Paolo de Martino – Commento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020

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La comunitร  cui Matteo scrive, si sta interrogando sullโ€™unica domanda seria che รจ lecito porsi: da dove dunque questo male? Se Dio cโ€™รจ, cosโ€™ha a che fare con lโ€™esistenza del male in me e fuori di me? Perchรฉ non lo elimina? Ma soprattutto, cosa farne ora che ho scoperto che questo male mi abita?
Ecco allora una nuova parabola.

Anche oggi cโ€™รจ una affermazione di Gesรน che probabilmente ha lasciato tutti a bocca aperta: โ€œLa zizzania lasciatela!โ€.
Zizzania: giร  il nome infastidisce per la sua durezza. Ma come โ€œlasciatelaโ€?
Il male va tolto, estirpato, cancellato, annullato! Cosโ€™รจ questa storia di lasciar crescere il grano con la gramigna? Bisogna purificare, togliere la gramigna di torno, cosรฌ finalmente potremo star tranquilli e beati!
Gesรน non vuole una comunitร  ristretta di โ€œpuri e duriโ€.
Gesรน non nega la necessitร  della separazione, la sua non รจ indifferenza al bene o al male, ci mancherebbe!

Il Rabbรฌ di Nazareth annuncia che il tempo della separazione non รจ ancora arrivato e comunque non spetta agli uomini! (Per fortunaโ€ฆ)
Occorre partire dalla convinzione che ciascuno di noi รจ abitato da cielo e fango.
Questa รจ la nostra veritร . In noi coesistono bene e male.
Non siamo nรฉ bianco, nรฉ nero.
Siamo una splendida e infinita sfumatura di grigi.
Il male ce lo portiamo dentro, lo facciamo e ci conviviamo anche abbastanza bene.
La zizzania, lโ€™erba cattiva, infestante, velenosa รจ parte integrante di noi.
Gesรน si premura a dire che allโ€™origine di tutto, e quindi di me, vi รจ solo il bene: ยซUn uomo ha seminato del buon seme (lett. anche โ€œdel bel semeโ€) nel suo campoยป (v. 24).
Dio ha posto in me solo il bene e il bello, perciรฒ ora so che solo il bene e il bello saranno in grado di compiermi.
Il male non รจ, e non mi รจ, originario. Esso viene dopo, in seguito. Da dove? Non da Dio, perchรฉ Dio non puรฒ volere il male, e tanto meno da me.
Siamo schiavi del male, non suoi creatori.
โ€œPazienzaโ€, dice il padrone, per non correre il rischio di strappare il grano buono nella foga risanatrice.

La Parola seminata domenica scorsa, il Regno di Dio cresce spartendo il campo con la tenebra, lโ€™oscuritร , la zizzania.
Eโ€™ lโ€™esperienza che tutti fanno prima o dopo: dopo duemila anni di Vangelo, talora proprio nei paesi tradizionalmente cristiani, lโ€™erba malvagia sembra soffocare lโ€™annuncio di salvezza.
A parole tutto funziona, ma nei fatti dobbiamo arrenderci allโ€™evidenza: nonostante Cristo ci abbia salvato, lโ€™uomo stenta ad imparare.
Di piรน: anche nellโ€™esperienza personale, dopo avere frequentato per anni il Signore, dopo una radicale conversione, devo fare i conti con la contraddizione che abita il mio cuore.
Gesรน sa che bene e male si affrontano e che il male fa piรน rumore.
La Parola di Dio squarcia il male con unโ€™idea immensa, quella della pazienza.
La pazienza richiama il dolore (il patire da cui deriva la parola) e lโ€™attesa.
Pazientare รจ attendere con dolore, sapendo che il male avrร  fine.

Viviamo sulla nostra pelle la contraddizione del male che coabita col bene, anche nei nostri cuori, e il Signore ci chiede di lasciar fare a lui.
Ne siamo coinvolti, ovviamente, ne soffriamo, non gettiamo le armi, continuiamo a coltivare, ma sappiamo che il mondo non puรฒ essere un bel prato allโ€™inglese o un giardino zen.
Pazienza amici, lasciate fare a Dio il suo mestiere.
Pazienza, discepoli del Maestro, viviamo tempi bui, in cui la ragione e la fede devono farsi strada con fatica in mezzo allโ€™indifferenza e allโ€™insignificanza.
Pazienza, discepoli del Nazareno, la guerra รจ giร  vinta!
Io credo che il Regno avanzi.

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E mi stupisco nel crederlo, mi commuovo davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi pone gesti di luce nelle tenebre fitte.
Pazienza, pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunitร  parrocchiali, pazienza nel vedere le fragilitร  dei nostri compagni di viaggio, pazienza quando un connaturale istinto di superioritร  ci fa giudicare i fratelli che ancora (e sempre) misureranno la loro debolezza.
Abbi pazienza con te stesso, fratello che leggi.
Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato i discepoli su orribili sentieri di violenza, in passato.
Per i cristiani il nemico non รจ mai lโ€™altro, รจ dentro ciascuno di noi.
Senza cadere in autolesionismi, guardiamo dentro noi stessi la zizzania (e chiamiamola per nome!) e guardiamo al grano buono seminato dal Signore.
La contraddizione abita in ciascuno di noi, in me che scrivo.

Eโ€™ pericoloso pensare di strappare definitivamente la zizzania prima che il grano sia giunto alla sua piena maturazione.
Pazienza, amico che leggi, se ti sembra che troppe tenebre ancora rovinino la tua vita: abbiamo tutta la vita per imparare a vivere, pazienza se pensavi di essere un diacono migliore, un catechista migliore, un marito migliore: talvolta la bruciante esperienza del limite (Pietro insegna) ci spalanca la diga della misericordia.
Povero Giovanni Battista, pure lui, forse, si aspettava una bella pulizia generale.
Gesรน, invece, fa tutto il contrario!
Non allontana i peccatori, anzi gli avvicina e per loro ha una attenzione tutta speciale.
Non punta il dito, ma allunga la mano verso chi si sente giudicato dai ben pensanti del tempo.

Non si circonda di perfettini o di primi della classe, tra i dodici, lo sappiamo, cโ€™รจ gente con un passato discutibile e tra di loro cโ€™รจ il traditore.
Allora coraggio, cari amici!
Superiamo la tentazione del giudizio, smettiamo di comportarci come i mietitori della parabola.
Dobbiamo amare questa Chiesa, non quella dei nostri sogni o dei nostri idealismi sfrenati ma quella in cui viviamo, quella con cui ogni domenica spezziamo il pane e ascoltiamo la sua Parola.
La bella notizia di questa Domenica? Il mondo non ha bisogno di supercristiani perfetti, ma di discepoli consapevoli del proprio limite, che attendono con passione al loro lavoro, amando questo mondo seminato a grano, consapevoli del proprio e dellโ€™altrui limite, limite che Dio riempie di tenerezza.


AUTORE: Paolo di Martino
FONTE: Facebook
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