Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 25 Febbraio 2021 – Lc 7, 7-12

Per dare senso al deserto che stiamo vivendo, per incamminarci verso la resurrezione da tutto ciò che in noi odora di morte siamo invitati a riprendere in mano la nostra vita di preghiera. Dopo averci consegnato il Padre Nostro, la preghiera dei figli, il Signore oggi ci invita a riflettere sul senso profondo della nostra preghiera. Cosa è per noi la preghiera? Una richiesta?

L’insistenza per convincere una sorta di divinità insensibile e dispotica? Dio, che potrebbe aiutarci, che potrebbe guarirci o sanare una situazione così palesemente ingiusta tentenna, nicchia, si volge dall’altra parte? Quante volte obiettiamo a Dio che non si occupa di noi! O che non agisce! Gesù ci provoca: quale idea di Dio abbiamo mentre preghiamo?

E risponde: il Dio che egli prega è un padre che sa bene di cosa abbiamo bisogno, che ci conosce. E se noi sappiamo dare cose buona ai nostri figli, quando ce le chiedono, perché non dovrebbe farlo lui. Allora chiediamoci: è davvero “buono” ciò che gli sto chiedendo?

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