padre Giovanni Vannucci – Commento al Vangelo per domenica 24 Gennaio 2021

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ยซIl tempo รจ breve: non fermateviยป1

Le parole che abbiamo ascoltato ci hanno riempito sicuramente di stupore. San Paolo ci dice che il tempo รจ breve: chi รจ sposato viva come se non lo fosse, chi attende ai commerci di questo mondo viva come se non vi attendesse, perchรฉ il Signore viene. E nel Vangelo cโ€™รจ lโ€™appello ai discepoli affinchรฉ abbandonino tutto per diventare pescatori di uomini.

Queste due letture sono collegate da una realtร  concreta che possiamo verificare noi stessi ogni momento della nostra esistenza. Viviamo e attendiamo a tante cose che costituiscono la nostra giornata, il nostro lavoro, i nostri impegni, le nostre professioni, le nostre occupazioni, i nostri giochi, i nostri amori, ecc.

Questa รจ la realtร  nella quale viviamo e nella quale siamo immersi. E san Paolo e Cristo ci dicono che dentro a questa realtร , la nostra realtร  e la nostra vita di tutti i giorni, ci รจ continuamente rivolto un appello che ci spinge ad andare oltre, verso un assoluto che non รจ compreso dalle realtร  e dalle opere che noi compiamo nellโ€™esistenza, verso una pienezza di vita che va ben oltre i piccoli limiti delle nostre brevi vite sulla terra. E cosโ€™รจ questo oltre? Eโ€™ la maturazione nella veritร , nella giustizia, nellโ€™amore, nellโ€™infinita vita della nostra coscienza di uomini.

Un grave rischio che noi incontriamo continuamente e nel quale cadiamo sempre, o quasi sempre, o nel quale solo pochi uomini riescono a non precipitare, รจ quello di rendere assoluta la nostra vita, cioรจ di dare un significato totale e assoluto alle cose che costituiscono la nostra realtร  terrena.

Quando nellโ€™esperienza della famiglia, la famiglia diventa un assoluto, oppure quando nellโ€™esperienza del lavoro, di una professione, questo lavoro, questa professione diventano assoluti e ci prendono totalmente e noi ci identifichiamo con le cose cui partecipiamo e con le cose che stiamo facendo, ecco che rimaniamo chiusi come in una gabbia, in una prigione e non sentiamo piรน che le cose che facciamo devono essere fatte, ma devono anche essere fecondate da questa nostra ansia di andare oltre.

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Quando il commerciante o il politico o il prete o lo sposato o il maestro o lโ€™operaio rendono assoluto il loro impegno nella vita, diventano idolatri, cioรจ non sentono piรน che il Cristo passa vicino a loro e dice: โ€œVenite e seguitemi, vi farรฒ pescatori di uominiโ€, cioรจ dovete essere in mezzo agli uomini dei punti di una realtร  nuova, dei creatori di forme di vita umana e di vita associata del tutto differenti da quelle che vengono costruite dagli uomini che rimangono chiusi nelle loro opere e nei loro sistemi, nelle loro ideologie, nelle loro teorie, nelle loro chiese, nelle loro professioni, nelle loro vite.

Cโ€™รจ il pericolo di assolutizzare. Assolutizziamo una teoria, unโ€™ideologia e non ammettiamo che il pensiero possa andare oltre o possa pensare differentemente dai dati che noi abbiamo accettato come assoluti. E allora creiamo degli spazi chiusi e in ogni spazio chiuso avviene sempre una degradazione delle energie, una degradazione dellโ€™uomo, una degradazione di quelle caratteristiche che costituiscono la veritร  dellโ€™uomo. Una delle veritร , direi delle forze, del cristianesimo che sono ritornate, almeno come linguaggio, nella nostra esperienza, รจ lโ€™escatologia.

Cosa significa escatologia? Escatologia significa la tensione del nostro essere verso realtร  che ancora non sono compiute. Se guardiamo alla nostra vita di tutti i giorni possiamo constatare che quello che abbiamo costruito o che stiamo costruendo, che le cose che ci prendono come uomini nel lavoro, nella professione, negli impegni, sono tutte cose imperfette, incomplete. Se guardiamo la nostra societร  italiana vediamo: la scuola รจ imperfetta, le strutture sociali sono imperfette, insoddisfacenti, le strutture religiose sono imperfette e insoddisfacenti.

