Matteo inizia il lungo discorso della montagna. Dopo aver sostenuto la tentazione nel deserto e aver incominciato la sua predicazione, Gesรน, come un nuovo Mosรจ, sale sul monte e comunica la sua Torah, questa volta non piรน incisa sulla di pietra ma nel cuore dellโuomo.
ยซVedendo le folle, Gesรน salรฌ sulla montagnaยป: Gesรน si accorge del dolore, delle lacrime, delle ingiustizie, delle potenzialitร , dei limiti, delle situazioni concrete di chi lo segue.
Le beatitudini sono rivolte non solo ai suoi discepoli, ma a tutti i credenti.
Le otto beatitudini sono il cuore del vangelo. Per nove volte riecheggia la parola โfelicitร โ. Le beatitudini evocano fatiche, lacrime, speranze. Nel suo elenco ci sono tutti gli uomini: i poveri, chi piange, gli incompresi e quelli dal cuore puro, gli unici in grado di vedere Dio.
Le beatitudini sono il manifesto di Gesรน. Dicono chi รจ Dio e chi รจ lโuomo.
Mosรจ era salito sul monte Sinai e aveva dato i comandamenti, in pratica cosa bisognava fare e cosa non bisognava fare. Gesรน ora sale sul monte e dona le beatitudini, in pratica come bisogna essere. Le beatitudini ci mostrano cosa possiamo essere, a cosa siamo destinati. Amico lettore, ti chiedo e mi chiedo: nelle nostre catechesi quanto tempo dedichiamo ai comandamenti e quanto alle beatitudini?
Gesรน sale sul monte. Il monte รจ un luogo carico di significato. In Matteo gli avvenimenti importanti della vita di Gesรน si svolgono sui monti: le tentazioni, la moltiplicazione dei pani, la trasfigurazione, lโarresto, il mandato finale affidato agli apostoli.
Gesรน si mette a sedere, come un maestro, secondo lโuso del popolo di Israele, da cui provenivano i cristiani della comunitร di Matteo.
Letteralmente il testo greco dice: ยซGesรน aprรฌ la boccaยป, unโespressione semitica usata quando qualcuno sta per iniziare una dichiarazione solenne.
Felicitร
Gesรน sa che il principale problema dellโuomo รจ la felicitร . Ogni uomo desidera solo questo e tutta la vita sโinterroga su come essere felice. Chi รจ felice? Chi รจ davvero beato? Come essere felici?
La risposta di Gesรน a tutti questi interrogativi spiazza e manda in tilt la mentalitร corrente. A una prima lettura superficiale, sembra elogiare la sfortuna. Gesรน definisce beati, cioรจ felici, chi รจ povero, chi piange eppure sappiamo che chi vive nella povertร o nel pianto, chi รจ perseguitato non รจ per niente felice. Gesรน sembra esaltare il dolore, la sofferenza, la sopportazione ma non รจ cosรฌ. Dio non ama il dolore, nรฉ ci invita alla rassegnazione. Attenzione: quando Gesรน parla di felicitร , ne parla al futuro perchรฉ รจ verso il futuro che dobbiamo guardare per essere felici. Amico lettore, non avrai una ricompensa per avere sopportato il dolore ma se vivrai in una certa logica, anche se costa dolore, sarai nella direzione giusta per godere della felicitร di Dio.
Siamo sinceri: per noi felici sono quelli che vestono bene, con la casa in montagna, con un posto di lavoro di prestigio, amici influenti. Questi per noi sono le persone felici! Eppure Gesรน non sembra essere dello stesso parere: felici sono i poveri in spirito, gli afflitti, gli affamati di giustizia, i perseguitati. Sรฌ amico lettore: questo รจ il vangelo! Questa รจ la bella notizia! Se Gesรน avesse detto che felici sono i ricchi, i forti, che novitร sarebbe stata?
Un particolare: la prima beatitudine รจ al presente (ยซvostro รจ il regno di Dioยป) mentre le altre sono al futuro (sarete saziati, riderete, avrete la ricompensa nei cieli). Probabilmente Gesรน le intendeva come realtร attuali, da costruire ora. Nel corso degli anni, forse, i primi cristiani, di fronte allโapparente impossibilitร di realizzare โoggiโ il piano di Dio, hanno spostato il loro accento sul futuro. Gesรน voleva cambiare il mondo. Da questo punto di vista le beatitudini sono una rivoluzione politica che nel tempo abbiamo un poโ addolcito. I poveri sono felici qui, ora, perchรฉ รจ con loro che Dio cambia la storia, non con i potenti. I poveri hanno il cuore al di lร delle cose.
Speranze
Essere felice, nella Bibbia, significa porre Dio โprimaโ di ogni altra cosa, davanti a tutto e a tutti. Per noi occidentali la felicitร รจ un obiettivo, una meta e ci affanniamo da mattina a sera nel tentativo di raggiungerla. Corriamo sempre in cerca di qualcosa che non raggiungeremo mai e che ci sfuggirร sempre, ci illudiamo che quando avremo un bel lavoro, una soliditร economica, una bella casa saremo felici. Chi raggiunge questi obiettivi, invece, avrร unโamara sorpresa: non basteranno! E cosรฌ inizierร una nuova rincorsa alla ricerca di altri traguardi. Un uomo dalla cultura occidentale, dinanzi ad una montagna, la deve scalare: un orientale, invece, si ferma, la guarda, e magari prega davanti a lei. Di fronte ad un tramonto, un occidentale cerca di fotografarlo per catturare lโattimo: un orientale, invece, si siede e lo guarda, lascia che queste immagini gli entrino dentro. Per noi occidentali la felicitร รจ la meta, per gli orientali รจ la strada.
Felicitร รจ una parola ebraica (โascerโ) che vuol dire โavanzare, guidatoโ. La felicitร non รจ la meta ma la strada che mi porta alla meta. La felicitร รจ oggi o non รจ mai; รจ saper godere di questo presente o non sarร in nessun futuro: La felicitร non รจ solo โstare beneโ ma vivere tutto ciรฒ che cโรจ da vivere. Non ci sarร nessun paradiso per chi non sa vivere sulla terra, nessuna felicitร senza fine, per chi non vive la felicitร che finisce.
Unโultima annotazione: Gesรน le ha vissute le beatitudini, amico lettore, sono il suo ritratto. Hai davanti ai tuoi occhi il modello di ogni beatitudine.
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Proposte
Le beatitudini non sono dei comandi, sono delle proposte. Non sono una soluzione ai nostri problemi, sono un cammino.
Le beatitudini non sono solo un ritratto del discepolo ideale, ma prima di tutto sono un ritratto di Gesรน! Lui รจ il povero in spirito, lโafflitto, lโaffamato, il mite, il perseguitato, il misericordioso, il puro di cuore e lโoperatore di pace.
Gesรน ci rivela ciรฒ che in apparenza รจ nascosto. Le beatitudini sono un invito a guardare le cose da una prospettiva diversa e accorgerci che le cose non sono solo come sembrano. ร questione di cambiare punto di vista sul mondo. Prendere sul serio le beatitudini non significa imparare una nuova regola morale, ma guardare con occhi diversi la nuda e cruda realtร che stiamo vivendo in questo momento. Ecco cosโรจ la fede: il tentativo di guardare dentro le cose e guardarle con gli occhi di Dio.
La bella notizia di questa domenica? Se accogliamo le beatitudini, la loro logica ci cambia il cuore sulla misura di quello di Dio. E possono cambiare il mondo.
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK



