Papa Francesco – Rito per la Riconciliazione di piĆ¹ penitenti

667

CELEBRAZIONE DELLA PENITENZA
RITO PER LA RICONCILIAZIONE DI PIƙ PENITENTI
CON LA CONFESSIONE E L’ASSOLUZIONE INDIVIDUALE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
VenerdƬ, 4 marzo 2016

Ascolta il testo dalla voce di Papa Francesco

[powerpress]

Ā«Che io veda di nuovoĀ» (Mc 10,51). ƈ questa la richiesta che oggi vogliamo rivolgere al Signore. Vedere di nuovo, dopo che i nostri peccati ci hanno fatto perdere di vista il bene e ci hanno distolto dalla bellezza della nostra chiamata, facendoci invece errare lontano dalla meta.

[ads2]Questo brano di Vangelo ha un grande valore simbolico, perchĆ© ognuno di noi si trova nella situazione di Bartimeo. La sua cecitĆ  lo aveva portato alla povertĆ  e a vivere ai margini della cittĆ , dipendendo dagli altri in tutto. Anche il peccato ha questo effetto: ci impoverisce e ci isola. Eā€™ una cecitĆ  dello spirito, che impedisce di vedere lā€™essenziale, di fissare lo sguardo sullā€™amore che dĆ  la vita; e conduce poco alla volta a soffermarsi su ciĆ² che ĆØ superficiale, fino a rendere insensibili agli altri e al bene. Quante tentazioni hanno la forza di annebbiare la vista del cuore e di renderlo miope! Quanto ĆØ facile e sbagliato credere che la vita dipenda da quello che si ha, dal successo o dallā€™ammirazione che si riceve; che lā€™economia sia fatta solo di profitto e di consumo; che le proprie voglie individuali debbano prevalere sulla responsabilitĆ  sociale! Guardando solo al nostro io, diventiamo ciechi, spenti e ripiegati su noi stessi, privi di gioia e privi di libertĆ . Eā€™ cosƬ brutto!

Ma GesĆ¹ passa; passa e non va oltre: Ā«si fermĆ²Ā», dice il Vangelo (v. 49). Allora un fremito attraversa il cuore, perchĆ© ci si accorge di essere guardati dalla Luce, da quella Luce gentile che ci invita a non rimanere rinchiusi nelle nostre scure cecitĆ . La presenza vicina di GesĆ¹ fa sentire che lontani da Lui ci manca qualcosa di importante. Ci fa sentire bisognosi di salvezza, e questo ĆØ lā€™inizio della guarigione del cuore. Poi, quando il desiderio di essere guariti si fa audace, conduce alla preghiera, a gridare con forza e insistenza aiuto, come ha fatto Bartimeo: Ā«Figlio di Davide, GesĆ¹, abbi pietĆ  di me!Ā» (v. 47).

Purtroppo, come quei Ā«moltiĀ» del Vangelo, cā€™ĆØ sempre qualcuno che non vuole fermarsi, che non vuole essere disturbato da chi grida il proprio dolore, preferendo far tacere e rimproverare il povero che dĆ  fastidio (cfr v. 48). ƈ la tentazione di andare avanti come se nulla fosse, ma in questo modo si rimane distanti dal Signore e si tengono lontani da GesĆ¹ anche gli altri. Riconosciamo di essere tutti mendicanti dellā€™amore di Dio, e non lasciamoci sfuggire il Signore che passa. Ā«Ho paura del Signore che passaĀ», diceva santā€™Agostino. Paura che passi e io lo lasci passare. Diamo voce al nostro desiderio piĆ¹ vero: Ā«[GesĆ¹], che io veda di nuovo!Ā» (v. 51). Questo Giubileo della Misericordia ĆØ tempo favorevole per accogliere la presenza di Dio, per sperimentare il suo amore e ritornare a Lui con tutto il cuore. Come Bartimeo, gettiamo via il mantello e alziamoci in piedi (cfr v. 50): buttiamo via, cioĆØ, quello che impedisce di essere spediti nel cammino verso di Lui, senza paura di lasciare ciĆ² che ci dĆ  sicurezza e a cui siamo attaccati; non rimaniamo seduti, rialziamoci, ritroviamo la nostra statura spirituale – in piedi – la dignitĆ  di figli amati che stanno davanti al Signore per essere da Lui guardati negli occhi, perdonati e ricreati. E la parola forse che oggi arriva nel nostro cuore, ĆØ la stessa della creazione dellā€™uomo: ā€œAlzati!ā€. Dio ci ha creati in piedi: ā€œAlzati!ā€.

Oggi piĆ¹ che mai, soprattutto noi Pastori siamo anche chiamati ad ascoltare il grido, forse nascosto, di quanti desiderano incontrare il Signore. Siamo tenuti a rivedere quei comportamenti che a volte non aiutano gli altri ad avvicinarsi a GesĆ¹; gli orari e i programmi che non incontrano i reali bisogni di quanti si potrebbero accostare al confessionale; le regole umane, se valgono piĆ¹ del desiderio di perdono; le nostre rigiditĆ  che potrebbero tenere lontano dalla tenerezza di Dio. Non dobbiamo certo sminuire le esigenze del Vangelo, ma non possiamo rischiare di rendere vano il desiderio del peccatore di riconciliarsi con il Padre, perchĆ© il ritorno a casa del figlio ĆØ ciĆ² che il Padre attende prima di tutto (cfr Lc 15,20-32).

Le nostre parole siano quelle dei discepoli che, ripetendo le stesse espressioni di GesĆ¹, dicono a Bartimeo: Ā«Coraggio! Alzati, ti chiamaĀ» (v. 49). Siamo mandati ad infondere coraggio, a sostenere e condurre a GesĆ¹. Il nostro ĆØ il ministero dellā€™accompagnamento, perchĆ© lā€™incontro con il Signore sia personale, intimo, e il cuore si possa aprire sinceramente e senza timore al Salvatore. Non dimentichiamo: ĆØ solo Dio che agisce in ogni persona. Nel Vangelo ĆØ Lui che si ferma e chiede del cieco; ĆØ Lui a ordinare che glielo portino; ĆØ Lui che lo ascolta e lo guarisce. Noi siamo stati scelti ā€“ noi pastori ā€“ per suscitare il desiderio della conversione, per essere strumenti che facilitano lā€™incontro, per tendere la mano e assolvere, rendendo visibile e operante la sua misericordia. Che ogni uomo e donna che si accosta al confessionale trovi un padre; trovi un padre che lā€™aspetta; trovi il Padre che perdona.

La conclusione del racconto evangelico ĆØ carica di significato: Bartimeo Ā«subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la stradaĀ» (v. 52). Anche noi, quando ci accostiamo a GesĆ¹, rivediamo la luce per guardare al futuro con fiducia, ritroviamo la forza e il coraggio per metterci in cammino. Infatti Ā«chi crede, vedeĀ» (Lett. enc. Lumen fidei, 1) e va avanti con speranza, perchĆ© sa che il Signore ĆØ presente, sostiene e guida. Seguiamolo, come discepoli fedeli, per fare partecipi quanti incontriamo sul nostro cammino della gioia del suo amore. E dopo lā€™abbraccio del Padre, il perdono del Padre, facciamo festa nel nostro cuore! PerchĆ© Lui fa festa!

Link al video

Ā© Copyright – Libreria Editrice Vaticana