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don Ivan Licinio – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».

Nel campo della vita è stato seminato tanto Bene. Ma succede pure che in mezzo al grano ci sia la zizzania, il Male. Ci sono le difficoltà, le delusioni, i compromessi, le ingiustizie, tanta cattiveria.

Crescono insieme grano e zizzania, Bene e Male, e non può che essere così. Ma se ci abituiamo a vedere solo il male non sapremo più riconoscere il bene, facendo di tutta l’erba un fascio. Dio, invece, sa distinguere. In ciascuno di noi non vede solo quello che c’è di male, ma salva il bene e fa in modo che porti frutto. Noi non siamo i nostri difetti, ma le nostre maturazioni.

Fidati di Dio e abbi la stessa pazienza del contadino: aspetta che il seme cresca e porti frutto, anche in mezzo alle difficoltà. Non confonderti con la terra ma cresci verso il cielo.

Buon cammino, insieme.


Fonte: don Ivan Licinio su Facebook

Servizio della Parola – Breve commento alle letture del 2 Agosto 2020

L’amore di Dio, il pane che sazia ogni vivente. Solo in Dio e nella sua Parola il credente può trovare quel nutrimento che davvero è in grado di saziare il desiderio di vita e di felicità di ogni vivente. L’amore di Cristo, da cui nulla può sepa­rarci, moltiplica il bene che sappiamo offrire nella nostra vita e ci aiuta a condividerlo con i fratelli quale alimento per un’autentica vita di fede cristiana.

L’amore di Dio, il pane che sazia ogni vivente.

La liturgia della Parola di questa domenica invita a riflettere sul tema dell’abbondanza e della gratuità.

La prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, parte dal bisogno di mangiare e di bere, necessità primarie dell’uomo, per far luce sul modo di operare di Dio: si gioisce e si ringrazia di quanto il Signore opera perché si è invitati senza “obbligo” di restituire. Alla prima lettura fa eco il vangelo di Matteo, nel quale il Maestro è dipinto con un duplice volto: da una parte Gesù, vedendo le folle, ne prova compassione e si rende disponibile ad ascoltare le loro esigenze; dall’altra si mostra come Colui che dà loro da mangiare, offre nutrimento per un popolo in cammino.

La seconda lettura invita la comunità credente a non temere nulla perché nulla può separarci dall’amore di Cristo. È lui che ci rivela il volto amorevole del Padre, lui che ci dona lo Spirito, lui che è la salvezza del mondo. C’è, in questo senso, una chiara complementarità con quanto ci fa cantare il Salmo 144: l’invito è ad avere anche noi un cuore grande, ad essere attenti alle sofferenze altrui, perché possiamo costruire un’autentica comunità nell’amore di Dio.

Fonte: Servizio della Parola nr. 518/2020 – Prezzo di copertina: Euro 10,00


p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

Il vangelo di oggi ci presenta la spiegazione di Gesù a richiesta dei discepoli, della parabola del grano e della zizzania. Alcuni studiosi pensano che questa spiegazione, che Gesù dà ai discepoli, non sia di Gesù, ma della comunità. Così come la pianta è già dentro il seme, così certamente, la spiegazione della comunità è nella parabola.

In tanti gruppi cristiani o anche comunità il rischio che spesso si corre è quello di sentirsi migliori, più giusti degli altri e quindi di eliminare da subito coloro che non si inquadrano o hanno pensieri diversi.

Questa attitudine era presente anche nelle prime comunità cristiane e Matteo sembra voler correggere questa tendenza purificatrice perché spetta a Dio rivelare e riconoscere i giusti dai malvagi e soprattutto perché Dio lavora sempre per trasformare il male in bene e spera sempre nella conversione di chi, per un motivo o un altro, ha scelto la via errata.


Fonte: Telegram

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Un luogo dove ascoltare ed approfondire la Parola con l’apporto di P. Arturo, missionario comboniano ?? ???????????, teologo biblista. Se vuoi comunicarti con loro, scrivici a paturodavar @ gmail.com BUON CAMMINO!!!

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Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

l Vangelo di oggi sembra richiami la fine del mondo. È interessante invece vedere come nella versione greca il versetto 41 può essere letto come “completamento dell’età”. Ci sono momenti nella vita in cui vi è il passaggio da una tappa ad un’altra; ad esempio dall’essere fanciulli alla pre-adolescenza, poi all’adolescenza, alla gioventù e alla vita adulta.

