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Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020 – Don Francesco Cristofaro

Vangelo del giorno e breve commento a cura di Don Francesco Cristofaro.


AUTORE: Don Francesco Cristofaro
FONTE: YouTube
SITO WEB:
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UC5QE8R_HI_h4XCN_31qhm5Q

don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020

Dal Vangelo di oggi:
“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo”. (Mt 13,31)

Chi glielo fa fare a quest’uomo di prendere e piantare un seme piccolissimo, di una pianta poi che cresce spontaneamente ovunque? Di seminarlo sapendo che diventerà un cespuglione e servirà al massimo per dare ombra ad un po’ di uccellini?
C’è molta poesia nel Tuo regno dei cieli.


Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 27 Luglio 2020

Un uomo prende un piccolo seme e lo getta nel suo campo. Una donna prende un poco di lievito e impasta una grande quantità di farina. Sono gesti che gli uomini e le donne ripetono da secoli, gesti senza splendore, segnati dalla dura necessità. Atti forse ritenuti dai più senza lucentezza. L’uomo di Nazaret passa e osserva questi gesti; accade qualcosa dentro di lui: una consonanza tra quelle azioni e la sua esperienza di fede, la fede nel Padre che è nei cieli. Ai suoi occhi non sono più gesti ripetuti, seriali, ma diventano delle azioni uniche, in ciascuna delle quali si racconta l’eccedenza di quel Padre in cui Gesù crede. Guardandoli, Gesù comprende meglio la natura del Regno di cui annuncia la vicinanza e, grazie a questa scoperta, può approfondire quello sguardo nuovo che sta imparando a posare sulla realtà. Quei gesti diventano parabole che descrivono l’accadere della signoria del Padre nella storia come un mistero di ospitalità al centro dell’esistenza. La parabola attesta così in Gesù un’intenzione di vicinanza nei confronti della vita. Forse la contemplazione autentica è percepire la vita ordinaria come il più mirabile dei miracoli. Percepire la bellezza di ciò che esiste proprio a causa della sua mortalità, della possibilità di non esserci. Ha scritto Simone Weil: “Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo in cui parla delle cose terrestri che si può discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell’amore di Dio”.

Forse l’annuncio del Regno è tutto qui: strappare gesti quotidiani e seriali dall’opacità, dall’anonimità, dall’insignificanza, e farli diventare racconto del mistero di Dio. Il Regno che viene ed è da Dio, è già presente nella storia, nelle nostre storie, non è estraneo al nostro oggi. Il Dio di Gesù è presente nelle opacità e nelle ambiguità dell’esistenza, nelle sue contraddizioni e nei suoi fallimenti, così come ci hanno raccontato le parabole di Matteo lette in questi giorni. Un seme gettato che incontra le resistenze del terreno, grano ed erbacce che crescono insieme, l’improvvisa scoperta di un tesoro e di una perla, il faticoso tirare a riva una rete, l’ansiosa attesa di braccianti a giornata all’ingresso di un villaggio, la disperazione di servi che non possono pagare un debito…

Così accade con Gesù: l’uomo in croce, sconfitto e rifiutato dagli uomini e da Dio, è il vertice dell’amore divino che scende sin dentro l’inferno. Così è con la parola di Dio contenuta nella Scrittura: essa non giunge mai a noi allo stato puro, incontaminato, ma sempre e solo per le parole di esseri umani di cui porta sempre i limiti e il marchio indelebile.

Cerca davvero il Regno chi custodisce in sé l’unità di questo sguardo che unisce l’oggi dell’essere umano all’oggi di Dio, trasfigurandolo senza finire nell’idolatria del presente e nel cinismo. L’uomo di Nazaret ci ricorda che discepolo è chi sa mantenere questo umile sguardo che aderendo alle cose della terra, alle pastoie della carne e del sangue, ai volti accolti come “tu”, vi scorge i bagliori del Regno che viene ad aprire le finestre e a cambiare l’aria.

fratel Davide


Fonte

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Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 27 Luglio 2020

Facciamo così poca attenzione al mondo intorno a noi che ormai troppo raramente la natura ci stupisce. Lo sguardo di Gesù invece non solo è capace di sorprendersi di come un seme diventi albero, ma ci vede addirittura una metafora del Regno dei Cieli.

