Paolo de Martino – Commento al Vangelo di domenica 14 Febbraio 2021

AUTORE: Paolo di Martino FONTE: Sito web SITO WEB CANALE YOUTUBE PAGINA FACEBOOK


Il vangelo di oggi riporta l’incontro tra Gesù e un lebbroso.
Non ha un nome né un volto il lebbroso, perché è ogni uomo, siamo noi “il lebbroso”.
Lui chiede a nome nostro: cosa vuoi Dio per me? Ancora oggi si sente dire che il dolore è la punizione per i peccati, o comunque “volontà di Dio”. Abbiamo fatto coincidere la volontà di Dio sempre con avvenimenti tristi, negativi e comunque spiacevoli della propria esistenza.
Noi non comprendiamo cosa volesse dire essere lebbrosi a quel tempo.

Le parole del Levitico lo dicono chiaramente: per tutti il lebbroso è un morto che cammina, è l’emarginato per eccellenza.
La lebbra è una malattia della pelle. Sostanzialmente si era dei morti viventi perché la pelle ci mette in contatto con l’esterno. Tutti noi abbiamo bisogno di essere accarezzati, abbracciati e toccati. Ogni vita muore se non è toccata, muore di silenzi. Il cuore può morire per assenza d’incontri.

Il lebbroso doveva vivere fuori dal paese e lontano da tutti, e quando qualcuno gli si avvicinava doveva gridare: “Lebbroso, lebbroso” e suonare una campana per segnalare la sua presenza. Si credeva infatti che fosse una malattia trasmissibile.
Tutto avviene perché Gesù prova “compassione”. In greco, letteralmente sarebbe l’amore viscerale, che ti tocca dentro, che ti “fa male la pancia”.
Per i sacerdoti il lebbroso è un caso, per Gesù è un uomo che ha bisogno. E allora rompe i tabù, lo tocca sapendo di diventare impuro per la legge.

E’ questo un tema che si ripete un po’ in tutto il vangelo di Marco, come anche nelle lettere di Paolo: le leggi non sono importanti in sé, ma sono al servizio dell’uomo. Ma Gesù supera la legge con la misericordia.
Non dimentichiamolo mai: per Dio l’uomo è sempre puro e vale più della legge.
Una carezza vale più della legge.

Che bello questo tocco d’amore di Gesù! Che bello sapere che Dio non si schifa delle nostre miserie anche quando sono ributtanti e sporche.
La Sua misericordia non conosce limiti quando è invocata con umiltà e con fede.
Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato.
Quando un uomo è rifiutato da tutti, per prima cosa ha bisogno di essere amato.
L’amore salva: nient’altro. Soltanto quando si è davvero amati, si può credere in sé.
Lo sa bene chi educa: se tu non credi che l’altro possa diventare migliore non lo diventerà.
Allora fare la volontà di Dio è nient’altro che essere pienamente se stessi; ed essere pienamente se stessi non è altro che fare la volontà di Dio.

Le persone sono infelici perché vogliono essere qualcos’altro che non sono.
Non si può chiedere ad un’auto di scrivere o ad una penna di correre. L’auto sarà se stessa (e quindi felice e realizzata) solo se farà l’auto. E la penna deve fare la penna!
La felicità è fare ciò per cui si è fatti.
Mi incuriosisce e mi affascina la richiesta del lebbroso: “Se vuoi, puoi guarirmi!”.
C’erano, forse, tanti lebbrosi nascosti nei dintorni; ma si vergognarono di mostrarsi. Lui è stato l’unico ad aver vinto la vergogna e la paura di infrangere una legge, anche se ingiusta; sapeva che tutti lo avrebbero additato come un peccatore. E poi sembra quasi che non voglia disturbarlo: “Se vuoi…”.

Lui pensa che solo quelli che hanno il tagliando in regola, solo chi se lo merita, possono chiedere qualcosa a Dio.
Quante volte mi capita di sentire persone che ragionano proprio così: “Io che ho deluso tutti, come posso ancora pregare?”, “Io che non vivo più con mio marito, come posso entrare ancora in una chiesa e mettermi in ginocchio?”, “Io che non riesco a mantenere i miei impegni davanti a Dio, è giusto che continui ad annoiarlo con le mie preghiere?”… e così via.
Dobbiamo davvero convincerci che il Vangelo è diverso, il nostro Dio è differente!

Non sono i meriti accumulati sul campo di battaglia che mi danno libero accesso a Lui, ma è il mio desiderio di incontrarlo.
La mia povertà, il mio limite, il mio peccato non è un ostacolo, ma la porta d’accesso alla Sua grazia e al Suo amore.
Tutti abbiamo la nostra “lebbra” che ci allontana da Dio, probabilmente ben nascosta sotto una veste rispettabile e non abbiamo, come il lebbroso, il coraggio di gridarlo. Ci accontentiamo della nostra decenza di fronte alla Legge. Non rubo, non uccido, vado a Messa…Ma nessuna legge, da sola, è sufficiente, a purificare il cuore. Ce ne accorgiamo tutte le volte che falliscono i nostri buoni propositi, sempre gli stessi, e ripetiamo invariabilmente i soliti errori, sempre gli stessi.
Marco ci ricorda che Dio vuole solo figli guariti.
Dio è guarigione, non ha creato la morte, né la lebbra, né la guerra.
Non conosciamo i modi in cui Dio è guarigione. Sappiamo che non lo farà moltiplicando i miracoli.
Non conosciamo i tempi, ma sappiamo che lotta con noi, si coinvolge con noi, ricordandoci che Lui fa tutto facendo fare tutto!
Gesù lo tocca e poi invita al silenzio. Bellissimo!

Ancora una volta, Gesù non vuole passare per un mago o per un santone.
E’ il cosiddetto “segreto messianico” sottolineato da Marco.
Capiterà addirittura che alla moltiplicazione dei pani la folla lo voglia fare re; e Gesù se ne scappa via lamentandosi anche coi suoi discepoli di non averne capito proprio il senso.
Alla fine dirà: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno. Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta” (Mt 12,39), cioè quello della sua morte e risurrezione.

Sarà solo sotto la Croce che si potrà comprendere fino in fondo qual è la vera onnipotenza di Dio.
La bella notizia di questa Domenica? Il volto di Dio annunciato dal Nazareno è quello di un Padre che si lascia turbare, coinvolgere, appassionare e ferire. Che meraviglia!

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