Gesรน รจ il figlio unigenito non il figlio unico. Lui รจ il primo tra molti fratelli non รจ senza fratelli. Se fosse figlio unico non sarebbe figlio del Padre che ama tutti e che dona la vita a tutti i suoi figli, i fratelli appunto.
Gesรน Figlio di Dio non puรฒ che essere il Figlio Unigenito, primo tra molti fratelli. Fraternitร realizzata e concretizzata grazie al dono di sรฉ. La primogenitura non รจ qualcosa da conservare quanto invece qualcosa da donare e da condividere. Le conserve nella fraternitร non funzionano e creano solo diseguaglianze e ingiustizie.
Il nostro รจ un mondo ingiusto che sempre rimarrร tale perchรฉ il male lo abita. Ma ciรฒ non significa che noi non possiamo vivere per la giustizia non tanto per un dovere morale, quanto invece perchรฉ รจ lโunico modo umano per vivere. Lโingiustizia รจ disumana come disumana รจ la mania conservativa nei confronti della vita. Anche la natura si ribella nei confronti del nostro volere conservare e garantire una lunga vita, una vita a discapito di altre vite. Se la vita la doniamo generiamo vita. Se la vita la vogliamo conservare generiamo vecchiume e Alzheimer.
Gesรน, Figlio Unigenito del Padre, รจ primo tra molti fratelli e per questo non puรฒ non donare vita, non donare la vita. La sua stessa nascita รจ un dono come รจ un dono la nascita di ogni essere umano che viene al mondo. Ed รจ dono anche se fin dallโinizio รจ piรน quello che riceve di quello che dona. Ma fin dallโinizio dona, dona sorriso, dona gioia, dona stupore. Questa dinamica di dono che genera vita, รจ la vita umana che il Signore รจ venuto a donarci e a condividere.
Siamo semi e nel momento in cui doniamo la vita non rimaniamo soli ma portiamo frutto. La chiesa che รจ a servizio del mondo, non รจ chiamata a fare numeri e ad avere molta gente in chiesa: questo รจ utilizzo della gente per dire che siamo tanti e che siamo forti. No la chiesa รจ chiamata a morire per il mondo non a salvaguardare se stessa e i propri interessi nei confronti del mondo.
La chiesa รจ viva quando serve e serve quando muore. Allora non rimane sola ma porta molto frutto. Il problema della chiesa non รจ essere pochi ma essere seme. Ne basta uno che muore per portare frutto. Non servono mille che non muoiono per portare frutto. Non abbiamo bisogno di tanti preti e religiosi, ne abbiamo bisogno di uno che accetti di morire per portare frutto. Chi muore non rimane solo, chi si vuole conservare e garantire rimane solo.
La forza vitale del seme, e quindi del Figlio Unigenito, e quindi di ogni discepolo, sta nella disponibilitร a morire a servizio del mondo.ย ร una necessitร profondamente umana e profondamente divina.
Lโegoismo รจ sterile: il seme che vuole conservarsi resterebbe solo e perderebbe la sua qualitร di seme non comunicando vita. LโUnigenito che rimane figlio unico perderebbe la sua qualitร di unigenito tra molti fratelli, non sarebbe piรน unigenito ma figlio unico. Il discepolo che vuole conservare la propria fede, le proprie tradizioni, le proprie chiese, la propria identitร cristiana, non serve a nulla perchรฉ anzichรฉ donare vita cade nella grande tentazione maligna e demoniaca del volere conservare.
Una vita che non si dona, non cโรจ via di scampo, รจ morta.
Un chicco che muore รจ fecondo: dando la vita diventa principio di vita, principio di vita per tutti come รจ il Padre.
Piรน ci attacchiamo alla nostra vita e piรน siamo obbligati a ripiegarci su di noi. Se scegliamo di perdere la vita, cioรจ di donarla, noi facciamo nascere vita nuova, relazioni nuove, comunichiamo amore.
Chi vuol trattenere il respiro, lo spirito, il Santo Spirito, muore soffocato. Si vive perchรฉ non si trattiene il respiro ma perchรฉ lโaria รจ aspirata ed espirata, perchรฉ la vita รจ ricevuta e donata.
โSe tu vai in chiesa devi vivere come un figlio di Dio (โฆ). Meglio vivere come atei che andare in chiesa e odiare gli altri. Bisogna pregare Dio come figli, non come un pappagallo che parla, parla, parlaโ. (Papa Francesco).
AUTORE: p. Giovanni Nicoli
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