Rimbomba potentissimo il «No!» pronunciato da una donna, l’anziana Elisabetta. Quel «No!» è reso possibile, nel racconto di Luca, dal mutismo di Zaccaria; tace l’uomo e finalmente si apre uno spazio in cui la voce della donna emerge come decisiva.
La scelta è in mano a Elisabetta, che osa mettersi contro vicini e parenti, gli stessi che sembravano rallegrarsi per la nascita del figlio; ma essi non avevano colto la novità, tanto che continuavano a ricondurre quello che nasceva al già noto, agli schemi del passato, al “si è sempre fatto così”, al nome del vecchio padre, Zaccaria.
«No!» – si impone Elisabetta, memore del messaggero divino – «si chiamerà Giovanni». È la fermezza di una donna libera dalle aspettative sociali, consapevole che un figlio non è proprietà sua né del marito. Desiderare che l’altro sia libero di essere stesso: forse questa è la definizione meno imperfetta dell’amore.
Così ama Dio. E così ama Elisabetta. Il cui «No!», lungi dall’essere opposizione sterile, spiana la strada alla Promessa che nessuna tradizione potrà esaurire.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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