I discepoli dicono a Tommaso che era assente dal cenacolo, quanto era avvenuto. Gli dicevano: โAbbiamo visto il Signore!โ. Ma Lui non crede. Ma perchรจ non crede? In fondo la sua richiesta รจ legittima: il segno che Lui รจ vivo lo devo vedere su di Lui. Sono i segni della passione che mi dicono che รจ veramente Lui. Quanto Tommaso dice, a me pare una cosa buona. Forse essere un san Tommaso, essere come san Tommaso, รจ un atto di curiositร salutare che ci spinge oltre le apparenze.
Il primo ostacolo che Tommaso si trova a dovere superare รจ la poca credibilitร del corpo degli Apostoli. Se ne stanno rinchiusi nel cenacolo per paura dei giudei e chissร che cosa si vanno ad inventare. Il primo problema non รจ credere al Signore ma credere a questi paurosi che si spacciano per testimoni. Chissร cosa ci inventeremmo, chissร cosa ci inventiamo noi a partire dalle nostre paure. Diventiamo inaffidabili e alziamo il tiro per potere essere ascoltati e creduti. Tommaso non cโera, era lโunico che aveva il coraggio di uscire? Era stato mandato in avanscoperta dai discepoli stessi? Non lo sappiamo ma quanto sappiamo ci dice senzโaltro che non era un credulone, uno facile ad accogliere fantasie, bravo invece a smascherare paure e fantasie ad esse legate.
Il secondo ostacolo nasce dal fatto che i discepoli gli parlano del Risorto che รจ vivo. Tommaso, da uomo concreto e non facile da convincere, chiede la prova e la prova รจ โse non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco io non credoโ. Le prove per Tommaso non sono visioni non รจ neanche vedere il Signore, รจ vedere invece la prova che Lui รจ Colui che รจ morto per noi e che รจ stato crocifisso e che รจ stato sfiancato trapassato dalla lancia.
Noi siamo chiamati ad essere gemelli di Tommaso: non abbiamo visto, ma non รจ questo lโimportante. Siamo chiamati a credere alla testimonianza altrui e a divenire a nostra volta testimoni. Ma quanto รจ credibile la nostra testimonianza, e quella altrui, e quanto invece รจ solo frutto di paure inconfessabili. Tommaso vuole testimoni credibili, Tommaso รจ chiamato a divenire testimone credibile. Tommaso non crede alla testimonianza della comunitร della paura che รจ forse giร cambiata dopo lโincontro col Risorto, ma che non รจ ancora cambiata nella concretezza: ha detto a lui quanto รจ avvenuto ma รจ ancora rinchiusa nel cenacolo.
ร bello che otto giorno dopo il Signore ritorni, ritorna lo stesso giorno della settimana che รจ domenica: รจ il giorno dellโEucaristia in cui siamo chiamati ad esserci per poterLo incontrare. ร il giorno dellโEucaristia che diventa tale ogni volta che ci si trova tra fratelli, perchรฉ lรฌ Lui รจ in mezzo a noi. Tommaso doveva incontrare il Signore, non avrebbe potuto essere testimone di nulla se non era presente al fatto.
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E noi che siamo fratelli gemelli del Didimo che cosa possiamo fare e che cosa possiamo essere? Quale testimonianza possiamo accogliere e quali testimoni possiamo divenire? Non ci rimane che la via dellโamore. Se tu ami una persona tu ce lโhai dentro; se ce lโhai dentro lei รจ presente in te e grazie a te. Se รจ presente la ami e se la ami รจ presente, la vedi, ce lโhai dentro.
Il Signore risorto รจ presente grazie allโamore: se lo ami รจ presente, ce lโhai in te e lo manifesti semplicemente vivendo. Se non lo ami Lui che si presenta a te nelle varie situazioni della vita, non verrร visto. Non lo vedi, non ti รจ presente, anche se รจ lรฌ non lo riconosci. ร lโamore che riconosce.
Per fortuna che Tommaso, in quella prima sera, non cโera, non era presente. Come noi! In Tommaso noi possiamo vedere ciรฒ che siamo noi. Il non credere puรฒ essere un modo per chiudere, tutte fantasie, oppure un modo per camminare: voglio vedere il segno dei chiodi. Il non credere per indifferenza non porta da nessuna parte. Il non credere per amore scatena in noi la ricerca, la curiositร , il volere ricercare qualcosa che ci sfugge ma che sentiamo esserci. E la nostra vista lancia lo sguardo oltre, il nostro sguardo si affina e coglie cose impensabili. Se in Tommaso noi vediamo noi stessi possiamo divenire gente di speranza e di fede. Se ci accontentiamo di giudicare Tommaso come lโincredulo, noi non ci lasciamo toccare dalla sua esperienza, ci difendiamo e facciamo i farisei che cercano un corpo di accusa e un capro da accusare di ciรฒ che รจ loro proprio.
A ben vedere tutto quello che noi siamo รจ fondato sulla testimonianza altrui. Tutto quanto abbiamo imparato lโabbiamo imparato da altri. Credere a quanto loro testimoniano รจ metterci nella condizione di sperimentare quanto loro hanno sperimentato. Questo avviene non tanto perchรฉ ce la raccontano, quanto invece perchรฉ la vivono. Accogliere il loro vissuto รจ metterci nella condizione di viverlo noi stessi. La Parola diventa luogo di esperienza dove vivo quanto altri hanno giร vissuto. La parola si comunica a me tramite lโincarnazione nel fratello. Questo mi rende credente e beato perchรฉ vedente in lui ciรฒ che la Parola desidera essere per me.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
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Mio Signore e mio Dio!
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20, 24-29
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน. Gli dicevano gli altri discepoli: ยซAbbiamo visto il Signore!ยป. Ma egli disse loro: ยซSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credoยป.
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: ยซPace a voi!ยป. Poi disse a Tommaso: ยซMetti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!ยป. Gli rispose Tommaso: ยซMio Signore e mio Dio!ยป. Gesรน gli disse: ยซPerchรฉ mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!ยป.
Parola del Signore.