Se noi assolutizziamo questa realtร , rimaniamo imprigionati e diventiamo degli idolatri. Cioรจ trasferiamo quella aspirazione verso piรน pienezza, verso piรน veritร , piรน giustizia, piรน vita, piรน amore, la trasferiamo dentro i brevi limiti della nostra esperienza individuale o di gruppo, o familiare o sociale. E trasferendo questa aspirazione allโ€™assoluto, diventiamo immediatamente degli uomini prigionieri di queste realtร  che sono imperfette e incomplete e che vengono superate quando in noi sorge questโ€™ansia di piรน vita, di piรน veritร , di piรน esattezza, di piรน giustizia, di piรน armonia, di piรน pace. Vengono travolte quando in noi, personalmente, cโ€™รจ questa forza che rompe quelle brevi barriere che abbiamo edificato e che pensiamo siano eterne. E allora in ciascuno di noi passa Cristo che dice: seguimi; lascia la barca, lascia la rete e seguimi; perchรฉ il tuo destino รจ oltre.

Non รจ cosรฌ la nostra vita? Siamo sempre insoddisfatti e anche quando parliamo della incompletezza della nostra vita personale, di tutte le nostre insoddisfazioni, di tutte le nostre insufficienze, di tutte le nostre frustrazioni, dobbiamo guardarci dal diventare schiavi di questi sentimenti negativi e dobbiamo riprendere la forza, sapendo che lโ€™incompletezza deve essere superata da noi, in questo anelito verso piรน perfezione, verso cose piรน urgenti, verso cose piรน mature, verso cose che non imprigionino lโ€™uomo, ma lo liberino e lo rendano autentico.

Se voi riflettete sulla differenza che cโ€™รจ fra lโ€™uomo e le creature che appartengono agli altri ordini della natura, gli animali per esempio, osserverete questo: lโ€™uomo รจ, nel regno della natura, lโ€™essere vivente che รจ vivo perchรฉ non ripete mai, ma va sempre oltre tutte le sue creazioni. Se guardiamo la storia vediamo che lโ€™uomo ha costruito dei grandissimi imperi: lโ€™impero egiziano, lโ€™impero babilonese; nellโ€™area mediterranea lโ€™impero romano, lโ€™impero franco, lโ€™impero germanico. Poi tutti gli imperi, le grandi repubbliche, tutte le grandi strutture sociali che abbiamo edificato nel corso della nostra non breve storia vengono distrutte e lโ€™uomo va oltre, nel tentativo di creare un qualcosa di piรน vero e di piรน esatto, di piรน corrispondente a questa sua aspirazione verso lโ€™infinito.

Se guardate invece le api – le api le conosciamo giร  dalla letteratura egiziana -, le api di cinquemila anni fa ripetono lo stesso lavoro, che รจ meraviglioso, delle api di oggi: costruiscono il loro alveare, le loro casette, con la stessa legge di architettura che รจ esatta; producono il miele sempre nella stessa maniera; la loro vita sociale si svolge sempre con lo stesso ritmo ripetitivo.

E lโ€™uomo si differenzia rispetto a tutti gli altri esseri proprio per questa sua aspirazione verso un qualcosa che va oltre le realizzazioni che ha compiuto nel tempo presente. Per questo san Paolo ci dice: il tempo รจ breve, non fermatevi.

Si sta bene in una struttura sociale, in una struttura religiosa; si sta bene nella nostra Chiesa. San Paolo ci dice: non vi fermate. E Cristo ci dice: lascia tutto e vai oltre. Questo andare oltre รจ la caratteristica dellโ€™uomo. E allora noi la dobbiamo tradurre nella nostra pratica quotidiana. Non innalzare degli idoli, non mettere dei nomi eterni a ciรฒ che รจ legato al tempo e quindi alla consunzione e alla distruzione. โ€œNon nominare il nome di Dio invanoโ€ significa non porre il nome di Dio a cose che sono legate al tempo, allo spazio e alla consumazione della storia. Metti il nome di Dio soltanto allโ€™Eterno e in te dai il nome di Dio a questa aspirazione verso lโ€™assoluto, verso la perfezione, verso una vita piรน intensa e piรน piena.

