Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 12 Ottobre 2023

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Non bastano le parole, per quanto preziose, bellissime, intense, che Gesù ci consegna. Contano poco le parole se non sono pronunciate da un cuore trasfigurato, da un desiderio intenso e vero, da una visione corretta di Dio. Preghiera che non è solo richiesta ma desiderio, gratitudine, stupore, dono di sé.

Ecco allora che, per non essere frainteso, Gesù ci spiega come pregare. Anzitutto con costanza, come fa l’amico importuno. E rivolgendoci ad un Padre che sa dare cose buone ai propri figli che gliele chiedono, come sappiamo fare noi. Ma nella preghiera sul serio chiediamo cose buone? O non, piuttosto, cose che apparentemente sembrano tali come il bambino che pesta i piedi per avere il giocattolo a tutti i costi?

Spesso chiediamo e non otteniamo perché non ci rivolgiamo al Padre ma ad una divinità simil-pagana che tentiamo di corrompere… Perciò la nostra preghiera non viene esaudita, semplicemente sbagliamo indirizzo del destinatario. Gesù ci rassicura: Il Padre sa bene di cosa abbiamo bisogno. Ma, allora, perché non veniamo esauditi? A volte abbiamo bisogno di lasciar maturare in noi stessi ciò che chiediamo.

A volte Dio non ce lo concede perché ciò che chiediamo lo possiamo fare noi. A volte Dio attende perché cresca in noi il desiderio e si purifichi. Devo dire che nella mia vita mai ho ottenuto ciò che avevo chiesto, ma sempre mi è stato dato ciò che desideravo e che non sapevo di desiderare.

Ciò di cui abbiamo veramente bisogno, ci dice Gesù, è lo Spirito Santo che ci aiuta a vedere noi stessi, Dio, la realtà delle cose con uno sguardo fecondo e rinnovato. La preghiera, allora, non si riduce ad una lista della spesa ma ad un vero e proprio cambiamento interiore. A me verrebbe da dire: Signore, dammi ciò che ti chiedo e tieniti pure lo Spirito Santo.

In realtà se lo Spirito diventa protagonista della nostra vita cambia completamente il nostro modo di chiedere perché ci fidiamo totalmente del Padre che sa bene in che cosa consista la nostra felicità. Felicità che non viene calata dall’alto ma suscitata dalla progressiva consapevolezza di essere amati.

FONTE: Amen – La Parola che salva

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 11,5-13

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