Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 16 Marzo 2020 – Lc 4, 24-30

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Non ha timori reverenziali, il Signore, dice le cose come stanno, anche se scomode, anche se rischia di lasciarci la pelle. La Nazareth che lโ€™ha visto crescere lo tratta con sufficienza, con distanza: tutti si ricordano di Jeshua, il figlio di Giuseppe, quando usciva dalla bottega del padre con i trucioli odorosi nei capelli.

Che gli salta in mente, ora, di giocare a fare il profeta e il Rabbรฌ? Gesรน accusa il colpo e commenta: nessun profeta รจ bene accetto in patria. E cita due episodi della Bibbia, che dimostra di conoscere a fondo: Naaman il Siro e la vedova di Sarepta, due stranieri che, pure, hanno riconosciuto in Eliseo e in Elia due profeti.

รˆ urtata, la gente di Nazareth, che ingratitudine! Attenti a noi, discepoli del Maestro, che pensiamo di avere le carte in regola, che abbiamo lโ€™anima asfaltata incapaci di saperci stupire, disabituati a riconoscere la profezia se detta da qualcuno di casa o dal parroco arcigno. Attenti a prendercela troppo se proprio in casa o in parrocchia non ci viene riconosciuto un dono, un carisma, se chi ci conosce meglio ci tratta dallโ€™alto in basso.

รˆ successo a Gesรน, puรฒ accadere anche a noi, ovviamente.

Fonte

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