padre Loris Priorar SJ – Commento al Vangelo del 19 Febbraio 2020

Quante volte ci capita di sentirci avvolti dall’oscurità? Oscurità che penetra il nostro cuore e ci convince di non valere abbastanza, di essere inadeguati, di non poter vivere con gli altri, di non meritare riconoscimenti…

Questi pensieri ci fanno male, ma quanto ci convincono… e alla fine ci accecano, in fondo è più facile dare adito a questi pensieri che accogliere la possibilità di un cammino progressivo, che partendo dai propri limiti e desideri ci permette di vederci e vedere il mondo attorno a me in maniera nuova.

Il cammino è certamente lungo: abbiamo bisogno di chiedere aiuto (gli amici che ci accompagnano), abbiamo bisogno di lasciar fare alla Parola (Gesù che ci tocca), abbiamo bisogno di attendere (prima vediamo alberi, poi vediamo persone).

Nell’epoca in cui ci sembra di poter avere tutto subito senza fatica con un solo clic (un’amicizia su Facebook e Instagram, un panino su Just Eat, un paio di scarpe su Amazon, una relazione su Whatsapp…) ci viene detto che l’essenziale in realtà è un incontro… e tutto il resto (anche tutte le app possibili) diventa aiuto all’esperienza fondamentale della relazione faccia a faccia.

Non si vive da soli: hai bisogno di altri, di Altro. Accoglili, sono lì per te.


l cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 8, 22-26   In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».   Parola del Signore

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