Proviamo anche noi a guardare il seme con un occhio contemplativo: non è incredibile vedere come un seme diventi qualcosa di inatteso come un albero? Non solo per le dimensioni che raggiunge, ma anche per la forma frastagliata che non è possibile intuire dalla rotondità del seme.

Gesù ci sta dicendo che il Regno dei Cieli lo viviamo in questa vita, e che se vogliamo il nostro futuro non sarà la stanca ripetizione di un eterno presente, ma qualcosa di realmente inatteso, di imprevedibile, continuamente nuovo.

Se ci lasciamo stupire dalla creatività dello Spirito Santo e ci affidiamo alle strade che ci apre davanti, allora stiamo costruendo il Regno dei Cieli.

Leonardo Vezzani SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

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Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 27 Luglio 2020

La liturgia persevera nel parlarci delRegno dei Cieli “.

Il brano odierno lo paragona al granello di senape e al lievito.

E’ questa l’indicazione per noi: dobbiamo farci “ granello di senape “ e “ lievito “.

GRANELLO DI SENAPE

Come ci spiega il testo è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, diventa il più grande degli alberi, tanto è vero che gli uccelli vanno a fare il nido tra i suoi rami.

Anche noi dobbiamo essere cosi’.

Piccoli, umili, ma appassionati nel vivere la Parola, nel conformare il nostro modo di agire a quello di Dio.

Diverremo cosi’ “ grandi alberi “, testimoni credibili del Vangelo per chi ci circonda, acquisendo, quasi naturalmente, senza volerlo, il ruolo di “ rami “, di “ porti sicuri “ ove altri fratelli, confusi da cio’ che sentono dire di male, spesso immotivatamente, sulla Chiesa e sui cristiani, possono “ fare il nido “, cioè ricredersi e comprendere la bellezza di una vita dedicata a costruire il Regno.

LIEVITO

Il lievito è un “ microrganismo che contamina la pasta, facendola crescere “.

E’ l’altro grande insegnamento che vuole darci la Parola di oggi.

Sta ad ognuno di noi essere quel lievito, quell’elemento capace, silenziosamente, di “ contaminare “, in senso positivo, gli altri, mostrando loro la bellezza del Vangelo.

Gesu’ ci vuole “ moltiplicatori della Parola “.

Non limitiamoci ad una fede intimistica ma diffondiamola.

E’ questo a cui siamo chiamati tutti noi in quanto cristiani.

Buona giornata e buona settimana a tutti.


Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020

Con queste altre due parabole Gesù cerca di dare  fisionomia al Regno dei cieli, ai suoi uditori. Il suo stile è ormai parlare in parabole, così come era stato profetato su di lui nell’Antico Testamento, perché la parabola aiutava a identificarsi con la storia, con i personaggi, e a prendere delle decisioni. La parabola presupponeva una condizione: quella dell’ascolto, quella della riflessione,  del cercare di capire…

Ecco, Gesù spinge chi l’ascolta a cercare di capire che cos’è il Regno, Chi è il regno, perché vivere nel regno, come vivere nel Regno. Cerca di suscitare in noi il senso della ricerca, il desiderio di sapienza, di comprendere, di conoscere… e queste due parabole pongono l’accento su due tratti essenziali del regno di Dio che è impersonato da Gesù:  la piccolezza e il nascondimento. Il regno di Dio nasce sempre in ciò che è piccolo e poi si può trasformare in qualcosa di grande.

Nasce sempre nel nascondimento, non nella pubblicità, nell’immagine, nel folklore, nella grandiosità… tutto ciò che ha questi attributi non appartiene mai al Regno di Dio anche sotto forme religiose o spirituali o pseudo tali. Quindi oggi questa Parola del Signore ci interroga sul nostro essere piccoli, sul  modo di vivere la nostra fede. Se anche noi abitanti nel mondo dell’immagine viviamo la nostra fede così.. Da vetrina, una fede da mostrare, una fede grandiosa, una fede da spettacolarizzare, dove tutto ciò che viviamo deve essere visto soprattutto la Carità… quando suoniamo la tromba per qualsiasi cosa facciamo di bene o di buono, non siamo sul solco del Vangelo.

