Lโuomo si umanizza a partire dalla morte. La morte รจ lโunica certezza, lโuomo รจ lโessere che sa che deve morire. Per conoscere se stessi dobbiamo prendere sul serio la nostra morte anche se, disumanizzati come siamo, viviamo come se fossimo immortali non credendo alla nostra morte. E allora? Allora continuiamo a cercare ciรฒ che non cโรจ nelle cose. Lโimmortalitร non รจ cosa umana e la sua ricerca ci disumanizza. Ci obblighiamo a farci del male per rincorrere una illusione. Noi umani, consciamente o inconsciamente, ci mettiamo in moto per paura della morte e ci lasciamo guidare da unโansia per la vita che non รจ sana. Facciamo di tutto per salvarci, magari riusciamo a prolungare la nostra vita, ma ciรฒ che รจ sotto i nostri occhi รจ che non riusciamo a dare vita al tempo in piรน che abbiamo. Duriamo di piรน, ma siamo di meno!
Ci dimentichiamo che lโuomo non si realizza perchรฉ sa farsi amare, lโuomo si realizza perchรฉ ama, perchรฉ dona, perchรฉ vive la gratuitร del dono. Noi definiamo in modo errato tutto questo come croce da portare. Lo definiamo in modo errato non perchรฉ sia sbagliato, ma perchรฉ lo pensiamo in modo sbagliato. Gesรน quando ci parla della croce da portare ogni giorno dimentichi di se stessi, non fa altro che richiamare il dono gratuito di se stessi fino alla morte. Centrale รจ il dono gratuito, non la morte e la croce. Morte e croce sono mezzi, strade da percorrere, non sono il fine della camminata. Il dono di sรฉ non รจ croce anche se passa attraverso la croce. Il dono di sรฉ รจ gratuitร di vita che dona vita. Bisogna spendere, bisogna seminare, perchรฉ qualcosa cresca. Arraffare non ha mai fatto crescere nulla.
Pensiamo ai nostri imprenditori: hanno investito, hanno rischiato, hanno dato del proprio perchรฉ la loro azienda potesse crescere e dare lavoro. Per loro lโazienda erano la loro vita e i loro operai erano la loro famiglia. Oggi i manager e i professionisti dellโeconomia, distruggono ogni capacitร di dono e ogni rapporto di famiglia. Non era tutto oro neanche prima, ma quando uno sente suo qualcosa allora diventa capace di soffrire per quella cosa, รจ una forma di dono che salva.
Volersi salvare รจ perdersi e perdersi nel dono รจ salvarsi: se semini amore puoi pensare di raccogliere vita! Vivere per salvare vita o perdersi per salvare se stessi, sembra essere il grande dilemma che ci ritroviamo a vivere.
Il martirio e la quotidianitร della croce, vale a dire la ricerca del gratuito donato, ci richiamano il destino ultimo dellโuomo e non ha la pretesa di esorcizzare quella morte che ci fa tanto paura ma, ricordando la quale, noi diventiamo sempre piรน veri e sempre piรน umani, vale a dire sempre piรน pieni di vita e gente di fede.
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Noi non ci crediamo e continuiamo a spendere vita per accumulare, ma i beni che crediamo ci diano sicurezza รจ cosa sempre piรน falsa. Quanta attenzione diamo al debito pubblico: il nostro รจ al 130% del nostro PIL, se non erro. Quanta invidia abbiamo per il gigante Cina che cresce al 6% annuo e che continua a investire in lungo e in largo. Ebbene il suo debito รจ una cosa impensabile per noi: la seconda potenza economica del mondo ha il suo debito al 250% del suo PIL che รจ cosa mostruosa: gigante dai piedi di argilla che prima o poi crollerร trascinando con sรฉ milioni di poveri dopo avere fatto milioni di vittime di questo capitalismo di stato.
La sicurezza dei beni non aggiunge una virgola a quello che siamo, anzi chiede vittime dellโessere da immolare sullโaltare dellโavere. Ma questo non riempie il vuoto che siamo, non da nulla a quello che non siamo. La dinamica del fagocitare cose, persone e Dio stesso, รจ perversa e chiede continuamente di fagocitare noi in un buco nero senza fine. Perchรฉ anche se uno รจ nellโabbondanza la sua vita non รจ dalle cose che ha. Il cristiano che vuole guadagnare tutto si perde come discepolo e come uomo. Lโinsaziabilitร dei beni รจ figlia della sfiducia ed รจ madre dellโingiustizia. ร via alla perdizione per il sรฉ e per il mondo intero perchรฉ per ottenere quello che vuole deve continuamente distruggere ciรฒ che cโรจ nel creato per bruciarlo sullโaltare di quello che facciamo per avere!
Le nostre banche, quelle sicure, quelle che permettono il passaggio di tale ricchezza nella casa del Padre, sono i poveri, dicevano i Padri della Chiesa. Il vero accumulo รจ donare. Accumulate tesori in cielo dove nรฉ tignola nรฉ ruggine nรฉ ladri li possono raggiungere. Fare questo significa mettere come scopo della nostra vita quello che siamo e non piรน quello che abbiamo, insieme ai nostri fratelli e non piรน in solitudine sazia e disperata.
Gli unici beni che passano alla dogana del Regno sono quelli dati per misericordia: nulla di ciรฒ che abbiamo tenuto passa. Il rovinare se stessi con lโavere, a noi sembra meno che perdere se stessi. Rinnegare noi stessi prendendo la nostra croce per seguire Lui sulla via del dono, a noi sembra cosa disumana. Le tribolazioni inutili e dannose sono quelle che nascono da un cuore arraffone, non nascono da un cuore donante. Nel dono il fuoco purifica e rende piรน veri. Nellโarraffare il passaggio nel fuoco, che รจ parte della vita, brucia tutto quello che abbiamo e ci lascia con un essere sempre piรน vuoto, un io sempre meno io e sempre meno noi.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Lc 9, 22-25
Dal Vangelo secondoย Luca
In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli: ยซIl Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giornoยป.
Poi, a tutti, diceva: ยซSe qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderร , ma chi perderร la propria vita per causa mia, la salverร . Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?ยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
