Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 26 Aprile 2023

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Il desiderio di felicità che ci riempie il cuore, che ci ha spinto ad alzarci (con fatica) stamane, che sottotraccia decide ogni nostra scelta, il desiderio di bene, di leggerezza, di pienezza che portiamo dentro, la fame, la sete, solo lui, il Signore Gesù, la può saziare, la può colmare, la può dissetare.

Ogni altra gioia, bella, da vivere, da assaporare, deriva da lui e a lui riconduce. Ogni realtà penultima ci porta verso la realtà ultima che è Dio tutto in tutti. Questo dice il Signore alla folla che lo sta cercando per avere un pasto gratis. Qui c’è in gioco molto di più. E insiste, il Signore: cosa vuole Dio da me? Perché a volte ho l’impressione che sia sempre lì ad aspettarsi che io cambi, che migliori, che non mi metta nei guai? Anzi, allarghiamo lo sguardo: cosa vuole Dio, in generale? Qual è il senso della vita di Dio? Non sono domande inopportune, affatto.

Ed è Gesù a rispondere, a svelare il segreto nascosto nei secoli: Dio vuole che chiunque vede e crede nel Figlio abbia la vita eterna, che è la vita di Dio, l’Eterno. Ecco cosa vuole, semplicemente. Gesù è venuto a convertire la nostra orribile idea di Dio. Dio non ce l’ha con me, non è un avversario, è un Dio felice che mi vuole felice, che mi tratta da adulto, che mi incoraggia e sostiene. Vuole che io sia felice, che mi senta amato, che superi i tanti sensi di colpa di cui mi hanno infarcito, a volte credendo di agire per conto e in nome di Dio!, che impari ad amarmi e ad amare, ad amare amandomi e lasciandomi amare.

La vita, ogni vita, è una caccia al tesoro, un enigma che sono chiamato a svelare e a vivere, un percorso iniziato con il mio concepimento e che approda alla pienezza dell’eternità, nell’altrove di cui, pure, velatamente, come caparra, già faccio esperienza oggi. È questo il pane che Gesù è venuto a portare, l’unico pane che dona vita e che riesce a sfamare l’insaziabile appetito di felicità che porto impresso nel cuore.

Mica male, no?

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 6,35-40

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