Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 26 Giugno 2022

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Diventare discepoli

Gesรน, nel vangelo di oggi, letteralmente, indurisce il suo volto.

Ora punta verso Gerusalemme. La Gerusalemme che uccide i profeti.

Sa, e Luca lโ€™evangelista lo rimarca, che a Gerusalemme si giocherร  tutto.

Sa e dice, e restiamo allibiti, di essere disposto a morire pur di non rinnegare il volto del Dio che ha conosciuto e che annuncia.

E noi, ora, qui, se vogliamo, siamo chiamati a dire di Dio. Del suo Dio.

Il Dio innamorato. Il Dio bellissimo.

Il Dio comunione, il Dio che si fa pane.

Lo Spirito ci conduce a capire, alla veritร  tutta intera.

Il mondo si sfalda, divorato dallโ€™odio e dalla bramosia, ubriacato dagli idoli, immemore del suo destino e della sua chiamata. La Chiesa, nella sua attuale forma storica, non quella nel cuore di Dio, fatica a trovare nuovo slancio.

A noi, discepoli inviati, noi che ci siamo scoperti amati, agapetoi, รจ chiesto di restare come pioli conficcati nel terreno, incendiati come una torcia, per costruire โ€“ infine โ€“ quelle comunitร  profezia di un mondo nuovo, di unโ€™umanitร  riconciliata, che cambia il precipitare degli eventi. Non piรน verso il caos ma verso lโ€™abbraccio di Dio.

รˆ tempo di rinnovamento. Di passione. Di amare.

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Il mondo ha bisogno di testimoni, non di devoti abitudinari.

รˆ Gesรน che ce lo chiede.

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Il desiderio del Maestro

Gesรน non รจ un rabbรฌ bramoso di discepoli, nรฉ abbassa il tiro per raccogliere la folla, nรฉ cede a compromessi per suscitare consensi: diversamente dai guru di ieri e di oggi non desidera essere famoso, nรฉ di avere attorno a sรฉ folle plaudenti, nรฉ essere votato, nรฉ avere tanti like sul profilo, nรฉ comandare.

รˆ libero, vertiginosamente libero.

Intensamente libero.

Egli vuole solo annunciare il Regno, mostrare lo splendido e inatteso volto del Padre. Anche quando farlo costa fatica e sangue. Contrariamente a quanto avveniva con i rabbini del suo tempo, Gesรน non si fa scegliere, ma sceglie i discepoli e pone loro condizioni tuttโ€™altro che scontateโ€ฆ

Graffia, come ci riporta il vangelo di oggi.

Le condizioni per diventare discepoli di Gesรน sono motivate dal livello della sfida: egli vuole discepoli disposti a mettersi in gioco totalmente, non soltanto nel momento mistico della vita.

Gesรน รจ disposto a morire per raccontare il vero volto di Dio.

Dai suoi discepoli pretende la stessa convinzione.

Attenti ai mistici

Una convinzione, perรฒ, che non puรฒ mai diventare violenza, anche solo verbale, anche per una buona causa. La sconfortante figuraccia di Giovanni, il mistico, ammonisce i fratelli che, nel percorso di fede, hanno avuto la gioia di sperimentare la dolcezza della preghiera e della meditazione, del silenzio e della contemplazione, raggiungendo vette spirituali non abituali.

Lโ€™avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori, tanto peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori.

Il discepolo รจ un amante della pace, un pacifista pacificato e pacificatore, uno che sa che la scelta del Vangelo รจ โ€“ appunto โ€“ una scelta, uno che sa valutare il fallimento del proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo.

Non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, nรฉ unโ€™intensa vita di preghiera per non cadere nel rischio del fanatismo e dellโ€™intolleranza.

Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, convinti, in teoria, che ciรฒ che a noi รจ chiesto รจ solo di seminare, depressi, in realtร , se non ne raccogliamo i frutti.

Quante volte, anche noi, invochiamo serene disgrazie su questo mondo che rifiuta il vangelo (o, piuttosto, rifiuta il nostro modo di annunciarlo?). Dio non sa che farsene di discepoli (santamente) vendicativi.

I discepoli

Il discepolo che segue colui che non ha dove posare il capo, non cerca Dio per placare la propria insicurezza. Tanti, troppi cristiani, hanno un rapporto con Dio intimista e rassicurante, si rivolgono a Dio per avere certezze, fanno della propria fede una cuccia, un nido, sono spaventati dal โ€œmondoโ€, che vedono sempre come un luogo pieno di pericoli, non escono dalla propria parrocchia, dal proprio movimento, perchรฉ intimoriti da una logica anti-evangelica che non riescono ad accogliere con serenitร  e criticitร . Il Maestro Gesรน, invece, non ha dove posare il capo, non ha un comodo nido in cui nascondere i propri discepoli.

Il discepolo che segue il Signore della vita, colui che รจ piรน di ogni affetto, piรน di ogni relazione, piรน di ogni emozione, chiede di ridimensionare anche i rapporti famigliari, di appartenenza al clan, nella logica del Vangelo, sapendo che anche lโ€™amore piรน assoluto, piรน intenso รจ sempre e solo penultimo rispetto alla totalitร  assoluta di Dio. Di scoprire che ogni realtร , affatto, passione, รจ realtร  penultima perchรฉ di ultimo cโ€™รจ solo Dio.

Perciรฒ il discepolo di Gesรน abbandona i sentimenti mortiferi, le relazioni allโ€™apparenza splendide ma che, a volte, nascondono ambiguitร  e schiavitรน.

Gesรน sa che i rapporti di discepolato, talora, sono piรน intensi e veri degli stanchi rapporti famigliari. E ci invita a lasciare i morti seppellire i morti e a giocare la nostra vita nella totalitร  del dono di sรฉ.

Il discepolo che segue Gesรน, sempre proteso al futuro, non resta inchiodato al proprio passato, non resta tassellato alle proprie abitudini, non si nasconde dietro il โ€œsi รจ sempre fatto cosรฌโ€, guarda avanti, punta la fine del campo, รจ piรน attento a tenere in profonditร  lโ€™aratro che a verificare ciรฒ che ha fatto, voltandosi indietro. Ci si volta indietro per guardare se siamo andati diritti. Per giudicare noi stessi eย  gli altri. Illusi: la vita รจ fatta a zig-zag.

Troppe volte le nostre comunitร  sono piรน preoccupate a conservare, che a far vivere il Vangelo. Troppe volte la logica soggiacente alle nostre scelte di Chiesa รจ quella della tutela di un privilegio, del mantenimento disperato di uno status quo che, perรฒ ci allontana dal Maestro.

Cosรฌ

Un poโ€™ urticante, lo ammetto.

Ma vero e autentico. Gesรน รจ cosรฌ esigente perchรฉ vuole uomini e donne autentici, non animali impauriti da sacrestia o evangelizzatori fanatici. Uomini e donne riempiti dalla gioia della ricerca, dal fascino del Rabbรฌ, che mettono le proprie energie a servizio del Regno.

Forse da qui dobbiamo ripartire in questo benedetto sforzo sinodale.

I santi cambieranno la Chiesa. Noi, se santi.

Ecco, essere cristiani รจ qualcosa del genere.

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