Paolo de Martino – Commento al Vangelo di domenica 24 Gennaio 2021

AUTORE: Paolo di Martino FONTE: Sito web SITO WEB CANALE YOUTUBE PAGINA FACEBOOK


Il clima non è proprio dei migliori. Giovanni Battista è stato arrestato e il buon senso avrebbe suggerito a Gesù di aspettare ancora un po’ per iniziare a predicare. Aveva aspettato 30 anni, cosa gli costava? Ma lui, come sempre, ci lascia senza parole e decide di partire andando in Galilea, proclamando la buona notizia. E qual è la buona notizia di Dio? Dio è diverso da come i sacerdoti l’avevano presentato. E’ un Dio che da, non un Dio che chiede. Non castiga ma perdona perché è un Dio esclusivamente buono.
Ecco questa è la bella notizia!

Marco, riporta le prime parole di Gesù: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Gesù mette in chiaro subito una cosa: non è venuto a fondare una nuova religione, non darà nuove regole o precetti morali. Annuncia un incontro, una relazione…perchè “il Regno di Dio è vicino”. In greco, c’è scritto “si è avvicinato”. L’uomo dall’inizio dell’umanità ha cercato di avvicinarsi a Dio ma senza successo. Ecco la soluzione: Dio si è avvicinato. E’ lui che ci è venuto incontro. Con Gesù di Nazareth sono terminati tutti gli sforzi e i sacrifici per arrivare a Dio. Lui adesso è qui, è solo da accogliere.
«Il tempo è compiuto», dice Gesù. Cioè non rimandare, non cercare scuse. Questo è il momento. Non dire “quando avrò più tempo”, “quando sarò in pensione”, se non avessi quel problema. Non aspettare di essere santo per iniziare a cambiare, non pretendere che tutto sia chiaro e cristallino per accogliere Dio che si è fatto vicino.
Dio è qui, ora, accanto a te.
Nei piatti da lavare, nelle verifiche da correggere, nelle scartoffie dell’ufficio, nei corridori dell’ospedale, nel sorriso di tuo figlio, nel telefono che squilla…

E’ nel normale scorrere dei giorni che siamo invitati a gustare la presenza di Dio.
Non si diventa santi solo con le novene o i ritiri spirituali, ma accogliendo la presenza di Dio nel banale caos di ogni giorno.
Gesù «vide Pietro e Andrea mentre gettavano le reti». Mi sono sempre chiesto: Cosa avrà visto Gesù in quei due pescatori? Era alla ricerca di discepoli, perché non è andato nei pressi delle scuole rabbiniche del tempo, avrebbe trovato persone colte, biblicamente preparate.
In fondo Pietro e Andrea stavano facendo semplicemente il loro lavoro che nulla aveva a che vedere con ciò che poi faranno. Gesù ha colto chi erano, da come preparavano e riassettavano le reti.

Da come tu vivi la banalità dei tuoi giorni si coglie chi sei tu.
Da come parli a tuo figlio si coglie il tuo rapporto con la vita.
Dalla passione che ci metti nel fare le cose della vita si capisce se sei felice.
Gesù ha osservato questi uomini mentre lavoravano e ha visto la loro grandezza.
Non è mai ciò che fai che ti rende grande ma è la tua grandezza a rendere bello e importante ciò che fai.
Gesù invita questi uomini a cambiare, gli fa una proposta: da pescatori di pesci a pescatori di uomini.
Eppure leggendo il vangelo scopriamo che i discepoli continueranno a pescare, continueranno ad avere rapporti con i loro familiari. Dov’è allora il cambiamento? Cos’è che hanno lasciato?

E’ la mentalità che è cambiata: è cambiato il rapporto di questi uomini con il lavoro e con la famiglia.
Il segreto della vita è abbandonarsi, fidarsi, smettere di pianificare tutto e di voler prevedere ciò che sarà. Davanti ad una difficoltà, ad una malattia con-fido che avrò la forza di affrontarla. Non ha senso rovinarsi l’oggi con una possibilità del domani che potrebbe non accadere mai. «Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». (Mt 6,34)
Questi pescatori si sono fidati e hanno detto: “Quello che accadrà andrà bene. Smettiamola di preoccuparci”. Si sono fidati di Dio e la Vita (cioè Dio!) li ha portati dove mai da soli essi sarebbero andati.

La Vita (cioè Dio!) ha compiuto grandi cose con loro perché non hanno voluto decidere loro. Hanno donato la loro vita al Dio della Vita. Hanno lasciato che la Vita li portasse. In questo senso la loro vita non apparteneva più a loro ma a Qualcun altro. Nulla era cambiato ma tutto era cambiato.
Donarsi a Dio non è realizzare qualcosa o diventare qualcosa ma lasciarsi portare, plasmare da Lui, insomma lasciare che Lui ci porti là dove ci deve portare.
«Venite dietro a me, dice Gesù». Bellissimo! Come Domenica scorsa dice in fondo: seguitemi!
Gesù non ha mai dato soluzioni, né pratiche da seguire non ha mai detto cosa fare o cosa non fare. Questa è la bellezza ma anche la fatica del cristianesimo.

Gesù ti propone un cammino. Se lo vuoi, lo percorri.
Gesù non ha fatto una catechesi. Ha detto solo: «Venite dietro a me». Cioè: “State un po’ con me, venite a casa mia, ascoltate quello che dico, guardate quello che faccio”.
Il cristianesimo è proprio questo stare con Lui, godere di questo incontro.
Spesso la vita cristiana assomiglia ad elenco di cose da fare ed altre da non fare, come se dovessimo raccogliere una serie di bollini da attaccare sulla tessera a punti della nostra vita da restituire un giorno a Dio per essere degni della ricompensa. Questo non è cristianesimo!
«Vi farò diventare pescatori di uomini». Marco si riferisce al capitolo 47 di Ezechiele dove vengono presentate coppie di fratelli che ricevono la terra promessa. Ma perché Gesù li chiama a diventare pescatori di uomini e non pastori, oppure guide?
Pescare un pesce significa dargli la morte, per il proprio interesse, per mangiare.

Pescare un uomo significa sottrarlo alla morte perché l’acqua è un ambiente ostile all’uomo e lo si fa guardando al suo interesse.
Ecco la conversione. Pietro, Andrea, fino ad ora avete vissuto per il vostro interesse, pensando a voi. Ora vivete pensando agli altri, per dare vita agli altri.
La bella notizia di questa Domenica? Dio si è fatto vicino, è accessibile. Non dobbiamo sforzarci, né lo dobbiamo meritare. Dio è solo da accogliere…

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