HomeVangelo del Giornop. Giovanni Nicoli - Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2023

p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Lc 1,46-55

Il beata colei che ha creduto nell’adempimento della Parola del Signore fa sbocciare sulle labbra di Maria e nel suo cuore, un canto di festa, di gioia e di ringraziamento. Il Signore, con il suo intervento, è la fonte della gioia del fedele, che esulta in Dio.

Nel 1 Sam 2, 1-2 Anna canta: “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte si innalza grazie al mio Dio”. A lei che esulta per un figlio insperato, risponde Maria per un figlio non cercato ma donato. Il canto esprime la gioia che invade l’uomo nella totalità della sua persona. Ed è un canto questo che coinvolge tutto il mondo.

Il canto è una poesia che sgorga dal cuore e che mette insieme parole e musica, razionalità e sentimento. Il canto comunica sempre una passione come desiderio di vita, come ringraziamento, come sentimento, come tristezza, come gioia. Il canto raccoglie momenti di vita riconosciuta e li esprime poeticamente come dono all’altro. Ognuno di noi dovrebbe essere un cantore e un compositore di canti guardando la sua vita e le grandi cose che il Signore ha compiuto in lui.

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La Luce che viene come sole che sorge dall’alto sta venendo ad illuminare i cuori di coloro che vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte dirigendo i nostri passi sulla via della pace. Maria illuminata da Colui che viene, rivede le grandi cose che Dio ha compiuto nella sua vita, è beata ed esprime questa beatitudine nel canto del Magnificat.

Riconosce l’annuncio dell’angelo, il suo avere ascoltato e accolto la Parola che l’ha riempita di Spirito Santo facendola incinta, il suo turbamento, il suo timore, il suo Sì/Eccomi, il suo muoversi per portare la testimonianza dell’amore di Dio ad Elisabetta nella carità, il suo essere riconosciuta beata. Maria volge uno sguardo sul suo vivere e riconosce una presenza: quella di Dio.

Riconoscendo tale presenza e le grandi cose che ha compiuto in lei, esclama a gran voce nel canto i segni della presenza amorevole di Dio. Un canto che coinvolge tutta la sua vita e la vita di ogni uomo. Un canto che non rimane personale ma, coinvolgendo tutti, diventa una eco delle cose che Dio ha fatto lungo la storia della salvezza.

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Vedere e riconoscere le cose belle che Dio fa e ha fatto nella nostra vita non è una cosa personale ed egoistica, ma apre all’altro: il canto serve a migliorare la vita e a comunicare all’altro, il canto riconoscente apre all’altro e rilancia verso l’altro la speranza, la speranza di vita. Diventa un canto dell’aurora per noi e per l’altro perché mette in evidenza che Dio è il Signore della storia e che lui dispiegherà ancora una volta la potenza del suo braccio operando cose impossibili all’uomo.

I poveri sono sempre stati poveri e sempre rimarranno tali, i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, ma non sarà sempre così perché Dio rovescerà i potenti dai troni, innalzerà gli umili, ricolmerà di beni gli affamati, rimanderà i ricchi a mani vuote, ancora una volta soccorrerà Israele suo servo, soccorrerà ognuno di noi, per sempre.

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