padre Ezio Lorenzo Bono – Commento al Vangelo di martedì 23 dicembre 2025

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UN NOME NUOVO

I. Questo fine settimana sono andato a cena nel quartiere Prati, qui a Roma, in via Ezio. Non sapevo che esistesse una strada con questo nome, dedicata al generale romano chiamato “l’ultimo dei Romani”, colui che fermò Attila e l’invasione degli Unni.

E mi è tornato in mente quando, da ragazzo, chiesi a mia madre perché mi avesse dato proprio questo nome. I parenti avrebbero voluto un nome di famiglia, come spesso accade. Ma mia madre e mio padre si imposero: scelsero un nome nuovo che non apparteneva a nessuno della parentela. Un nome nuovo.

II. Anche i parenti di Elisabetta e Zaccaria, come abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di oggi, vogliono chiamare il bambino come il padre, secondo la tradizione. Ma Elisabetta dice: «No, si chiamerà Giovanni».

E quando chiedono a Zaccaria, lui scrive sulla tavoletta: «Giovanni è il suo nome». Non “sarà”, non “dovrebbe essere”, ma “è”. In quell’istante la sua lingua si scioglie.

Come se, pronunciando finalmente il nome voluto da Dio, tornasse anche la parola. Perché il nome di Giovanni non nasce dal passato della famiglia, ma dal futuro che Dio ha preparato per lui. Giovanni non è la fotocopia di un antenato o di qualcuno del passato: è una vocazione nuova.

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III. E tu, conosci il significato del tuo nome? Giovanni significa “Dio fa grazia”. Il mio nome, Ezio, dal greco aetós, richiama l’aquila, l’animale che vola più in alto.

Il nome, però, non è un destino già scritto: quando si dice homo / nomen non si intende qualcosa che ci determina, ma qualcosa che ci interpella. Come un compito affidato alla nostra libertà.

Forse oggi il Vangelo ci invita proprio a questo: a riflettere che il nome è importante e quindi a scegliere bene il nome che diamo ai nostri figli, e a chiederci verso cosa Dio ci chiama, attraverso il nome che i nostri genitori hanno scelto per noi.

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