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don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

CAMMINARE OGNI GIORNO NELLA LIBERTA’ CHE NASCE DAL SABATO DEL MESSIA

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Cristo viene oggi con i suoi discepoli, con la Chiesa, e ci prende per mano per introdurci nel suo Regno; sì, nella nostra comunità impariamo ad essere con Lui sacerdoti, re, profeti, e per questo liberi di mangiare dei pani di vita preparati per l’offerta rituale. Ciò significa che per un cristiano, per te e per me, non c’è più separazione tra la vita di tutti i giorni e i momenti riservati al culto. Non ci sono parentesi, ma la nostra vita impregnata del suo amore diviene una liturgia, dove ogni rapporto sgorga da un cuore sanato, capace di amore e misericordia.

L’amore, infatti, è la cifra del Sabato, del Riposo, del Cielo. Chi ama è cittadino del Sabato, le nozze sono compiute, è passato all’altra riva, vive sulla sponda dove la Legge e i suoi sacrifici sono compiuti nell’amore dai sacerdoti della Nuova Alleanza, i cristiani che si offrono in cibo per ogni uomo. Quelle spighe strappate dai discepoli di Gesù, come i pani che hanno mangiato Davide e i suoi compagni, sono il cibo riservato proprio a loro, perché per loro è il sabato della misericordia. Chi, cieco su se stesso, “non comprende la misericordia, condanna individui senza colpa”, perché dove c’è Cristo il peccato è perdonato e inizia una vita nuova, nella libertà e nell’amore.

I “pani dell’offerta” erano profezia del corpo di Cristo, come le spighe strappate in giorno di sabato erano immagine del chicco di grano caduto in terra, nel sepolcro, proprio in giorno di sabato. Allora? Non erano proprio per sfamare chi cerca misericordia? Cristo è la novità, e la Chiesa ne è il segno! Egli è molto più del Tempio, e la comunità cristiana è infinitamente più grande di ogni legge. In Lui, Signore del Sabato, ogni cristiano è signore della storia, che diviene un unico altare dove offrirsi in una liturgia d’amore. Tutto ciò che Shabbat celebra è compiuto in Cristo, e chi vive in Cristo è già entrato nello Shabbat eterno, pur camminando nella storia. Il mondo non ha bisogno di religioni, ma di uomini che, nella propria vita, annuncino lo Shabbat che tutti attendono, e rivelino il Regno preparato per ogni uomo, nel quale si vive liberi da ogni schiavitù.

Dove non ci si preoccupa perché “caso mai viene qualcuno”, ma si vive intensamente il presente nel quale, l’unico Qualcuno che ogni uomo attende sin dalla nascita, è già arrivato. E’ Cristo, è il perdono, è la Grazia, è la libertà! E’ la Chiesa suo corpo che cammina nella storia lasciando dietro di sé le tracce del Cielo. In essa si compie ogni legge, perché chi ama ha la legge impressa nel cuore! Il Padre, infatti, non vuole sacrificio ed olocausto, ma, come al Figlio, anche a noi ha preparato un corpo nel quale compiere la sua volontà. La nostra vita, le ore che ci attendono, gli eventi che ci vengono incontro; i luoghi e i tempi della misericordia nei quali vivere e sfamarsi delle spighe mature fatte pane di vita nel corpo del Signore donato per noi. Misericordia per misericordia, perché, trasformati in spighe mature, possiamo sfamare questa generazione.


AUTORE: don Antonello Iapicca
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Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 17 Luglio 2020

Un’azione semplice, il naturale bisogno di sfamarsi, è quello che compiono i discepoli di Gesù. La Scrittura prevedeva che i poveri potessero accedere al superfluo del raccolto (“Quando mieterai la messe … non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero”: Lv 23,22; cf. 19,9).

I discepoli di Gesù sono qui i poveri del Signore, gli anawim che confidano soltanto nel Signore. Ma l’occhio cattivo dei farisei che vedono la scena fruga nei precetti della tradizione un capo d’accusa: “Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato” (v. 2). C’è una certa ironia nella collocazione intenzionale di questa polemica sul sabato subito dopo la promessa di Gesù di dare riposo ai suoi discepoli (cf. Mt 11,29).

La risposta di Gesù consiste in un puntuale rimando alla Scrittura santa, con domande su due rilevanti precedenti biblici, che ribaltano le carte in tavola: quei farisei senza dubbio avevano letto la Scrittura, ma senza obbedirla né comprenderla. La prima domanda di Gesù allude a Primo libro di Samuele 21,1-6: David, in fuga da Saul, mente al sacerdote Achimelech, provocandone indirettamente la morte (cf. 1Sam 22,14-19). Se i farisei non si oppongono al comportamento tecnicamente illegale di David di mangiare il “pane della presenza” (cf. Lv 24, 5-9), a maggior ragione non dovrebbero opporsi a Gesù e ai suoi discepoli, che per necessità facevano ciò che era permesso da Deuteronomio 23,25 (“Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne le spighe con la mano …”). 