Ciò che è piccolo e nasce gradatamente cresce piano piano, ha sempre gli attributi del regno, soprattutto in una attività anche di evangelizzazione di e carità, in un’opera di bene che vogliamo fare… queste sono le caratteristiche del del Regno: nascere quasi senza accorgersene e portare avanti tutto con umiltà, con la certezza che è Dio che conduce la nostra vita e la storia. Siamo noi che piantiamo e irrighiamo… ma è Dio che fa crescere. Una pagina molto importante oggi da applicare alla nostra vita.

La forza è la potenza del Regno sta nella sua piccolezza e umiltà. E Dio fa cose grandi con piccoli e poveri strumenti che si lasciano guidare da Lui. Lì c’è il Regno in azione.


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade 


don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020

Seme di speranza e lievito di fraternità

Lunedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

L’immagine del granello di senape e quella del lievito sono evocate da Gesù per parlare di sé e della sua missione. Egli sceglie proprio queste due realtà per rivelare la scelta di farsi piccolo davanti a Dio per essere maneggiato. Come il granello di senape è il più piccolo di tutti i semi, così Gesù si è fatto il più piccolo tra gli uomini. La peculiarità di questa immagine non sta solo nella dimensione del seme, come a poco serve dire di essere a disposizione se non ci si lascia prendere da Dio e seminare nel campo della storia, se cioè non si lascia coinvolgere pienamente nelle vicende degli uomini al punto da legare la propria sorte alla loro. 

Quando il seme, benché il più piccolo, s’immerge nella terra e viene sepolto, solo allora inizia un processo di crescita attraverso il quale diventa la pianta più grande dell’orto, come un albero tra i cui rami gli uccellini possono trovare rifugio. Il seme non si getta da solo nella terra così come il servizio d’amore non nasce dall’autodeterminazione dell’uomo, ma sempre e solo se seminati da Dio a cui spetta il compito di scegliere il terreno, cioè le situazioni della vita. Siamo piccoli semi nella mano di Dio, sparsi e donati agli altri perché crescendo possiamo essere grandi nell’amore, disponibili all’accoglienza e all’ascolto dei fratelli, solleciti nell’offrire rifugio e protezione a coloro che migrano nei loro esodi, ospitali soprattutto verso che vagano alla ricerca di una casa dove trovare senso alla propria vita.

L’immagine del lievito, che nella trazione ebraica richiama l’orgoglio che gonfia, è qui impiegata invece per indicare che Gesù, piccolo nelle mani di Dio, si lascia mescolare nella massa degli uomini. Egli, pur essendo Figlio di Dio, diventa figlio dell’uomo e si mescola insieme ai fratelli. Dio diventa uomo perché l’uomo diventi Dio. Con Gesù l’umanità riceve una forza interiore che la fa crescere perché diventi pane della comunione da spezzare e condividere. L’amore di Dio, riversato nel nostro cuore mediante Cristo Gesù lo rende morbido e il nostro amore per gli altri acquista il profumo e la fragranza del pane appena sfornato. 

Il regno dei cieli non è solamente Gesù, ma è anche l’uomo che per grazia di Dio diventa come Lui. La nostra piccolezza non sia motivo di vergogna ma sia l’offerta che deponiamo nelle mani di Dio perché Lui stesso ci semini nel mondo come segno di speranza e ci mescoli nella massa della famiglia umana per essere lievito di fraternità e comunione.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020

Le parabole di Gesù sono piene di poesia, parlano di cose semplici e naturali. La grazia è un dono che viene nel momento opportuno e cresce come un seme. Non c’è moralismo ma semplicità e serenità.

Nella sua delicatezza Dio può venire in modo molto graduale, come un piccolissimo seme. Una grazia che mi porta per esempio inizialmente a recitare un’Ave Maria e non tutto il rosario. Ma quel mio sì a quella sola Ave Maria permette alla grazia di crescere… E la grazia, come il lievito nella farina, crescendo fa maturare ogni rapporto, ogni aspetto della vita quotidiana.

Tutto può venire vissuto con sempre nuova pienezza, semplicità, pace e gioia. Le persone si possono incontrare, accogliere, come gli alberi offrono le loro fronde come ricettacoli per i nidi dei volatili.


A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.

don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 27 Luglio 2020 – Mt 13, 31-35

<<Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo… Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti>>.

