla mia preghiera,
sii attento alla voce delle mie suppliche.

«Noi dunque preghiamo rivolti a lui; preghiamo per mezzo di lui e in lui. Noi preghiamo insieme con lui ed egli prega con noi. Noi diciamo in lui ed egli dice in noi la preghiera di questo salmo»
(Agostino)

Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski

Foto di Joshua Lindsey da PixabayÂ