HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 21 Febbraio 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 21 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 11, 29-32

Cerchiamo segni della presenza di Dio, cerchiamo barlumi di luce, dettagli, qualcosa che ci aiuti a capire. Li cerchiamo per avere delle certezze, delle conferme, per avere delle prove dell’esistenza di Dio e di un Dio buono e compassionevole, come ha rivelato Gesù e come ci ostiniamo a raccontare (o così dovremmo).

E ci sono i segni, eccome, solo che non li sappiamo leggere e interpretare. Segni grandi come le insegne luminose o invadenti come le mail indesiderate, segni speciali, inequivocabili, evidenti. Ma un segno rimane un segno: defilato, discreto, finanche ambiguo. Perché la fede è, appunto, fiducia. Non un algoritmo, non una ferrea dimostrazione matematica.

La fede rimane nell’ordine della scommessa, degli affetti (pur essendo ragionevole) come quando ci si fida delle parole dell’innamorato e lo si ama, vedendo i segni che mostrano la veridicità delle sue parole. Ma se sono segni vanno ricercati, scovati, scoperti.

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E Gesù, oggi, parla a chi è asfaltato dall’abitudine, da chi “sa” , da chi crede di sapere tutto, di non avere bisogno di conferme, di ulteriori stimoli, di cambiamenti. Di noi. Che pensiamo che si è cristiani una volta per sempre, che credere è un dato acquisito, evidente, dato per scontato.

E proprio a quelli come noi Gesù propone il segno di Giona, perché Giona fu un segno per gli abitanti di Ninive i quali, alla sua predicazione, cambiarono vita, prendendolo molto sul serio. Siamo attorniati da tanti Giona, a saperli scovare.

Profeti poco entusiasti, anzi piuttosto restii, proprio come lui. Poco appariscenti, poco riconoscibili e che, pure, dai pulpiti delle nostre chiese, dai social della nostra rete, negli incontri occasionali, ancora ci ripetono: cambia vita.

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Ma, si sa, fatichiamo a credere che i profeti siano banali come un prete o un catechista, e preferiamo aspettare altri segni che non verranno probabilmente mai, magari lamentandoci con Dio che non ci ascolta, facendo la nostra volontà. Ma non dovrebbe essere il contrario?

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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