Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 27 Dicembre 2025

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Vangelo del giorno di Gv 20,2-8

L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Dal Vangelo secondo Matteo

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –  che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Parola del Signore.

Una ventata di Pasqua illumina il nostro Natale. Celebrando la memoria dell’evangelista Giovanni, l’aquila, colui che più di tutti è volato in alto, la liturgia ci propone il vangelo dell’annuncio pasquale.

Tutto è iniziato da quella corsa. Quella tomba vuota, ultimo drammatico regalo fatto a Gesù da parte del discepolo Giuseppe di Arimatea, ricco e potente, che non aveva potuto salvare dalla morte il suo Maestro, è rimasta lì, vuota, muta testimone della resurrezione.

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La tomba è ancora lì: vi hanno costruito sopra un’immensa basilica, è stata oggetto di pellegrinaggio per un millennio e mezzo, tentarono di distruggerla, pezzo per pezzo, a causa della furia di un sultano, Akim il folle, che – evidentemente – non conosceva il Corano.

Ora è ricoperta di marmi, la tomba, divisa e contesa (fragilità degli uomini) tra mille confessioni cristiane che ne rivendicano la proprietà, visitata ogni giorno da migliaia di pellegrini devoti o distratti. Poco importa.

È lì, quella tomba, esattamente lì dove la trovarono Pietro e Giovanni. Ed è ancora vuota. Tutta la nostra fede è basata sull’assenza di un cadavere. La morte è stata sconfitta.

Il Dio nudo, appeso, osteso, evidente, il Dio sconfitto e straziato, il Dio deposto sulla fredda pietra non è più qui, è risorto. Risorto. Non rianimato, non ripresosi, non vivo nel nostro ricordo e amenità consolatorie di questo genere.

Gesù è il per sempre presente. È qui. Non corriamo dietro a favole o a illusioni ma ad una presenza che raggiunge ogni uomo. Una presenza sottile, nuova, intensa che solo l’anima può cogliere.

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Da duemila anni Pietro e Giovanni e gli altri continuano a raccontare la notizia: Gesù è risorto ed è la ragione per cui quella luce, retroattivamente, illumina la festa del Natale.

E noi accogliamo questo annuncio e celebriamo la vittoria di Dio sulla morte. Natale e Pasqua fanno parte di uno stesso mistero: veneriamo quel bambino, celebriamo la sua nascita perché abbiamo riconosciuto in lui, risorto, l’inviato del Padre, il Dio-con-noi.

+++Commento di Paolo Curtaz tratto, per gentile concessione, dal libretto Amen, la Parola che salva.+++

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