AUTORE: Paolo di Martino
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Eโ Lui la risposta alla nostra fame dโInfinito
Subito dopo il grande segno della condivisione dei pani la folla cerca Gesรน.
Finalmente un Messia che risolve i problemi, in primis quello della fame. E Gesรน scappa. Non hanno capito. Lui non รจ quel messia che loro pensano di aver trovato. La folla ha visto il prodigio ma non vi ha letto il segno, ciรฒ che quellโazione di Gesรน significava.
Il brano si apre con domande urticanti per i discepoli di ieri, ma anche di oggi: Perchรฉ mi cercate? Che cosa vi aspettate? Chi desiderate? Quali attese volete colmare? Qual รจ il motivo per cui vi siete messi sulle tracce del figlio di Dio?
Amico lettore, metti a nudo la tua ricerca.
Gesรน sa benissimo perchรฉ lo cercano: โVoi mi cercate perchรฉ avete mangiato e vi siete saziati. Procuratevi il cibo che non perisce, quello che dura per la vita eternaโ (Gv 6,26-27).
In greco โvitaโ si puรฒ dire โbiosโ, la vita fisica, biologica, e โzoรจโ, la vita interiore, spirituale Questa รจ quella senza fine. La vita, fisica e spirituale, ha bisogno di essere nutrita. La vita รจ il risultato delle nostre scelte. Ritroviamo ciรฒ che abbiamo costruito. Ciรฒ che non nutriamo, di cui non ci prendiamo cura, muore!
La vita biologica si nutre di cibo, acqua. La vita spirituale di silenzio, stupore, conoscenza, emozioni, preghiera, amore, gratuitร , entusiasmo. La vita spirituale si nutre di Dio!
Gesรน non disprezza il cibo materiale ma, sapendo che โnon di solo pane vive lโuomoโ come dice il deuteronomio, esorta a lavorare per quel cibo che dร la vita per sempre, cibo che solo lui puรฒ dare.
Gesรน poi dice: โCredete in me, in colui che Dio ha mandatoโ (Gv 6,29). Ma loro dicono a Gesรน: โQuale segno ci fai perchรฉ possiamo crederti?โ (Gv 6,30).
Gesรน intuisce che i presenti, per riconoscergli autoritร , non si accontentano di parole: vogliono miracoli.
La gente, vuole miracoli, un Dio a disposizione pronto per ogni evenienza, insomma un Dio che adegui i suoi progetti ai loro. La folla non cerca Dio, ma solo i suoi vantaggi.
Dopo duemila anni, sembra che ancora preferiamo i miracoli alla Sua Parola.
Il miracolo ha a che fare con il nostro sguardo. Sono i nostri occhi che possono cogliere i segni straordinari di Dio. Amici, รจ lo sguardo del cuore che stabilisce il miracolo, non lโevento. Dio non impone mai la sua presenza.
Se guardiamo bene Dio ancora oggi, riempie di miracoli la nostra vita.
Non sono i miracoli o le visioni a cambiare il cuore.
Siamo sinceri: dopo duemila anni continuiamo a chiedere segni, rischiamo di vivere la fede come una forma di superstizione che ha poco a che vedere con una relazione dโamore tra noi e Dio.
Corriamo il rischio di correre dietro ad apparizioni e miracoli, ponendo continuamente delle condizioni a Dio, invece di interpretare i tanti segni che Dio ci manda nella quotidianitร .
La richiesta continua di segni prodigiosi rivela una piccola fede che ha bisogno di miracoli, senza riconoscere il grande prodigio della presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi!
Gesรน stesso non ha tentato di convincere nessuno attraverso i miracoli: la fede lโha pretesa prima del miracolo! Se non cโรจ fede Gesรน, il miracolo semplicemente non lo compie, il che vuol dire che Gesรน non intende ottenere la fede a colpi di miracoli.
Non รจ il miracolo che genera la fede, ma, al contrario, รจ la fede che genera il miracolo. In fondo, di fronte a un miracolo, se uno non vuole credere, puรฒ trovare mille motivi per farlo, perchรฉ il miracolo non obbliga a credere, ma puรฒ essere solo dโaiuto, lasciando libera la decisione.
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Insomma, il miracolo certamente non toglie alla fede il suo aspetto di libertร . Sono al servizio della fede e non intendono offrire in alcun modo una certezza diversa dalla fede. Dio non usa la violenza per imporre la sua veritร . Neppure fa miracoli lร dove gli uomini pretendono segni che permettano loro di sottrarsi al rischio della fede. I segni di Dio non sono cosรฌ evidenti da togliere ogni dubbio possibile.
Mosรจ ci ha dato la manna, ma tu che cosa ci dai? Gesรน risponde cambiando i tempi, e i protagonisti: non Mosรจ ha dato, ma Dio dร . Dio dร per primo, senza pretendere nulla in cambio. Dobbiamo solo aprire le braccia e accogliere.
Gesรน aveva ragione.
Non cโรจ mai abbastanza cibo da smettere di aver fame perchรฉ noi cerchiamo un altro Cibo.
Non cโรจ mai abbastanza tempo da vivere perchรฉ noi cerchiamo il โPer sempreโ.
Non cโรจ mai abbastanza ricchezza da sentirci tranquilli perchรฉ noi cechiamo la ricchezza che resta.
Non ci sono mai abbastanza sentimenti ed emozioni per sentirci vivi perchรฉ noi cerchiamo lโEmozione senza fine.
Non ci sono mai abbastanza carezze e abbracci che possono riempire la nostra fame dโamore perchรฉ noi cerchiamo lโAmore.
Non ci sono mai abbastanza risposte per non avere piรน domande perchรฉ noi cerchiamo la veritร .
Non ci sono mai abbastanza preghiere da vincere la paura di morire perchรฉ noi cerchiamo Dio, solo Dio.
โChe cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?โ Ecco il loro problema: fare. Ma Gesรน sposta lโattenzione da unโaltra parte: โQuesta รจ lโopera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandatoโ. Lโunica opera รจ la fede, dice Gesรน. ร opera di Dio perchรฉ consente a Dio di operare nella vita di chi crede. Al cuore della vita del credente cโรจ la fede. Chiede di cambiare mentalitร : questa รจ lโopera decisiva. Non si tratta di fare o non fare delle cose, ma mettere al centro Lui, lโunico che sazia la fame che ci sentiamo dentro, lโunico che sa di cosa abbiamo bisogno.
Capite che lโEucarestia รจ il tesoro piรน prezioso al mondo? Dentro la fragilitร di un pezzo di pane cโรจ la presenza reale di un Dio infinito e questa scelta รจ fatta proprio per lasciarci liberi, di crederci o di non crederci perchรฉ Dio non sโimpone mai. Ciรฒ che รจ quotidiano, un pezzo di pane, diventa segno di ciรฒ che รจ straordinario.
La bella notizia di questa Domenica? La risposta alla nostra fame dโInfinito non รจ fra le cose create. La pienezza della vita non รจ dentro la vita. Eโ Gesรน di Nazareth che nutre la nostra parte di cielo, la porzione di eternitร che Dio continua a seminare in noi.
Fonte: il blog di Paolo de Martino



