p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 30 Dicembre 2022

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La Sacra famiglia ha in seno il Figlio primogenito di Dio che per lโ€™antico testamento era il popolo di Israele. Quel popolo che Dio era andato a prendere in Egitto.

Quel popolo che aveva vissuto una storia di schiavitรน e di liberazione e grazie a Mosรจ, lโ€™unico salvato di tutti i primogeniti che il Faraone aveva condannato a morte: il Faraone per indebolire il popolo di Israele aveva dato ordine che tutti i figli maschi fossero buttati nel Nilo. Gesรน รจ lโ€™unico salvato alla strage degli Innocenti comandata da Erode.

Gesรน diventa straniero come Mosรจ per non essere ucciso. Gesรน rientra nella terra promessa quando Giuseppe apprende in sogno che Erode era morto, come Mosรจ era rientrato in Egitto dopo la morte del Faraone che voleva la sua morte.

Con la Sacra Famiglia, portatrice del Figlio di Dio, ci imbattiamo nellโ€™inizio del nuovo popolo eletto: con loro sta iniziando un nuovo esodo.

Gesรน รจ il liberatore, รจ il conduttore del nuovo popolo. Gesรน entra in scena nellโ€™incarnarsi in un bambino fragile e indifeso. Sappiamo che le forze del male lo sopraffaranno, ma non lโ€™avranno vinta perchรฉ la morte che ha ucciso lโ€™autore della vita non ha piรน potere su di lui che รจ risuscitato. Sarร  Gesรน il vincitore, come lo era stato ai tempi Mosรจ.

Inizia il nuovo esodo, inizia il nuovo popolo dalla radice del popolo antico, dalla radice di Iesse. Un nuovo inizio che fa pensare ai tanti bimbi morti per violenza: perchรฉ solo Mosรจ, perchรฉ solo Gesรน si sono salvati in mezzo a tanti? รˆ chiaro che non vi รจ limite alla cattiveria umana, come รจ altrettanto chiaro che questi salvati dalle acque o dalle mani della soldataglia di Erode diventano strumenti di salvezza per tanti altri, se parliamo di Mosรจ, per tutti, se parliamo di Gesรน.

La santa famiglia non รจ una famiglia chiusa, รจ una famiglia di profughi che fuggono dalla violenza e vengono accolti in un paese straniero. Come non pensare ai tanti che lasciano le loro famiglie o le tante famiglie che fuggono dalla violenza della guerra e della fame, ma non vengono accolti dai nostri paesi ricchi? Noi, paesi occidentali che abbiamo derubato mezzo mondo nei modi piรน nefasti, devastando interi continenti e uccidendo intere popolazioni per impadronirci di ciรฒ che era loro, abbiamo paura di essere derubati di ciรฒ che abbiamo rubato. Noi ladri sospettiamo che tutti siano ladri: chi ha il sospetto ha il difetto, dice un vecchio adagio. Non riusciamo piรน a vedere la fame dellโ€™altro e il terrore che lโ€™altro vive nel dovere tornare dove subirร  altra violenza e fame: siamo solo preoccupati del nostro orto e della sicurezza di ciรฒ che abbiamo messo via e di ciรฒ che abbiamo costruito.

La famiglia di Nazareth vive nella paura e nel terrore di essere raggiunti dalla longa manus dei potenti che hanno ai loro ordini soldati ubbidienti ma non per questo meno assassini. Gente abituata ad obbedire ad ogni ordine, gente abituata alla violenza: cosa vuoi che facciano di diverso? Obbediranno comunque con violenza contro chiunque, soprattutto dove saranno sicuri di non incontrare resistenza: tra le famiglie, i civili, le donne e i bambini.

Siamo tutti un poโ€™ profughi e ci troviamo ad andare a Nazareth quando il nostro paese sarebbe Betlemme. Betlemme รจ casa nostra ma non ci possiamo rimanere, dobbiamo fuggire e dopo essere fuggiti non vi possiamo ritornare.

Siamo tutti un poโ€™ profughi: profughi perchรฉ non riusciamo a rimanere con noi stessi e a vivere dentro. Siamo un poโ€™ tutti profughi perchรฉ costretti a vivere fuori, a vivere per lโ€™apparenza: non si puรฒ vivere la grandezza dellโ€™interioritร  perchรฉ non appare, non รจ visibile e per gente che vive in una societร  dove la visibilitร  politica e religiosa, commerciale e lavorativa, sono il grande idolo che ci muove.

Siamo tutti profughi dentro e fuori, eppure chi si prende cura di questo essere profughi? Al massimo lo si puรฒ vedere come un problema, non come una realtร  umana. Siamo tutti profughi e non riusciamo a ritrovare noi stessi. Le nostre famiglie sono sbandate. Siamo pieni di ricchi che impoveriscono i nostri paesi per salvaguardare le loro immense ricchezze accumulate.

Oggi รจ la Festa della Sacra Famiglia, ma cosa รจ una famiglia oggi? Quando questa non ha una casa e quando molti che hanno una casa non riescono piรน a vivere insieme. Cosa รจ una famiglia quando non ha nulla sulla tavola da condividere e quando molti che hanno le tavole invase di ogni ben di Dio non riescono piรน a mangiare insieme. Cosa รจ una famiglia quando in nome della libertร  i figli sono rubati dalla droga e dallo sballo, quando la propria casa รจ rasa al suolo da un razzo intelligente, quando i propri campi non possono piรน produrre?

Cosa รจ una famiglia quando vede i propri figli morire di fame? Quando una nazione vede i propri figli fuggire allโ€™estero o morire di AIDS lasciando solo i vecchi e i bambini?

Cosa รจ una famiglia che non puรฒ piรน ritornare al suo paese o per motivi economici o per motivi politici o per motivi di religione?

Cโ€™รจ bisogno di spazio vitale, cโ€™รจ bisogno di accoglienza, cโ€™รจ bisogno di una tavola dove potere condividere un pezzo di pane, cโ€™รจ bisogno di speranza e di futuro.

Non cโ€™รจ piรน bisogno di dare la colpa, cโ€™รจ bisogno di rimboccarsi le maniche per risolvere i problemi, non per stabilirne le responsabilitร /accuse.

Siamo tutti profughi, non possiamo tornare a Betlemme, abbiamo il coraggio di andare a Nazareth e di iniziare una nuova vita laddove รจ possibile. Apriamo i nostri occhi, cogliamo la realtร  vera delle cose e agiamo di conseguenza.

Una piccola soluzione? Dacci oggi il nostro pane quotidiano! Non il mio. Perchรฉ quando il pane รจ nostro ce ne รจ per tutti e nasce condivisione, comunicazione e giustizia. Quando il pane รจ mio: non basta mai a nessuno. Nรฉ a chi accumula, che non รจ mai sazio, nรฉ a chi non accumula perchรฉ condannato ad una eterna fame.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano: questa รจ fiducia nellโ€™uomo!

AUTORE: p. Giovanni Nicoli

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