Gesรน, ha duramente rimproverato Pietro, invitandolo a fuggire una logica โdemoniacaโ per entrare nella logica del Figlio, a diventare discepolo fino in fondo, con convinzione cosรฌ come egli, il Maestro, รจ totalmente donato alla volontร del Padre.
E insiste: per seguire veramente il Signore bisogna essere disposti a prendere la propria croce, cioรจ a perdere la faccia. Morire in croce era una cosa orribile, vergognosa: i famigliari del crocefisso, spesso, di vergognavano perfino di recuperare il suo cadavere. Prendere la croce significa essere disposti a perdere tutto per accogliere il tutto di Dio.
Lasciare quel che si pensa essenziale per trovare ciรฒ che veramente รจ essenzialeโฆ Noi, invece, pensiamo che la croce sia una sofferenza inviataci da Dio, una โprovaโ che serve a purificare la nostra vita. No, Dio non manda le croci, fidatevi. A volte la vita ce le manda, gli altri, o noi stessi. E allora occorre farsene carico con pazienza e farle fiorire.
Ma non attribuiamo a Dio sofferenze che egli in alcun modo ci invia! Conosco persone, troppe, che si lamentano della propria croce ma che, appena svegli al mattino, la croce la carteggiano e la piallano!
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