Quando noi viviamo nella nostra dimensione personale questa aspirazione verso lโ€™assoluto, allora abbiamo una profonda fiducia nella vita. Sรฌ, i tempi in cui viviamo sono tristissimi, per la nostra nazione sono tempi tristissimi: qualcosa viene distrutto o con violenza o senza violenza, ma se in noi cโ€™รจ questa aspirazione verso lโ€™assoluto, sappiamo che un giorno, attraverso tutto il nostro travaglio di uomini, appariranno una terra nuova e un cielo nuovo, dove potremo respirare piรน libertร , piรน serenitร , piรน amore; dove potremo avere una pace che ancora non siamo riusciti a stabilire per brevi istanti sulla terra.

E allora il nostro impegno di uomini qual รจ? Eโ€™ quello di non guardare indietro ma guardare avanti, di aiutare la trasformazione nostra verso le esigenze della infinita vita e di dare una mano agli altri perchรฉ si dischiudano a questa vicenda che รจ meravigliosa anche se รจ dura, che lโ€™uomo deve correre nellโ€™ esistenza del tempo presente. E dire a noi: il tempo รจ breve, non fermiamoci quando dobbiamo camminare, non guardiamo al passato quando dobbiamo guardare lโ€™avvenire, e sentire che Cristo passa continuamente.

Vi ho ripetuto varie volte che dobbiamo leggere il Vangelo con il senso che ciรฒ che leggiamo compiuto in un tempo si compie anche ora, nel senso del Vangelo eterno. Ecco, dobbiamo leggere il Vangelo con questa percezione, con questa certezza: ciรฒ che leggiamo nel passato avviene nel presente. E come Cristo รจ passato vicino ai primi discepoli e ha detto: lasciate tutto e seguitemi, cosรฌ Cristo passa vicino a me, passa vicino a ciascuno di voi e vi dice: non costruite delle dimore eterne, delle ideologie eterne qui sulla terra, perchรฉ come uomo, come coscienza umana, sei fatto per una vita di cui ora senti il sorgere, ma non ne vedi la fisionomia precisa, non ne vedi la figura ben definita e devi andare oltre.

Allora introdurremo nella vita una duttilitร , una capacitร  di adattamento alle mutevolezze del tempo che ci sorreggerร  e ci permetterร  di essere in mezzo agli uomini delle presenze che fecondano, che risvegliano i grandi sogni, che additano agli uomini le grandi mete verso le quali sono tesi. Perchรฉ noi ci facciamo del male quando chiamiamo eterno ciรฒ che non รจ eterno, quando dichiariamo delle veritร  che sono mutevoli, le dichiariamo dogmi inconsumabili e da ripetersi per sempre.

Vedete come tutto muta nel mondo. E noi siamo vivi perchรฉ nel nostro fisico, nella nostra psiche, nella nostra parte nervosa, in tutto ciรฒ che costituisce la nostra realtร  umana, cโ€™รจ questa mutazione continua. Il giorno in cui il mio corpo si fermerร  io non sarรฒ piรน vivo, ma finchรฉ il mio corpo muterร  attraverso il cambiamento della figura del momento presente verso la figura che avrร  il momento successivo, io sarรฒ vivo. E questo รจ vero per tutte le realtร  che costituiscono la nostra vita di uomini sulla terra.

Allora sentiamo cosรฌ Cristo che ci dice: non ammassare sulla terra dei tesori, ammassali nel Cielo. Orientati verso la vita infinita e avrai una capacitร  di camminare sulla terra con una saggezza che altrimenti non avresti. Una saggezza che non viene dalla ripetizione di un passato, ma da una partecipazione intensa al manifestarsi di Dio, che va sempre oltre tutte le nostre definizioni e tutte le nostre raffigurazioni.

1 Giovanni Vannucci, Omelia pronunciata domenica 25 gennaio 1976 – 3a del tempo ordinario, durante il rito eucaristico pomeridiano delle ore 18 nellโ€™eremo di San Pietro alle Stinche – Greve in Chianti (FI).

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