L’infinitamente piccolo, e l’infinitamente nascosto: è così che possiamo riassumere le due immagini che Gesù usa nel Vangelo di oggi per farci comprendere cosa sia il regno di Dio. In realtà ci dice che si può capire davvero cosa sia qualcosa solo se prendiamo sul serio le sue conseguenze.

E il regno di Dio ha due effetti: parte come cosa piccola ma crescendo diventa infinitamente affidabile: <<Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami>>.

Allo stesso tempo è qualcosa che per fermentare la pasta deve essere messo dentro. Una fede vissuta fuori dalla storia, come fuga, come alienazione non serve a “fermentare” la storia. In questo senso Gesù oggi ci ha ricordato che la buona riuscita dell’opera del regno di Dio la si vede da quanto abbiamo fiducia nelle cose piccole che però sanno essere affidabili.

La vita non la si cambia con sporadici atti eroici, ma attraverso piccole cose quotidiane che rendono la vita più umana, più vera, più sopportabile. L’amore tra due persone si nutre di piccole cose. Sarebbe banale pensare che basta dire a qualcuno una sola volta “ti amo” per poter credere di amare veramente. L’amore è dire in tutti gli alfabeti possibili (parole, gesti, silenzi, presenza) “ti amo” , sempre, ogni giorno, ogni momento, nelle cose più piccole, quotidiane che non sono mai banali. Il regno di Dio è una faccenda così. Il regno di Dio o cambia la realtà da dentro oppure è un’ideologia.

La tentazione ideologica è quella di pensare che basta cambiare la forma per dire che è cambiata anche la sostanza. Delle volte noi difendiamo le forme, ma abbiamo completamente smarrito la sostanza. E la sostanza la si cambia con la testimonianza non con le parole.


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva

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d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Un tesoro è stato individuato in un campo da qualcuno che non ne era il proprietario. Quell’uomo poi di nuovo nasconde il tesoro. Come mai? Forse perché nessuno possa vantare diritti su quei beni qualora lui li portasse via. Il tesoro di Dio va anche protetto, curato, lasciato fruttificare nella libertà e nella serenità. Forse il tesoro è riconosciuto pienamente tale in quel campo. Così il protagonista vende tutti i suoi averi e compra quel campo che dunque era già di per sé prezioso. Il terreno può rappresentare la Chiesa, la propria vita, la vita, che il nostro “riscatta”, si può leggere nel testo originale. Il tesoro è Gesù. Il regno dei cieli è il vangelo che tutto colora di una gioia profonda. Dove siamo noi stessi, a casa nostra. Dove la terra e il cielo si incontrano.

Il mercante della seconda storia è invece “in cerca” di perle preziose. È in cerca della vita, dove e come che gli sembri di trovarla. Trova una perla di grande valore e scoprendola vede che è la sola (una soltanto) per la quale vale la pena vendere tutto il resto. Solo in essa ogni cosa, la vita, si valorizza.

Sono parabole dello Spirito Santo, che tocca il cuore dell’uomo in modo insospettabile e la vita di quella persona è ora nuova.

La rete gettata nel mare può indicare un cuore ormai sempre più teso a trovare, riconoscere, accogliere, ogni dono, spirituale, umano, materiale, di Dio. Questa raccolta, per indicare la quale si usa il significativo verbo sunago (da cui sinagoga), porta ad una sempre nuova maturazione, ad un sempre più profondo, anche esperto, discernimento, che i pescatori vivono seduti insieme sulla riva del mare, ossia nella preghiera, nella fede, nella meditazione comunitaria. Un giudizio il quale giungerà al suo compimento in cielo. Solo dopo questa precisazione Gesù parla dello scriba che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.

Vi è per l’uomo un cammino di crescita senza fine in Cristo. Che inganno, per esempio, ridurre la cultura ad un mero intellettualismo. Con semplicità Gesù presenta riferimenti che ancora oggi la stessa cultura cristiana talora fatica a riconoscere più pienamente. Si prende a modello per esempio Agostino o Tommaso e certo molto si può imparare da loro. Ma è Cristo stesso, sono i vangeli, il riferimento a cui sempre vissutamente tornare. E allora un piccolo può contribuire a fecondare la vita del mondo, fino a rinnovarne la cultura, più di un esimio professore


A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.