Iniziando a riflettere su questo brano mi viene spontaneo vedere come lโascolto della Parola puรฒ essere cosa difficile e alle volte impossibile, se partiamo solo dal pezzetto che la liturgia ci propone. Questo brano fa parte del capitolo primo del vangelo di san Giovanni. Questo capitolo ha come centro la Parola che si incarna e che diventa vita nostra. Questa Parola trova voce grazie a Giovanni Battista che la testimonia e la fa esistere. I discepoli diventano poi tramite della Parola comunicando fra di loro, trasmettendola, dicendola. Cosรฌ nasce la comunitร cristiana che riceve la Parola, sperimenta la veritร della Parola, vive la Parola, trasmette la Parola.
Mi veniva da pensare di cosa si riempie la nostra bocca, di cosa riempiamo i nostri rapporti grazie ai social. Mi pare che siamo piรน attenti a riempire la bocca di parole piuttosto che a dare voce alla Parola. Parole finalizzate a sfogare il nostro cuore inaridito, piuttosto che parole che siano incarnazione della Parola e dunque parole che nutrano il nostro cuore e quello del fratello.
La comunitร cristiana esiste grazie a quella catena di testimoni che danno vita alla nostra storia. Non sono persone eccezionali: troppo facile pensarli cosรฌ. Troppo facile perchรฉ รจ un modo elegante per scaricare ogni nostra responsabilitร e ogni necessitร di essere vivi e di essere vita. Il testimone รจ colui che vede la Parola, la ascolta, la fa propria semplicemente perchรฉ la mangia, la fa diventare vita semplicemente perchรฉ cammina e muove le mani, oltre che le labbra e la bocca, grazie a Lei. A ben guardare non รจ nulla di eccezionale, รจ la cosa piรน naturale se solo accettiamo di metterci in rapporto di vita con Lei. Non un rapporto abitudinario, non un rapporto sterile, ma un rapporto di affetto, un rapporto accarezzante, un rapporto dove il nostro sguardo รจ vivo ed รจ vita.
Se guardiamo questo testo vediamo che la vita gira intorno ad alcune parole che sono vitali e testimoniali.
La prima parola รจ dire, vale a dire parlare e ascoltare. La Parola viene detta e viene ascoltata. La Parola detta piena di quello che siamo. Le nostre parole sono troppo piene di rabbia e di risentimento, per questo comunicano male e provocano male. Abbiamo motivo per agire cosรฌ? Senzโaltro! Ma possiamo scegliere di agire in modo vitale e non per dare aria alla nostra bocca e semplicemente per sfogare le nostre frustrazioni.
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La Parola detta apre il passo al vedere. Cโรจ una notizia, lo abbiamo visto. Ecco lโAgnello di Dio; maestro dove abiti? Venite e vedete! La Parola non รจ mai cosa teorica o cosa vuota, รจ cosa che parte dalla Vita e alla vita ritorna donando vita.
Per questo dopo avere ascoltato e visto, si segue. Venite e vedete, e andarono con Lui, a casa sua. Lโascolto vero e accogliente, lโabbraccio benedicente della Parola, non ci lascia indifferenti. Non diventa comando, diventa incapacitร a stare fermi e desiderio di metterci in cammino, di seguire, di andare.
A questo punto si incontra. Oggi Filippo incontra Natanaele e Natanaele incontra Gesรน. Cadono le barriere e i pregiudizi e si incomincia a vedere ciรฒ che fino ad allora non si vedeva. Sembrava cosa inesistente e invece cโรจ. Riconoscere che non รจ che non ci sia nulla, che non vi sia presenza, ma che siamo noi ad essere ciechi, รจ passo importante per accogliere la Parola e lasciare che diventi noi.
A quel punto si dimora, si va a casa sua, si lascia la porta aperta perchรฉ la Parola incarnata nel fratello possa entrare in casa nostra.
Siamo arrivati? No, adesso viene il bello. Tutto questo dinamismo e metterci in cammino, provoca in noi un desiderio a volte spento e dimenticato: รจ il dinamismo del cercare, รจ il dinamismo del desiderare che spesso si lega anche ad un pizzico di insoddisfazione che fa nascere una spinta ad andare e a guardare oltre.
La ricerca della nostra casa, del dove abitare, del dove abitiamo, del dove stiamo, diventa nostalgia di un cuore che ci parla di dimora, di sentirci a casa, di essere in un ambiente nostro, conosciuto, pieno di pietas, pieno di affetto. ร un sentire unโaria conosciuta, un respirare qualcosa di bello, magari con nostalgia, ma รจ qualcosa che ci fa superare la nostalgia perchรฉ sentiamo che lรฌ cโรจ vita.
Cosรฌ diventa bello ritornare a camminare, perchรฉ vediamo il nostro cammino come un ritorno alla casa del Padre. Magari camminiamo coi vestiti un poโ stracciati e un poโ sporchi: non fa niente, fa parte del camminare impolverarci e sudare. Quando arriviamo alla casa del Padre, un bel bagno caldo di misericordia ci attende per rigenerarci, renderci nuovi, freschi e pimpanti.
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
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Ecco davvero un Israelita in cui non cโรจ falsitร .
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1, 45-51
In quel tempo, Filippo trovรฒ Natanaรจle e gli disse: ยซAbbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosรจ, nella Legge, e i Profeti: Gesรน, il figlio di Giuseppe, di Nร zaretยป. Natanaรจle gli disse: ยซDa Nร zaret puรฒ venire qualcosa di buono?ยป. Filippo gli rispose: ยซVieni e vediยป.
Gesรน intanto, visto Natanaรจle che gli veniva incontro, disse di lui: ยซEcco davvero un Israelita in cui non cโรจ falsitร ยป. Natanaรจle gli domandรฒ: ยซCome mi conosci?ยป. Gli rispose Gesรน: ยซPrima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto lโalbero di fichiยป. Gli replicรฒ Natanaรจle: ยซRabbรฌ, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re dโIsraele!ยป. Gli rispose Gesรน: ยซPerchรฉ ti ho detto che ti avevo visto sotto lโalbero di fichi, tu credi? Vedrai cose piรน grandi di queste!ยป.
Poi gli disse: ยซIn veritร , in veritร io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dellโuomoยป.
Parola del Signore
