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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 5 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 21, 1-14

Sono tornati a pescare sul lago di Tiberiade. L’ultima volta erano stati chiamati da quel nazareno perdigiorno che aveva chiesto loro si lasciare tutto. E lo avevano fatto. Quante cose erano accadute da quel giorno!

Quanta gioia! Quanta speranza! E quanto dolore nei giorni drammatici di Gerusalemme! Ma le cose, ora, erano cambiate: le donne avevano detto che egli era vivo e di precederlo in Galilea. Solo uno di loro sembra essere indurito, assente: Pietro.

Il tradimento lo ha devastato ed è come se la resurrezione non lo riguardasse. Pietro, che pensava di essere un campione della fede, si è sbriciolato davanti all’accusa di alcune servette e ora, nonostante l’annuncio della risurrezione, non riesce a superare il suo fallimento e il suo tradimento. Torna a pescare, come a chiudere una parentesi di illusione.

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Allora il Signore lo raggiunge, con garbo. E, come accade, alla disgrazia si aggiunge la beffa; non pescano nulla. Me la vedo la scena: i discepoli, stanchi, scoraggiati, sono scesi e riassettano le reti. Nessuno osa parlare.

Il clima è pesante, scuro; il fallimento e la tensione si tagliano con un coltello. Allora si avvicina questo sconosciuto importuno che vuole attaccare bottone per poi invitarli a riprendere il largo. Le stesse parole udite su quella riva tre anni prima.

Si guardano, gli apostoli, scossi dalle fondamenta. Cosa ha detto? Come? Riprendere il largo? Nessuno commenta, nessuno osa. Le stesse identiche parole che li avevano spinti al largo, che li avevano ribaltati. Allora si fidano, ancora.

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E accade. Il miracolo si ripete, la pesca è strepitosa. Il Signore aspetta Pietro: sempre ci aspetta alla fine delle nostre lunghe notti. Ci aspetta per chiedere di fidarci, di riprendere il largo, di gettare le reti. Ci aspetta per farci uscire dalle nostre paure, dai nostri fallimenti.

Sappiamo che è presente, anche se non abbiamo il coraggio di chiedergli “chi sei?” Perché sappiamo bene che è il Signore.

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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