Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 7 Aprile 2024

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Il risorto viene in cerca di te.

I vangeli di queste domeniche si pongono una grande domanda: Come possiamo incontrare il Risorto?. Dove e in che modo?

Dal mattino di Pasqua si passa alla sera di quello stesso giorno. Solo Giovanni racconta che Gesรน apparve in mezzo ai suoi entrando a porte chiuse (kleio=sprangare con una sbarra).
I discepoli, nonostante la notizia sconvolgente dellโ€™angelo, avevano paura perchรฉ il mandato di cattura era per tutto il gruppo. Che bello vedere che le porte chiuse non fermano il Signore, lโ€™incredulitร  non arresta il desiderio di Dio di incontrarci.

Le nostre chiusure non fermano il Risorto! Il Suo amore รจ piรน forte delle nostre paure. Lโ€™abbandonato ritorna da coloro che sanno solo tradire e abbandonare.
Immagino si aspettassero un rimprovero, in fondo lo avevano abbandonato e tradito ma Gesรน non porta rancore: annuncia la pace e dona lo Spirito.

Le prime parole del Risorto sono un dono di felicitร . Il termine ebraico โ€œShalomโ€, (che noi traduciamo semplicisticamente con โ€œPaceโ€), esprime tutto ciรฒ che comporta la felicitร , la pienezza di vita. Non รจ un invito o un augurio (non dice โ€œLa pace sia con voiโ€), ma รจ unโ€™affermazione, un dono: la pace รจ qui, รจ in voi, รจ iniziata. Il Risorto dona tutto quello che concorre alla felicitร  dellโ€™uomo
โ€œE disse loro: ยซRicevete lo Spirito Santoโ€. Nellโ€™originale greco non cโ€™รจ lโ€™articolo determinativo, ma dice โ€œricevete Spirito Santoโ€. Lโ€™accoglienza di questo Spirito dipende dalla capacitร  dโ€™amore dellโ€™uomo. Eโ€™ come se il Risorto dicesse: โ€œricevete quello che voi siete capaci di accogliereโ€.

Lo soโ€™ รจ difficile credere alla risurrezione, a una notizia cosรฌ bella. Per questo abbiamo cinquanta giorni per riflettere e convertirci e in questo cammino abbiamo un compagno di viaggio: Tommaso.
Strano destino il suo. Ha fatto la piรน bella espressione di fede nei vangeli ed รจ passato alla storia come lโ€™incredulo.

Nel Vangelo di Giovanni il suo nome viene ripetuto sette volte (il numero della totalitร ) e per tre volte viene detto โ€œdidimoโ€, il gemello. Di chi รจ il gemello? Eโ€™ il gemello di Gesรน. Al momento di andare da Lazzaro per risuscitarlo, i discepoli si erano impauriti perchรฉ stavano ritornando in Giudea dove cercavano di ammazzarlo e Tommaso sarร  lโ€™unico ad avere il coraggio di dire โ€œandiamo anche noi a morire con luiโ€. Tommaso non era pauroso come gli altri discepoli (che infatti stanno chiusi).

Tommaso aveva compreso, che non bisogna dare la vita per Gesรน, ma con Gesรน e come Gesรน. Da quel momento Tommaso viene chiamato โ€œil Dรฌdimoโ€, il gemello di Gesรน, quello che gli assomiglia.
Ma Tommaso รจ anche nostro gemello, รจ โ€œuno dei dodiciโ€ (come Giuda!) prototipo del discepolo.
In fondo siamo noi Tommaso, che per credere non ci accontentiamo di ascoltare ma vogliamo toccare. Ci sentiamo vicini a lui in una fede dubbiosa dimenticando che il dubbio รจ il lubrificante della fede (Maria, allโ€™angelo che annuncia la nascita di Gesรน, esprime dubbiโ€ฆ).

Ma soprattutto Tommaso non crede ai suoi amici. Perchรฉ? Semplicemente perchรฉ non erano credibili. Come poteva credere a coloro che erano scappati sotto la croce, che avevano lasciato il maestro solo nel momento dellโ€™angoscia. Erano stati degli ipocriti. Come poteva credere a Pietro che lo aveva rinegato per ben tre volte!