La seconda domanda di Gesù riguarda il “lavoro” dei sacerdoti nel tempio nel giorno di sabato: essi sono senza colpa perché i loro obblighi cultuali prevalgono sulla legge generale del sabato (cf. Lv 24,8; Nm 28,9-10; Gv 7,23). I farisei sono incoerenti perché non si oppongono alla rottura del sabato da parte dei sacerdoti, ma si oppongono a Gesù, che è più grande del tempio e del ministero sacerdotale.

La conclusione del nostro brano tocca il cuore della differenza tra Gesù e questi farisei: le stesse Scritture possono essere lette in modi diametralmente opposti. Il rimando a Osea 6,6 (“Misericordia io voglio e non sacrifici”, v. 7), ricorrente in Matteo (cf. 9,13), sottolinea un conflitto ermeneutico di base tra Gesù e i suoi avversari e al tempo stesso costituisce la premessa per accogliere la rivelazione della sua identità e la sua signoria nei vv. 6 e 8 (cf. Mt 12,41-42). L’approccio dei farisei contraddice l’intenzione divina che sta dietro tutta la rivelazione della Scrittura: la misericordia di Dio, la sua compassione e il suo amore per gli uomini.

Solo se lasciamo che la Scrittura interroghi il nostro cuore, per discernere se è fatto di carne o di pietra, se lasciamo che la parola di Dio ci tocchi in profondità, come una spada che separa quello che in noi è secondo la volontà di Dio e quello che in noi è secondo i nostri desideri carnali, potremo ascoltare nel vangelo il Signore Gesù che parla alla nostra vita, riconoscerlo quale Figlio dell’uomo e Signore del sabato, proprio perché è il Figlio di Dio perfettamente obbediente alla volontà del Padre (cf. Mt 26,39.42). C’è infatti un modo diabolico di leggere le Scritture, che consiste nell’applicarle agli altri (cf. Mt 4,6), per non dovervi obbedire noi stessi (cf. Mt 4,10).

fratel Adalberto


Fonte

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Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 17 Luglio 2020

La misericordia è scandalosa. Chi usa misericordia si mette dalla parte del torto, di chi non rispetta la legge, perché ha fame.
Chi è vicino al misero prova anche lui la fame, giudica con mitezza, comprende.
Così si trova contro tutti gli altri, gli uomini della legge. Sicuri, obiettivi, imparziali.

Chi usa misericordia non è imparziale, si fa complice, come Davide con i suoi compagni, come Gesù con i suoi discepoli.

La misericordia divide: gli uomini tra loro e ciascuno di noi al suo interno.
Lasciamo che il tempo, e il paziente lavoro dello Spirito, risanino le ferite aperte in noi dalla misericordia.

Stefano Corticelli SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

Dal Vangelo di oggi:
“Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa”. (Mt 12,7)

È soprattutto la legge con cui misuriamo i fratelli, quella che contesti. La distanza tra ció che ci aspettiamo da loro e quello che realmente possono dare. La delusione che c’indurisce. Il senso di superiorità se invece noi quella cosa l’abbiamo fatta. Aiutaci a vedere sempre la misericordia con cui ci giudichi.


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Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

Gli occhi dei farisei di tutti i tempi sono posti sempre sulle regole sulle norme e chi le sgarra viene giudicato. Non sono occhi posti sulla persona, sulla sua storia, sul suo cuore, sui suoi affetti, sui suoi dolori…

Sono occhi che cercano di indagare, controllare, denunciare… perché l’idolatria di ogni fariseismo è essere fedeli alla legge o alle leggi. Questo non è il cristianesimo che Gesù ci ha insegnato. il cristiano ha occhi di misericordia per questo Gesù dice che egli è superiore al sabato cioè ad ogni norma, ad ogni legge.

Il sabato era il giorno di riposo per Dio eppure veniva violato quando era in ballo il bene e la salute dell’uomo. Quindi ogni legge è finalizzata alla salvezza, alla felicità, salute integrale della persona. Quando ogni legge mina tutto questo, non ha senso.

Le leggi sono a favore dell’uomo anche quelle evidentemente religiose. Questa pagina di Vangelo ci spinge a comprendere quello che dice Gesù: Misericordia Io voglio! Che Signore ci aiuti a fare esperienza della sua misericordia per poter essere noi misericordiosi con gli altri e con noi stessi, sapendo che chi condanna sarà giudicato sul suo non amore da Dio.

