Padre Giulio Michelini – Commento al Vangelo del 25 Settembre 2022

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Ancora una parabola nel lezionario di oggi, e ancora una volta esclusivamente lucana. Il racconto di Lazzaro e del ricco fa seguito alle parabole sulla misericordia e a quella sullโ€™amministratore scaltro. Come ricordiamo, a questโ€™ultima Gesรน accompagnava un ammonimento circa la ricchezza: ยซNessun servitore puรฒ servire due padroni, perchรฉ o odierร  lโ€™uno e amerร  lโ€™altro, oppure si affezionerร  allโ€™uno e disprezzerร  lโ€™altro. Non potete servire Dio e la ricchezza [mammona, in greco]ยป (Lc 16,13). Ecco forse perchรฉ il Terzo vangelo registra ora questo triste ed efficace racconto, che quasi ci porta in uno dei gironi infernali danteschi, e al cui contenuto possiamo solo accennare.

Non solo per i farisei.ย 

Ma iniziamo correggendo una svista del lezionario. Questo inizia con le parole ยซIn quel tempo, Gesรน disse ai fariseiยป, e poi segue la parabola. Lโ€™introduzione รจ inesatta perchรฉ non รจ scritto da nessuna parte โ€“ come invece sembra โ€“ che Gesรน stia raccontando la parabola ai farisei, e che questa sia raccontataย per loro. รˆ vero che pochi versetti prima lโ€™evangelista Luca annota ยซI farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di luiยป (Lc 16,14), ma proprio alla fine della parabola di oggi Luca scrive: ยซDisseย ancoraย [poi] ai suoi discepoliโ€ฆยป. Insomma, non รจ detto a chi Gesรน stia parlando. Sta di fatto che non possiamo sentirci chiamati fuori. Questa parabola รจ per tutti coloro che ascoltavano Gesรน, e quindi anche per noi. Anzi: il contesto piรน ampio in cui Luca lโ€™ha inserita non riguarda affatto le diatribe con i farisei: piuttosto, ยซla parabola del ricco epulone si presenta come lโ€™antitesi della parabola dellโ€™amministratore astuto (Lc 16,1-9). Se il comportamento di questโ€™ultimo รจ stato reinterpretato come esempio di uno che rimette i debiti ai debitori poveri, e quindi come modello di buon uso del denaro, il ricco della nostra parabola presenta il caso negativo: cosa succede al ricco che non amministra bene la sua ricchezza?ยป (G. Rossรฉ).

Senza nome.ย 

Abbiamo notato tutti come sia difficile โ€œdare un titoloโ€ alla parabola: per nominare i due protagonisti bisogna usare una circonlocuzione; uno รจ Lazzaro, ma lโ€™altro รจ soloย un uomoย ricco. Come apprendiamo dalla seconda colletta della Messa di oggi, egli non ha un nome, viene definito dal suo essere facoltoso, o meglio, nemmeno da quello cheย รจ, ma da quello cheย ha: denaro, appunto, vestiti di porpora e bisso. Non solo: per tutta la parabola il cibo svolge un ruolo importante, e ilย riccoย รจ uno che ne mangia molto: ยซogni giorno si dava a lauti banchettiยป (Lc 16,19).

Il paradosso del giudizio.ย 

Il contrario per Lazzaro. Questi non ha nulla (รจ costretto a mendicare), non riesce a mangiare nemmeno le briciole, รจ addirittura malato (ยซcoperto di piagheยป) e perfino i cani gli danno fastidio. Maย ha un nome, Lazzaro, una forma grecizzata dellโ€™ebraicoย Eleazaroย (noto alla Bibbia in Es 6,23), nome che significa โ€œDio ha dato il suo aiutoโ€. E tale nome gli sta proprio bene, perchรฉ egli non ha avuto aiuto da nessun uomo, ma nellโ€™altra vita sarร  consolato da Dio stesso.

Al momento della morte del ricco, nel giudizio di Dio tutto รจ rovesciato: molto di quello che ai nostri occhi ha valore, perde qualsiasi significato davanti alla immensa sapienza del creatore, che conosce i cuori e sa cosa conta veramente. Al contrario, ciรฒ che per noi spesso รจย povero, privo di alcun significato, davanti a Dio รจ immensamente prezioso. E cosรฌ, come Luca ci aveva giร  detto nelย Magnificat, Dio รจ capace di rovesciare le situazioni in favore degli umili.

Il buon uso della ricchezza.ย 

Potremmo arrivare a facili conclusioni a partire da questa parabola, e allora giova chiarire che il problema non รจ avere dei beni, quasi che essere ricchi in se possa comportare una maledizione o un giudizio di condanna: il problema รจย quale uso dei beniย si fa. ยซIl magistero recente della Chiesa conferma la legittimitร  della proprietร  privata, considerandola come un prolungamento della libertร  umana, indispensabile allโ€™autonomia della persona e della famiglia. Contemporaneamente ribadisce perรฒ lโ€™universale destinazione dei beni. Ciรฒ significa che la proprietร  ha unโ€™intrinseca funzione sociale e deve essere gestita in modo da tornare a vantaggio di tutti. Il superfluo economico deve essere messo a disposizione del prossimo, con la donazione o con altro impiego socialmente utile. Quanto ai beni produttivi, รจ lecito possederli solo se vengono usati come strumenti a servizio del lavoroยป (Catechismo degli Adultiย Cei, 1125).

Mosรจ e i profeti.ย 

Il racconto cambia totalmente registro quando, dal v. 27, entra in scena la famiglia del ricco. Arriva qui un grave ammonimento: ogni ricchezza รจ pericolosa se chiude allโ€™ascolto degli altri (Lazzaro) e allโ€™ascolto di Dio (la sua Parola, cioรจย Mosรจ e i profeti: lโ€™Antico Testamento). Questa parola vale piรน di qualsiasi segno o miracolo: che possono impressionare, colpire, ma non convertire. ยซLa conversione implica lโ€™apertura del cuore a Dio, lโ€™attenzione a scoprire la Sua presenza nella Sua parola: il bisogno di segni straordinari รจ superfluo. Per Luca, questโ€™ultima parte della parabola costituisce anche una risposta alla domanda su come evitare il destino del ricco: convertirsi! Aprirsi a Dio che parla nella Scrittura e obbedire al suo insegnamentoยป (G. Rossรฉ).

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