Ma le tappe della vita non sono solo legate all’età ma anche a ciò che mi circonda, l’inizio di una storia sentimentale, di un’amicizia, di un lavoro. Ogni cosa ha il suo tempo. Il Signore quest’oggi m’invita a capire cosa considerare zizzania e cosa grano.

C’è un momento della vita in cui i cartoni animati cominciano a piacere meno e ad essi si preferiscono le serie televisive od i film; è così che il “Re Leone”, “la Sirenetta”, “Aladin”, “Frozen” fanno spazio alla “Casa di Carta”, “Grey’s Anatomy”, “How I Meet Your Mother”, e questo è bello perché fa parte del crescere, ed è bello perché da quel periodo pieno di magia e di animazione prendiamo i valori che più ci colpiscono e c’interpellano.

Il guaio è se non riusciamo a vivere questo passaggio, e per paura ci portiamo tutto dietro senza scegliere cosa lasciare, il guaio è vivere da eterni “Peter Pan” e si sa che in termini psicologici Peter Pan è una sindrome.

C’è ancora qualcosa che mi porto dietro da troppo tempo e che dovrei lasciare? Sono pronto a cambiare?


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Don Antonio Mancuso – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

Buon seme o zizzania?

Cosa sei tu? Cosa siamo noi?
Ancora una volta ci troviamo di fronte a questa pagina del vangelo… ma oggi la riflessione mi porta a indagare altre mete… mi porta a fare altre considerazioni.

Non si capisce subito se siamo buon seme o zizzania… ma solo dopo tanto tempo. All’inizio sembriamo tutti buon seme… solo il tempo, anzi, solo con il tempo si comprenderà se siamo buon seme o zizzania.

Siamo buon seme quando…

…la pace e la comunione hanno più valore rispetto all’avere ragione…
… sappiamo amare rispettando noi stessi e gli altri…
…l’amore non è possesso ma libertà…
…sappiamo condividere tempo, fede e portafoglio…
…la preghiera scandisce il nostro tempo…

Siamo zizzania quando…

…facciamo e ricerchiamo sempre i nostri interessi…
…usiamo gli altri a convenienza e non li amiamo gratuitamente…
…diciamo di avere perdonato ma portiamo dentro ancora tanta rabbia e rancore…
…rispondiamo al male con il male o con l’indifferenza…
…non sappiamo chiedere scusa…
…non sappiamo perdonare e perdonarci…
…non troviamo tempo per stare con Dio.

Buon seme o zizzania?
Purtroppo, per capire ci vuole molto tempo… all’inizio sembrano e sembriamo tutti buon seme!

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AUTORE: Don Antonio Mancuso
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don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

“La zizzania nel campo”

Gesù desidera che grano e zizzania crescano insieme nello stesso campo e non siano separate. È un’immagine per dire che bene e male non vanno disgiunti. Perchè? Anzitutto perchè solo Dio può conoscere in modo esatto il bene e il male compiuto dagli uomini e a Lui solo spetta il compito di dichiarare quello che è stato un agire virtuoso e quello che, al contrario, è stato malvagio. Inoltre Lui solo ha il potere di separare bene e male nel tempo da Lui prestabilito.

Agli uomini invece è dato il compito di riconoscere ciò che è bene e male e di prenderne le distanze. Crescendo insieme grano e zizzania c’è il rischio che l’una sottragga il terreno all’altro, che ne impedisca la sua crescita e lo faccia morire. Ma a questo rischio il Signore ha già sentenziato che sarà Lui a prevalere e pertanto il bene non soccomberà dinanzi alla forza del male. Il tempo in cui grano e zizzania crescono insieme nel campo rappresenta invece un’opportunità per entrambi. Il grano può produrre ancora più frutto nonostante la zizzania e quest’ultima, fuori di metafora, può convertirsi in grano.

In breve

A volte vorresti separare nettamente tra buoni e cattivi e allontanare quest’ultimi dalla tua vita. Ma devi riconoscere che il tempo è un’opportunità per entrambi, e favorire tu stesso il processo di crescita degli uni o di cambiamento per gli altri.


Di don Vincenzo Marinelli anche il libretto:

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Commento a cura di don Vincenzo Marinelli

Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

A sentire le parole sul compimento della storia, è facile farci prendere dalla fretta di posizionarci tra i buoni e di puntare il dito contro chi riteniamo cattivi. Ma è proprio ciò che la parabola della zizzania vuole evitare: la sua spiegazione è come rimprovero per chi già la conosce, ma nei fatti fatica a viverla e quindi ha bisogno di sentirsela ripetere, oggi, nella comunità in cui vive.

