La grazia non può fare nulla se noi non corrispondiamo con la volontà, se nostra voglia non desidera quello che la grazia ci offre. La grazia è il seme di qui il vangelo ci parla, la volontà è la terra sulla quale seme deve cadere. Per rendere una terra feconda e produttiva ci vuole un lavoro, delle volte anche duro e pericoloso, ci si può anche ferire.
Ciò che conta, non è tanto il seme, oppure chi semina, perché Dio seminerà sempre, Lui è fedele alla sua Parola, ma la terra che accoglie. Infatti quante volte ci è capitato di sentire la parola di Dio e poco dopo ci è sfuggita, come se qualcosa ci ha rubato dalla memoria il ricordo di questa parola? Quante volte abbiamo sperimentato che questa parola ci parla, ci affascina, ma passando dei giorni quel entusiasmo di seguirla è svanito?
Quante volte abbiamo sentito la parola di Dio, però eravamo talmente fissi e occupati con i nostri problemi e non permettevano che questa parola sradica ogni rovo che la soffoca? Ebbene, non è tutto negativo nella nostra anima e nella nostra volontà. Ci sono anche dei terreni buoni che producono dei frutti tutto l’anno, cioè frutti di fedeltà. Mi rivolgo anche a te che ti sei fermato oggi e hai lasciato tutto da parte per dedicare questi 5 minuti per la lettura del vangelo.
Il tuo fermarsi ogni giorno sulla parola di Dio vuol dire che stai provando a rendere tua anima e tua volontà un terreno fertile e fecondo, stai collaborando con Dio, e non devi temere se ancora oggi non vedi frutti diversi dalla fedeltà. Accogli col cuore questo frutto perché la fedeltà rafforza la nostra decisione di essere sempre più conformi a Cristo.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap


Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020
Medita
Il ritorno al sepolcro prima dell’alba la dice lunga su che notte abbia passato Maria di Màgdala e su quale sia il suo stato d’animo. La pietra ribaltata e la tomba vuota inseriscono subito nel racconto una tensione drammatica che continuerà a salire fino all’epilogo. Corre subito Maria dagli apostoli a riferire e il plurale Non sappiamo dove l’hanno posto tradisce il suo desiderio di coinvolgere anche loro nel suo dolore. Accorrono i due apostoli, ma poi se ne vanno e lei rimane sola a sfogare il suo dolore sulla tomba vuota. La immaginiamo in lacrime mentre continua a chinarsi e a guardare nel cunicolo, sperando chissà cosa. Alla prodigiosa apparizione degli angeli dentro la tomba non fa alcun caso e anche a loro chiede del Signore, questa volta in forma più personale: col singolare Non so dove l’hanno posto e soprattutto con l’aggettivo mio Signore. Ad un tratto, forse un fruscìo, lei si gira e Lui è lì! Ma non lo riconosce e torna a guardare verso la tomba! Sorprende l’apparente, incomprensibile distacco di Gesù che, senza svelarsi, la chiama donna e le rivolge domande oziose delle quali Lui sa benissimo le risposte. Anche a Lui Maria chiede con ostinazione del suo Signore. La tensione drammatica del racconto, esasperata da questa situazione irrisolta, si scioglie improvvisamente con due sole parole: un nome di persona, Maria, e una qualifica, Rabbunì, alterazione ebraica affettiva, confidenziale, della parola “maestro”. Il congedo di Gesù è quasi brusco, ma Maria, col cuore gonfio di consolazione, vola dai discepoli a dare la notizia della quale forse a lei sfugge l’immenso significato teologico: quello che per lei conta è che il “suo” Signore è vivo.
Rifletti
È un vero e proprio racconto d’amore il brano evangelico che abbiamo appena letto, e non sorprende che lettori non supportati dalla fede l’abbiano travisato fantasticando sui rapporti tra Gesù e la Maddalena. In realtà il paradigma di amore rappresentato dal racconto è riservato a ciascuno di noi, e Maria, con il suo attaccamento al Signore e la sua caparbietà nel cercarlo, anche e proprio nel momento di massimo dubbio circa il suo esserci ancora, è un luminoso esempio di cosa il Signore desidera da ciascuno di noi.
Prega
Signore Gesù, persino chi ti ha conosciuto bene
ha avuto difficoltà a ri-conoscerti.
Chissà quante volte sei apparso anche a noi
e noi abbiamo continuato a guardare altrove
senza accorgerci di niente.
Chiamaci per nome come hai fatto con la Maddalena,
te ne preghiamo, per farci guardare
verso il Tuo Volto e ricordarci tuoi insegnamenti.