Eโ€™ lโ€™esperienza che viviamo noi quando ci capita di annunciare la bella notizia del vangelo e la gente fatica a crederci. Sapete perchรฉ? Perchรฉ siamo poco credibili.
Ma Tommaso non abbandona il gruppo e dopo otto giorni รจ ancora la e fa bene perchรฉ il Risorto torna solo per lui!

Questo incontro, avviene dentro la comunitร , non va a fargli visita a casa sua. Il luogo dellโ€™incontro รจ la comunitร  riunita, una comunitร  mediocre che ha dovuto fare i conti anche con il tradimento di uno di loro.

Eโ€™ confortante sapere che lโ€™incontro con il Risorto non avviene in una comunitร  ideale e perfetta (che non esisterร  mai!), ma in quella in cui vivi, quella con la quale il Risorto ti ha chiamato a camminare. Eโ€™ li dove viviamo che il Risorto vuole farsi incontrare.
Gesรน non concede a Tommaso apparizioni particolari, ma gli si presenta โ€œOtto giorni dopoโ€, cioรจ quando la comunitร  si riunisce di nuovo nella celebrazione dellโ€™Eucaristia.

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Eโ€™ bello sapere che il Risorto, se tardo ad aprire la porta del mio cuore, ritorna. Ha pazienza, non si stanca. E viene in cerca proprio di me. Come sempre va in cerca della pecorella smarrita.
Gesรน dice a Tommaso di mettere il suo dito nei fori delle mani e nel fianco, ma Tommaso si guarda bene dal farlo (sono i pittori che lo rappresentano con il dito infilato nelle piaghe ma Tommaso non lo fa!). Al contrario pronuncia la piรน alta professione di fede di tutti i Vangeli: ยซMio Signore e mio Dio!ยป.

Qual รจ la prova della risurrezione di Gesรน? Il dolore e lโ€™amore condiviso! Eโ€™ questa la sua onnipotenza. Le ferite del Risorto diventano feritoie dโ€™amore.
E poi ecco la nostra beatitudine: ยซBeati quelli che senza aver visto crederannoยป. Cioรจ felici noi che, dopo duemila anni, con fatica cerchiamo di seguire il Maestro.

Eโ€™ la beatitudine per chi ricomincia, per chi fa fatica. Siamo noi quelli di cui parla Gesรน, noi che ogni otto giorni, dopo duemila anni, continuiamo a riunirci nel suo nome anche se non lo abbiamo visto. Dio ci liberi da una fede talmente sicura di sรฉ da diventare orgogliosa, disprezzante nei confronti di chi fa fatica a credere perchรฉ provato dalla vita!

Giovanni, al termine del suo Vangelo ci lascia uno stimolo: lโ€™esperienza del Risorto รจ personale. Dio รจ unโ€™esperienza: bisogna โ€œtoccarloโ€, vederlo, incontrarlo. Aver letto tanto sullโ€™amore รจ conoscenza, ma essere amati, รจ unโ€™altra cosa. Eโ€™ lโ€™esperienza che produce la vera conoscenza, perchรฉ lโ€™esperienza รจ la conoscenza del cuore. Le nostre liturgie non ci devono parlare di Dio, ce lo devono far sentire, toccare, sperimentare.

Giovanni conclude: ยซGesรน, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libroยป. Giovanni ci invita a scrivere il nostro libro, il nostro vangelo. Le prime comunitร  cristiane ci hanno trasmesso la loro esperienza, noi dobbiamo farla nostra e poi scrivere il nostro personale vangelo. Era quello che succedeva almeno fino al IV secolo nelle primitive comunitร  cristiane. Ogni comunitร , ogni parrocchia dovrebbe scrivere il suo Vangelo.
La bella notizia di questa Domenica?

Non importa quanti fallimenti, Lui cโ€™รจ! Non importa quante debolezze, Lui cโ€™รจ! Non importa quanti tradimenti, Lui cโ€™รจ.

Eโ€™ appena uscito il mio nuovo libro: โ€œDio รจ felicitร โ€ (Ed. Paoline)

Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK

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