Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 12 Ottobre 2020 – Lc 11, 29-32

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Cerchiamo segni della presenza di Dio, sempre, ovunque. La nostra vita, spesso, troppo, รจ impegnata in mille altre faccende ma che Dio batta un colpo, se esiste e si occupa di me.

E non un colpo qualunque, ma qualcosa di eclatante, per cortesia. In questo mondo di effetti speciali e di eventi straordinari, la quotidianitร  ci opprime, la banalitร  ci riempie di noia. Che Dio, si adegui, gentilmente. E Gesรน, duro, ammonisce: nessun segno ci รจ dato, se non quello di Giona, il segno della predicazione.

Gli abitanti di Ninive si sono convertiti alla predicazione di un pavido profeta, gli hanno dato retta, hanno proclamato una penitenza pubblica, hanno chiesto e ottenuto perdono e misericordia. E noi? Siamo arcistufi dei profeti, conosciamo a memoria il cattolicesimo, siamo troppo presi per prendere sul serio lโ€™annuncio afasico della Chiesa.

No, amici, stiamo attenti: nella povertร  della nostra Chiesa Dio ci raggiunge, nelle parole spesso (troppo spesso) che paiono usurate e consumate, parole ripetute ma che non dicono piรน nulla. Siamo chiamati a scovare la traccia della presenza di Dio nelle esperienze quotidiane che facciamo, dalla parrocchia agli incontri ci richiamano allโ€™altrove.

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