Sin dall’inizio la Chiesa ha dovuto affrontare le eresie di chi voleva creare una setta esclusivamente di perfetti; Gesù, al contrario, andava in cerca proprio dei peccatori – non dei già puri – per costituire la sua comunità che accoglie tutti, a partire quindi dai più bisognosi di santità. Nello sguardo di Gesù nessuno è così incapace di portare almeno un frutto di bene; anche noi siamo invitati a stimare i fratelli con la medesima fiducia: alla fine tutti potrebbero essere grano, anche se al momento ci sembrano zizzania.

È vero, l’erba cattiva è una realtà – anche nelle nostre comunità e pure all’interno del nostro cuore – intrecciata a quella buona, ma non spetta a noi togliere via tutto frettolosamente. Non è giunto ancora il momento della mietitura: non possiamo rischiare di perdere qualche pianta che potrebbe maturare frutti di beatitudine. Dio li vuole cogliere tutti quanti, perché alla fine resterà solo il risultato dell’amore; la sua premura è proprio per quella pianta che sembra più debole, fragile, sterile.

Non sta a noi condannare chi apparentemente non vive il Vangelo, né a svelare i complotti malvagi tra noi, perché siamo i primi ad assomigliare alla zizzania e ai seminatori di ingiustizie. Se invece assumiamo lo stesso sguardo generoso di Gesù ci premuriamo di non essere noi quello skandalon, cioè quello sgambetto di chi si mette di traverso e intralcia il libero cammino di tutti i cuori attratti da Dio.

Sono infatti i troppi giudizi sommari, pettegoli e moralistici – anziché lasciare agire la generosa misericordia che abbiamo ricevuto – a tenere lontane dalle nostre chiese tante persone che sarebbero pronte a fruttificare. Le nostre vite non siano dunque di ostacolo, ma di sostegno rispettoso per chi soprattutto fatica a trovare Dio.


Commento a cura di:

Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

Medita

È sempre Matteo che scrive; il gabelliere che rispose alla chiamata di Gesù mentre era intento al tavolo di lavoro. Il pubblicano diventato apostolo che, secondo la tradizione, predicò il suo Vangelo agli ebrei di Palestina. E proprio questo suo rivolgersi agli ebrei ed essere “figlio del mondo” è, forse, la chiave di lettura di questo passo evangelico.
La fede che salva non è tanto quella scritta nella legge di Israele, nei suoi innumerevoli precetti che ne fanno un “giogo pesante”, ma è quella in Gesù. È Lui il seminatore di cui parla la parabola; colui che semina non con le mani ma attraverso la sua Parola. Una Parola che è un “giogo leggero”, un richiamo che si condensa in due soli precetti: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, e il prossimo come noi stessi. Il di più e il diverso che viene dagli uomini è frutto del maligno.
Il campo non è solamente il popolo eletto di Israele, ma è tutto il mondo.
Il buon seme sono tutti coloro che ascoltano la parola di Gesù e la fanno propria testimoniandola e professando la loro fede con parole ed opere di carità. Così facendo si radicano in Dio, e sono perciò figli del Regno. Sono loro il seme buono che produrrà frutto e che convertirà alla fede in Gesù, riconoscendolo come il Messia atteso; il nostro Salvatore e redentore. E sarà proprio dai frutti che producono che si potrà verificare se erano seme buono oppure zizzania.

Rifletti

Posti quotidianamente di fronte alla antitesi fra religiosità e immanente positivismo in virtù del quale niente esiste al di là della realtà percepita, sappiamo replicare alla maniera di Gesù che ci richiama a non confondere la ritualità con la fede e a rivolgersi a Dio in modo essenziale? Sappiamo conformarci alla Sua volontà e amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati, oppure riduciamo la fede ad una serie di pratiche rituali? Non chi dice “Signore! Signore!” entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio. Questo ci dice Gesù.

Prega

Maria, che alle Nozze di Cana
con fede nel tuo figlio Gesù,
hai invitato i servi
a fare quello che Lui avrebbe detto,
aiutaci ad avere la tua stessa fede in Gesù
e ad essere testimoni credibili della Sua Parola.


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 28 Luglio 2020

Dal Vangelo di oggi:
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». (Mt 13,36)

Possiamo accettare che il Regno sia qualcosa di piccolo ma accogliente come il cespuglione di senape o magicamente potente come la pasta che lievita. 
Che però sia un posto in cui dobbiamo rinunciare a sentirci i migliori, i perfetti, questa ce la devi spiegare.
Non si tratta di rinunciare alla perfezione. 
Ma di accogliere quella che interessa a Te e che coinvolge noi tutti.