L’unica legge infatti per il cristiano è l’amore.


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade 


Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

Il commento alle letture del 17 Luglio 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Misericordia io voglio e non sacrifici

VENERDÌ 17 LUGLIO (Mt 12,1-8)

La misericordia è somma attenzione al fine di operare il bene attuale più grande in una situazione di grave disagio. Davide e i suoi sono affamati. Il sacerdote prende i pani dell’offerta e li dona a Davide e ai suoi: “Ora però se hai sottomano cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare”. Il sacerdote rispose a Davide: «Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i tuoi giovani. Gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per mettervi pane fresco nel giorno in cui quello veniva tolto” (1Sam 21,4-7). La legge della sacralità rituale viene abrogata in nome della misericordia. Gesù chiede ai farisei di abrogare la loro tradizione umana e usare la misericordia capace di dare soluzione di bene ad ogni condizione di grave disagio degli uomini.

Il grido del Signore che vuole misericordia e non sacrifici è alzato dal profeta Osea: “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare, e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda la terra”. Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti” (Os 6,1-6). Conoscere Dio è conoscere la Legge di Dio che è sempre Legge di amore, misericordia, giustizia, verità, santità. Dinanzi a chi ha fame si deve avere pietà efficace. La pietà è efficace se toglie la fame.

Possente è anche il grido di Isaia. Il Signore non sopporta i sacrifici a lui offerti nell’ingiustizia e nella mancanza di amore: «Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità. Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova» (Is 1,11-17). Al Signore un solo sacrificio è gradito: l’obbedienza alla sua Legge. È sua Legge soccorrere il misero, l’affamato, il bisognoso, il povero, il solo.

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Scribi e farisei non hanno leggi di amore, carità, giustizia, misericordia. La loro è legge di non amore, non carità, non giustizia, non misericordia. A loro nulla interessa dei discepoli che strappano le spighe. Il loro intento è ben altro: distruggere Cristo come vero Maestro nelle cose di Dio. Accusano i discepoli ma per denigrare il Maestro. Ma questo è intento veramente satanico. Gesù rivela al mondo che sono essi maestri del nulla. Sono solo raffazzonatori di menzogna per distruggere la verità di Dio nei cuori.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che sempre le nostre leggi siano misericordia e pietà.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

È facile ridurre l’esistere a criteri come permesso/proibito. Molto più difficile discernere ciò che è necessario compiere in una determinata circostanza senza restare irretiti nelle maglie asfittiche di una norma che mette a repentaglio lo stesso esistere perché osservata come fine a se stessa.

È facile stare nella vita commentando, osservando, usando addirittura la nostra fede e la stessa Parola di Dio per sostenere le nostre critiche e una visione angusta e legalista della realtà.

La norma dell’osservanza del sabato era stata data non già per creare un comportamento esteriore quanto per custodire la relazione con il Signore che sollecitava l’uomo ad essere signore e non schiavo dell’opera delle sue mani.

La libertà con cui i discepoli si sono nutriti del grano passando nel campo dice che il rapporto con Dio è motivo di vita e non occasione di morte.

Dio vuole una sola cosa, la misericordia: stare nella vita non pareggiando i conti (a tanto, tanto) ma andando oltre il giusto e il dovuto. Amare oltre ogni giustizia.

Gesù ci guarda in faccia e ci chiede di ridare il nome giusto alle cose: la paura ci governa e perciò costruiamo regole per salvarci attribuendole alla volontà di Dio. Mentre, sembra dire Gesù, l’unico dato che ci dà accesso a Dio è proprio il non rimuovere la coscienza della nostra debolezza. Questo Dio che in Gesù entra nella nostra umanità ferita, vulnerabile, debole, indica nel peccato l’uomo da trovare, nella morte la vita da accogliere, nell’impuro il prossimo da recuperare.

‘Se aveste compreso…’. C’è in queste parole di Gesù tutto il rammarico per l’indisponibilità a capire da parte dei suoi interlocutori ciò che viene prima. C’è una Legge da capire ancora e c’è una volontà di Dio da osservare con tutto il cuore. Paradossalmente,  i farisei pretendono di insegnare, ma finiscono per disattendere quanto risultava scomodo rispetto ai loro schemi. Non hanno capito che quando ne va dell’uomo ne va di Dio.


AUTORE: don Antonio Savone
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Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

Perché i discepoli non avrebbero dovuto soddisfare il bisogno della fame? Cosa c’era di male non cogliere delle spighe e mangiarle? Eppure per i farisei questo è un gesto illecito, degno di colpa.

