Dopo il sorpasso delle prostitute e dei pubblicani, i sacerdoti e gli anziani devono mandar giรน un altro boccone amaro.
Con questa nuova parabola (la seconda di un trittico che Matteo ha abilmente composto) Gesรน svela la chiave di lettura della storia della salvezza, cavalcando le onde dellโallegoria della vigna del grande Isaia.
La vigna รจ il popolo di Israele, il padrone รจ Dio, i contadini sono i capi del popolo, i servi i profeti e il Figlio รจ Gesรน.
Cโรจ una vigna e cโรจ il suo padrone.
Nella Palestina del tempo vi erano questi grandi padroni stranieri con grandi latifondi.
Il terreno veniva coltivato da affittuari o mezzadri.
Naturalmente il padrone era allโestero e quando il raccolto era pronto veniva o mandava i suoi servi per portalo via.
I conflitti erano frequenti sia per lo sfruttamento scriteriato da parte dei padroni, sia perchรฉ non tutti gli anni vi era un buon raccolto, sia perchรฉ a volte i poveri affittuari cercavano di โfare i furbiโ.
Il racconto della parabola narra lโintreccio della nostra infedeltร con la passione ostinata di Dio. Gesรน anticipa ciรฒ che sta per accadere: come i profeti e il cugino asceta Giovanni, anche Lui verrร rifiutato.
Gli ascoltatori vengono raggiunti nelle loro chiusure e presunzioni: sanno rispondere correttamente alla domanda del Rabbรฌ di Nazareth, ma non ne traggono le conseguenze, non si lasciano aprire gli occhi.
Sono convinti che Gesรน parli con loro.
In realtร , il Maestro, parla di loro.
Eโ bellissimo questo padrone attento e appassionato per la sua vigna.
La pianta con cura, le fa una siepe attorno che possa custodirla come il suo abbraccio, scava un frantoio perchรฉ รจ certo che porterร frutto abbondante e costruisce una torre perchรฉ dallโalto la si possa sorvegliare.
Ma questa tenerezza contrasta con la furia omicida dei vignaioli che fanno piazza pulita dei servi e nemmeno si arrestano davanti al figlio.
Questo contrasto รจ lโeterno intreccio tra lโamore di Dio e il nostro rifiuto.
Quanti messaggeri Dio manda nella nostra vita e quante chiusure, mediocritร e falsitร ancora segnano il nostro rapporto con Lui.
La parte liturgica purtroppo non ha la finale molto eloquente. โUdite queste parole i sommi sacerdoti e i fariseiโ, e appaiono i farisei che non erano apparsi perchรฉ lโevangelista vuol far comprendere che lo scontro di Gesรน รจ con tutte le forze religiose di Israele, โcapirono che parlava di loro e cercavano di catturarloโ.
Lo vogliono eliminare. Le parole di Gesรน non suscitano un desiderio di pentimento, ma lโeliminazione di chi li ha smascherati.
Per la casta sacerdotale al potere, per le autoritร religiose, non cโรจ nessuna speranza.
La vigna e la passione di Dio รจ la mia vita.
Il suo scopo รจ portare frutto, il suo rischio รจ lโinutilitร .
Il vendemmiatore, viene ogni giorno, viene nelle persone che cercano pane, conforto, vangelo, giustizia, amore.
Viene in coloro che talvolta ci domandano un poโ di coraggio per continuare a vivere, per non lasciarsi andare. Che cosa gli daremo? Un vino di festa o uva acerba?
Io sono la vigna e la delusione di Dio, e se il Regno, alla fine, sarร dato ad un altro, forse inizierร da capo la conta della speranza e della delusione.
Cosรฌ รจ il nostro Dio: Il bene possibile e sperato vale piรน della sconfitta patita. Patto dโamore mirabile e terribile.
Ma cโรจ di piรน. La parabola dellโamore deluso non si conclude con un fallimento.
Tra Dio e lโuomo le sconfitte servono solo a far meglio trionfare lโamore di Dio.
La soluzione dei giudei รจ logica: ancora sangue, nuovi vignaioli e nuovi tributi.
Riprende il ciclo immutabile del dare e dellโavere, nulla cambierร davvero.
Gesรน introduce la novitร del Vangelo: Dio non spreca la storia in vendette.
Il suo Regno รจ una casa nuova la cui pietra angolare รจ Cristo, una vigna nuova dove la vite vera รจ Cristo.
ร lโultima meraviglia, lโultima vittoria di un illogico amore.
I contadini omicidi, nella parabola, dicono: ยซCostui รจ lโerede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua ereditร !ยป Niente di piรน vero!
Dallโaver messo a morte Dio, gli assassini ebbero in cambio lโereditร stessa di Dio, ovvero la sua stessa vita. Perchรฉ lโamore funziona solo cosรฌ! Dร la vita a chi gliela toglie, perdona chi lo ferisce, accoglie chi lo rifiuta. Altrimenti sarebbe semplicemente un uomo, che toglie la vita a chi attenta alla sua, fa violenza a chi lo ferisce, e allontana chi lo rifiuta.
Dopo averlo trafitto, il centurione fa la prima grande professione di fede: ยซDavvero costui era Figlio di Dioยป.
La vigna sarร donata a chi sa fare i frutti buoni che Isaia enumera: aspettavo giustizia, attendevo rettitudine, non piรน grida di oppressi, non piรน sangue.
Il frutto che il Padrone attende non riguarda il suo proprio interesse, ma il volto dei suoi figli non piรน umiliato: passione di Dio, al tempo stesso suo patimento e suo desiderio.
Il mondo รจ di Dio, ma รจ dato a chi lo rende migliore, a chi fa crescere vigne.
Quando ci apriremo per davvero alla sua visita?
Quando smetteremo di pretendere che Dio ci ascolti, senza aver nemmeno provato a sentire se Lui ha qualcosa da dirci?
Quando concederemo a Lui il primato sulla nostra vita?
Forse anche noi avremmo saputo rispondere correttamente alla domanda di Gesรน, cosรฌ come hanno fatto gli interlocutori del tempo.
Forse anche noi siamo convinti che Gesรน parla con noi e non di noi; siamo certi di essere a posto, sereni e tranquilli con la tessera aggiornata e fedele del buon cristiano.
Forse mentre ascoltiamo questa parola ci vengono in mente altri (vicini di casa, parenti, colleghi, conoscentiโฆ) che dovrebbero proprio farsi un bellโesame di coscienza a partire da queste parabole che stiamo ascoltandoโฆ
Ecco: se รจ scattato anche uno solo di questi ragionamenti, allora questa parabola รจ proprio per noi e parla di noi.
La bella notizia di questa Domenica? In Dio, il lamento non prevale mai sulla speranza. E il frutto di domani conta piรน del rifiuto di ieri.
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AUTORE: Paolo di Martino
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