FIGLIO
‘Grazie’ alla pandemia, ci siamo ricordati di essere figli. Ci siamo ricordati che avevamo collocato i nostri genitori nelle case di riposo (che non sono resort di lusso alle Canarie), ci siamo accorti che abitiamo a km di distanza e che da un momento all’altro potrebbero non esserci più, ci siamo resi conto di quanto vale la carezza di una madre e di quante volte abbiamo preferito invece pensare alla nostra vita.
Diventare figlio vuol di accorgersi di avere una storia: non sono il primo, qualcuno mi ha preceduto e io sono inevitabilmente parte di quella storia. Capire di essere figlio vuol dire rendersi conto che bene o male qualcuno, cercando di fare il meglio che poteva, mi ha permesso di crescere. Essere figlio vuol dire anche avere la responsabilità , nella misura del possibile, di restituire, non per dovere, ma per stare dentro la legge della vita.
Dio non si lamenta di avere figli disobbedienti, non ama solo quelli che fanno sempre i bravi. Dio è quel padre che aspetta sempre che il ‘no’ del figlio si trasformi in un ‘sì’. Dio è quel padre che non chiude mai la porta. E’ il padre che esce incontro al figlio perché non ha mai smesso di desiderare quell’abbraccio.
UN IMPEGNO
Oggi ringrazio per mia mamma e per mio padre, non necessariamente perché sono stati dei genitori esemplari, ma perché sono la mia vita.
P. Gaetano Piccolo S.I.
Compagnia di Gesù (Societas Iesu) – Fonte