Gesรน paragona il regno di Dio a un banchetto, un banchetto a cui lui stesso partecipa.
Gesรน รจ a pranzo con uno dei capi dei farisei. Lo รจ come osservato speciale. Luca ci mostra come tutti gli invitati lo stanno guardando per vedere come si comporta. Lo รจ come osservato speciale e tutti gli invitati lo guardano per vedere come si comporta, che cosa fa, semplicemente per coglierlo in fallo: รจ lโatteggiamento che continuamento ritorna lungo i secoli dai farisei, e company, ebrei.
Gesรน sta pranzando con gli amici di โuno dei capi dei fariseiโ che lo osservano. Mentre lo osservano, nei versetti che non sono riportati dal brano di oggi, mancano i versetti 2-6, Gesรน guarisce un malato di idropisia. Siamo di sabato e i farisei si scandalizzano perchรฉ Gesรน fa ciรฒ che di sabato non รจ permesso fare. La risposta di Gesรน smaschera la loro ipocrisia, volto della loro umanitร : si tratta di salvare un essere umano, magari palestinese, non di rispettare una norma esteriore.
I farisei lo osservano, ma anche Gesรน a sua volta osserva loro e vede come molti scelgono i primi posti nel banchetto. I posti migliori sono quelli vicini al padrone di casa, che รจ un capo dei farisei, sono considerati i piรน importanti.
La risposta di Gesรน sembra dettata dal buon senso. Si sa che non รจ bene darsi troppe arie, come ci ricorda il libro dei Proverbi, di fronte ad una persona importante.
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Gesรน ammonisce i presenti perchรฉ non accada che, cercando i primi posti, non si trovino poi a dovere cedere il loro ad un invitato piรน importante essendo poi costretti a dovere occupare lโultimo posto, di fronte al guardare degli altri.
Al tempo di Gesรน concetti come quello di onore e di vergogna erano molto importanti. Essere onorati o essere svergognati pubblicamente, era qualcosa che a quel tempo segnava la persona nellโintimo. Oggi si possono compiere azioni socialmente abiette e non provare la benchรฉ minima vergogna, anzi magari si passa il tempo a vantarsene. Ma Gesรน non vuole offrirci una semplice norma di galateo o di buon comportamento sociale. Parlando ai farisei, Gesรน intende piuttosto stigmatizzare lโatteggiamento di quanti fanno di tutto per prendersi i posti piรน importanti.
Pensiamo ai tanti politici che, con poche e rare eccezioni, ambiscono di fatto solo alla propria poltrona, con relativo lauto stipendio. Ma anche a livelli piรน modesti della nostra societร abbondano coloro che sgomitano per ottenere la propria parte di potere e di notorietร , magari semplicemente digitale. La chiesa non รจ certo esente da questa tentazione di ricerca dei primi posti.
E Gesรน? Gesรน evoca una parola controcorrente: umiltร ! Non tanto unโumiltร strategica, come quella dellโallenatore di una squadra. Lโumiltร evangelica รจ piuttosto la virtรน di chi davvero si sente allโultimo posto; di chi concepisce la propria vita come un servizio del tutto gratuito da rendere allโaltro, senza alcuna pretesa di superioritร .
Gesรน si rivolge a chi lo aveva invitato e pronunzia parole ancora piรน sorprendenti: quando offri un banchetto, non invitare amici o parenti o ricchi vicini; invita piuttosto poveri, storpi, ciechi e zoppi. Nel primo caso avrai a tua volta molti inviti; nel secondo compirai un gesto del tutto gratuito. Nel primo caso saremo ancora allโinterno della nostra logica mercantile, troppo spesso fatta di scambio di favori, di reciproci interessi, persino allโinterno delle nostre famiglie e delle nostre amicizie. Nel secondo caso entriamo nella dimensione piรน vera del vangelo: quella del dono semplice.
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Le parole di Gesรน agli invitati diventano una critica alla volontร di protagonismo, alla brama di primeggiare, allโansia di essere ammirati e riveriti. Le parole di Gesรน, mostrando un ribaltamento della situazione, per cui chi aveva scelto il primo posto si ritrova allโultimo e chi si era messo allโultimo viene fatto avanzare: โChiunque si esalta sarร umiliato e chi si umilia sarร esaltatoโ. Il testo acquisisce un valore etico ponendo a contrasto orgoglio e umiltร . Essendo chiaro che umiltร ha il senso di autenticitร , di adesione allโhumus da cui lโuomo รจ tratto e a cui ritornerร e che lo coglie anche come uomo che trova nellโumanitร di Cristo la misura autentica della propria maturitร .
Gesรน rivolge โa colui che lโaveva invitatoโ parole sorprendenti che gli suggeriscono di invitare a pranzo o a cena non amici e conoscenti ma โpoveri, storpi, zoppi, ciechiโ. Questo gesto รจ totalmente gratuito perchรฉ i poveri non possono ricambiare, a differenza dei primi che se ne sentirebbero perfino obbligati. Parlando di un banchetto, Gesรน riesce a parlare dellโagire sorprendente di Dio: nel banchetto del Regno sono i poveri ad avere i posti privilegiati e gli ultimi a essere i primi. Per noi รจ usuale invitare a cena a casa nostra le persone amiche, quelle a cui siamo legati da vincoli di affetto e simpatia, quelle che ci inviteranno a loro volta. Oppure invitare persone potenti e autorevoli che interverranno in nostro favore nel momento del nostro. Gesรน mette in guardia da logiche di do ut des che corrompono i rapporti facendoli uscire dalla gratuitร rendendoli rapporti di potere e complicitร .
Con queste parole Gesรน sta obbedendo alla logica โstranaโ, โfolleโ, di Dio e del Regno. Il suo discorso รจ mosso da una โlogica illogicaโ, se considerata a partire dal nostro buon senso che persegue reciprocitร . Per Gesรน tale reciprocitร รจ estranea allโagire di Dio. Rivela che, per lโuomo, questa logica illogica diviene fonte di beatitudine. La beatitudine consiste nella partecipazione alla sorte di Gesรน che ha amato unilateralmente gli uomini nel loro peccato e nella loro inimicizia, che non ha cercato ricompense terrene e non ha preteso di essere riamato in cambio del suo amore. La beatitudine รจ la gioia di amare in pura perdita, nella coscienza che lโamore basta allโamore e che รจ ricompensa per chi ama. ร la beatitudine di chi รจ libero dalla paura di perdere qualcosa amando; รจ la beatitudine di chi spera e attende come unica ricompensa la comunione con Dio nel Regno; รจ la beatitudine di chi trova nel dono la propria gioia; รจ la beatitudine di chi non agisce in vista di un contraccambio, ma donandosi interamente in ciรฒ che vive e che compie.
Portiamo oggi questo invito di Gesรน non soltanto a livello di scelte personali, ma di scelte collettive, sociali, politiche. Al banchetto della vita tutti devono essere invitati e non soltanto i piรน ricchi e i piรน fortunati: anzi, sono proprio i poveri che ne sono esclusi!
Giovanni Paolo II rilanciava unโidea di Paolo VI: la chiesa deve compiere unโopzione di amore preferenziale per i poveri.
Dice in Centesimus annus n. 42:
โOggi poi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, questo amore preferenziale, con le decisioni che esso ci ispira, non puรฒ non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore: non si puรฒ non prendere atto dellโesistenza di queste realtร โ.
A quasi quarantโanni di distanza, chiediamo se e come la chiesa ha o non ha seguito questa strada.
Fonte
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