I farisei giudicanti e severamente ligi alle regole, mancavano di una virtù fondamentale per il cristiano: la misericordia. I farisei non hanno misericordia di chi ha fame, ma si limitano a giudicare e condannare ciò che osservano.

Ma a cosa servono i sacrifici, il rispetto rigido delle regole se poi manca la Misericordia? Signore fa che possiamo attingere sempre di più dalla misericordia del Padre, allontanandoci dai comportamenti di giudizio e di condanna dei farisei.


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Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 17 Luglio 2020

Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di Sabato “.

Misericordia io voglio e non sacrifici “.

In questi due versetti è racchiuso il messaggio che vuol darci l’odierno brano evangelico.

I farisei, soggetti troppo spesso bistrattati, ma che, in realtà, erano “ scrupolosi osservanti “ dei precetti, si meravigliano che siano proprio i discepoli del Maestro a fare “ cio’ che non è lecito “.

Ma cosa dicevano di male questi uomini?

Chiedevano, in fondo, solo il rispetto di una regola.

Il loro problema sta nel fatto di far diventare “ la regola “ un “ totem inviolabile “, più importante, addirittura, della vita di un uomo.

Il “ legalismo “ senza cuore, senza compassione, diventa “ mortifero “, distrugge l’ “ amore “, che, invece, deve essere il cuore dell’agire umano.

Gesu’ questo vuole insegnare a loro e, oggi, a noi.

Misericordia io voglio e non sacrifici “, che, in altre parole, significa: prima l’uomo, la vita, e, poi le regole.

Intendiamoci bene: Gesu’ non sta venendo a dirci di trasgredire alle norme ma ci sta solo insegnando che la regola va bene nell’ordinarietà, ma se uccide la vita delle persone, se impedisce esigenze vitali degli uomini va trasgredita perché “ il Figlio dell’uomo è Signore del Sabato “.

E, allora, un invito a noi tutti: siamo rispettosi delle norme, anche quelle dello Stato, a cui spesso siamo refrattari per una sorta di “ ingiustificata anarchia “, ma senza farci schiacciare dal legalismo o, addirittura, trincerandoci dietro lo stesso.

Se, infatti, una norma è ingiusta, va contro il diritto naturale ( vedi, ad esempio: “ interruzione volontaria della gravidanza “ ), dobbiamo, da cristiani, non osservarla pur se “ giuridicamente lecita “, senza trincerarci dietro il legalismo; diversamente saremo ingiustificabili e resteremo “ assassini “ anche se non per lo Stato.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 17 Luglio 2020

La misericordia è il sacrificio che Dio offre all’uomo

Venerdì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

I farisei denunciano davanti a Gesù i suoi discepoli perché in giorno di sabato, cogliendo le spighe e mangiandole, essi stanno trasgredendo il comandamento. La risposta di Gesù richiama un precedente storico, attestato nella Bibbia. I discepoli e le truppe di Davide sono accomunati dalla fame e dal fatto che compiono gesti che normalmente sarebbero illegittimi perché violano le norme della legge. Già questo esempio, tratto dalla Scrittura, suggerisce che disattendere la lettera della norma non è automaticamente una colpa e, di conseguenza, motivo di condanna. 

Il bisogno, come la fame, è una mancanza che non è una colpa. Le spighe del campo, come i pani dell’offerta riservati ai sacerdoti sono il segno della provvidenza di Dio. Come tale il Signore, misericordioso, non corrisponde al merito dell’uomo ma risponde al suo bisogno, alla sua povertà. La misericordia è il servizio che Dio offre all’uomo. Il servizio sacerdotale officiato nel tempio in giorno di sabato non è primariamente un obbligo imposto da Dio, ma è esperienza della sua misericordia. La liturgia è lo spazio nel quale l’uomo è signore non schiavo, perché attraverso la legge Dio vuole renderlo libero non succube. 

Se questa è la volontà di Dio, che l’uomo viva, allora comprendiamo che il sacrificio gradito a Dio, la liturgia che gli piace, l’offerta che accetta, è la misericordia che ci usiamo vicendevolmente tra fratelli. San Giacomo ricorda che «la misericordia ha sempre la meglio sul giudizio» (Gc 2,13) dove c’è la misericordia non c’è giudizio di condanna. Chi usa misericordia compie lo stesso servizio di Dio verso ogni uomo. La misericordia è la luce degli occhi, senza la quale si vede la colpa dove non c’è o si confonde la povertà con la colpa. La misericordia ci aiuta a giudicare, cioè a distinguere tra la povertà e la colpa per poter venire incontro ai bisogni dei fratelli per poterli curare nelle loro mancanze. L’uomo che usa misericordia compie tutta la legge e diventa libero, chi non usa misericordia trasgredisce tutta la legge e si rende colpevole.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]