Pablo M. Edo – Commento al Vangelo del 1 Agosto 2021

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Il vangelo di questa domenica accoglie un frammento del cosiddetto discorso del pane di vita, pronunciato da Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, appena avvenuto, serve al Maestro come occasione per esporre verità molto profonde sul mistero dell’Eucarestia e sulla necessità della fede. Oggi ci soffermiamo brevemente su questo secondo argomento.

Potrebbe attrarre la nostra attenzione, principalmente, la scarsa capacità degli ascoltatori di Gesù di comprendere l’annuncio dell’Eucarestia che stava facendo. Costoro erano rozzi dal punto di vista materiale; da Gesù si aspettavano di ricevere altri elementi; pensavano che il potere del Maestro di Galilea fosse una comoda e facile soluzione ai loro problemi materiali e quotidiani. E, in più, se voleva che confidassero davvero in Lui, gli chiedevano interventi ancora più eclatanti.

Gesù, però, li incoraggia a essere più soprannaturali, ad agire «non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (v.27).

Anche noi, quasi senza accorgercene, possiamo soffrire della scarsa capacità di quella gente di comprendere il linguaggio di Gesù. Ci succede quando, nelle nostre preghiere a Dio, ci soffermiamo sulla richiesta di beni materiali, come la salute fisica, il lavoro, risultati vari, superamento di esami, ecc., e, magari, ci dimentichiamo di dare la priorità ai beni spirituali: la conversione, lo stato di grazia, il ritorno ai sacramenti e all’amicizia con Dio, la generosità per impegnarsi totalmente per Lui, ecc.

Questa gerarchia spirituale nelle nostre preghiere a Dio, che vuol dire dare la precedenza ai beni spirituali, senza per questo dimenticare di chiedere anche gli altri, trasforma il nostro modo di pensare e di agire: «Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna», ci dice Gesù, Se agiamo in questo modo, avremo ogni volta più vita di fede.

Riguardo a questo, in una occasione san Josemaría scriveva: «Si sente dire, ogni tanto, che oggi i miracoli sono meno frequenti. Non sarà invece che oggi sono meno le anime che vivono vita di fede? (…) Dobbiamo acquistare la misura divina delle cose, non perdendo mai il punto di vista soprannaturale e sapendo che Gesù si avvale anche delle nostre miserie per far risplendere la sua gloria» (San Josemaría, Amici di Dio, nn. 190-194).

Gesù dice ai suoi ascoltatori: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (v.29). Dio, in noi, vuole fare miracoli; soprattutto il miracolo della nostra divinizzazione. Ma, per questo c’è bisogno della nostra fede, della nostra fiducia, che si concretizzano, tra l’altro, nel dare valore più alle cose spirituali che non a quelle materiali, alla salute e al benessere delle nostre anime piuttosto che del corpo.

Pablo M. Edo


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