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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 8 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 2,41-51

Dopo la memoria dell’amore di Cristo, del suo cuore inteso come sorgente dei sentimenti e delle emozioni, la liturgia ci propone un’altra festa di origine devozionale, la festa del cuore di Maria.

Come a dire: l’amore che Cristo ha imparato a ricevere e a donare lo deve anche a sua madre. Come i genitori segnano in positivo e in negativo lo sviluppo della personalità dei propri figli, così possiamo affermare che parte del carattere umano di Gesù sia stato educato alla compassione e alla tenerezza dai suoi genitori.

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Ama, il Cristo, con forza e determinazione e questo amore ricade su di noi. A Giuseppe è stato chiesto di dare il nome al figlio, cioè orientarne il carattere, a Maria di far crescere in un clima di profondo affetto e umanità il Figlio stesso di Dio.

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Maria, madre dei discepoli, ci viene proposta non solo come modello per la fede, è la prima fra i credenti, ma anche come modello di amore. Un amore che educa, che si piega alla benevola volontà di Dio, che sa farsi da parte ed essere presente nel momento giusto, che attinge dalla riflessione personale la propria energia interiore.

Un amore poco sdolcinato, il suo, ma concreto e fattivo, incarnato e sanguinante, come spesso diventa l’amore dei genitori per i propri figli che si cacciano nei guai. E a controbilanciare il rischio melassa, sempre presente nel devozionismo, la liturgia, con grande tempismo, ci propone l’ostica pagina della fuga di Gesù dodicenne a Gerusalemme.

Pagina imbarazzante che, al di là delle interpretazioni, ci parla del gesto ribelle di un adolescente. Gesto che i genitori non capiscono, attoniti davanti alla rispostaccia del figlio che prende le distanze dalle loro preoccupazioni.

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Non capiscono, Maria e Giuseppe e questa cosa mi consola tantissimo! Quante volte anch’io non capisco cosa fa il Signore! Ma, nonostante questo, Maria custodisce tutte queste cose, anche quelle che non capisce nel suo cuore.

Questo siamo chiamati a fare, imitandone la pazienza e la fede: custodire, fidarci, affidarci…

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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