Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 23 novembre 2025.
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Cristo re: Ha per trono una croce
A Roma governa lโimperatore Tiberio quando, lungo il fiume Giordano, compare il Battista. Ciรฒ che dice provoca entusiasmo, risveglia attese, suscita speranze.
Le autoritร politiche e religiose si preoccupano perchรฉ considerano sovversivo il suo messaggio. Dice: Il regno dei cieli รจ vicino! (Mt 3,2).
Dopo di lui Gesรน comincia a percorrere cittร e villaggi annunciando ovunque: Il tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ imminente! (Mc 1,15). A volte dice anche: Il regno di Dio รจ giร in mezzo a voi (Lc 17,21).
Il Regno รจ il centro della predicazione di Gesรน; basti pensare che nel NT il tema del regno di Dio รจ presente 122 volte e ben 90 sulla sua bocca.
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Pochi anni dopo la sua morte, troviamo i suoi discepoli che, in tutte le province dellโimpero e nella stessa Roma, annunciano il regno di Dio (At 28,31).
Vorremmo che il Battista, Gesรน e gli apostoli ci spiegassero il significato di questa espressione, ma nessuno di loro lo fa.
Notiamo perรฒ che Gesรน prende le distanze da chi dร alla sua missione unโinterpretazione politico-nazionalistica (Mt 4,8s) tuttavia, il suo messaggio contiene unโinnegabile carica sovversiva per le strutture esistenti nella societร . ร considerato pericoloso dai detentori del potere, sia politico che religioso.
Iniziato come un piccolo seme, il Regno รจ destinato a crescere e a diventare un albero (Mt 13,31-32); รจ dotato di una forza irresistibile e provocherร una trasformazione radicale del mondo e dellโuomo.
La regalitร di Gesรน รจ difficile da capire, ha mandato in tilt anche la testa di Pilato (Gv 18,33-38). ร troppo diversa da quelle di questo mondo. Quante volte lungo i secoli รจ stata equivocata!
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โVenga il tuo regno!โ.
Vangelo (Lc 23,35-43)
35ย Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: โHa salvato gli altri, salvi se stesso, se รจ il Cristo di Dio, il suo elettoโ.
36ย Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dellโaceto, e dicevano:ย 37ย โSe tu sei il re dei giudei, salva te stessoโ.ย 38ย Cโera anche una scritta, sopra il suo capo: Questi รจ il re dei giudei.
39ย Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: โNon sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!โ.ย 40ย Ma lโaltro lo rimproverava: โNeanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?ย 41ย Noi giustamente, perchรฉ riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di maleโ.ย 42ย E aggiunse: โGesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoโ.
43ย Gli rispose: โIn veritร ti dico, oggi sarai con me nel paradisoโ.
Gli israeliti si aspettavano un grande re.
Lo sognavano ricco, avvolto in abiti preziosi, forte, seduto su un trono dโoro. Volevano vederlo dominare su tutti i popoli e umiliare i nemici, costringendoli a prostrarsi ai suoi piedi e a lambire la polvere (Sal 72,9-11). Nutrivano la speranza che il suo regno sarebbe stato eterno ed universale.
Nel brano evangelico viene presentata la risposta di Dio a queste attese.
Siamo sul Calvario, Gesรน รจ inchiodato sulla croce, due banditi al suo fianco, sopra il suo capo una scritta: Questi รจ il re dei giudei (v.38).
Sarebbe costui lโatteso figlio di Davide?
No, non รจ possibile: costui รจ solo uno sventurato. Dove sono i segni della regalitร ?
Egli non domina dallโalto di un trono dโoro, si trova inchiodato su una croce; non รจ circondato da servi che lo ossequiano, che si inchinano ai suoi piedi; non ci sono soldati pronti a scattare ad ogni suo ordine.
Egli si trova davanti a persone che lo insultano, che lo deridono; non indossa paludamenti lussuosi, รจ completamente nudo.
Non minaccia nessuno, usa parole di amore e di perdono per tutti; non costringe i suoi nemici a lambire la polvere, รจ lui che beve dellโaceto. Al suo fianco non ha i suoi ministri, i generali dellโesercito, ma due malfattori.
Un giorno Giacomo e Giovanni gli avevano chiesto: โConcedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistraโ (Mc 10,37). Avessero saputo cosa stavano domandandoโฆ
Che strana regalitร quella di Gesรน! ร lโopposto di quella che gli uomini sono abituati ad immaginare.
Purtroppo molti cristiani non hanno coltivato speranze diverse dai giudei: hanno identificato il regno di Cristo con le vittorie e i trionfi e con il rispetto che i capi della chiesa riuscivano ad incutere ai grandi di questo mondo.
Lโiscrizione posta sulla croce proclama re dei giudei un uomo sconfitto, incapace di difendersi, privo di qualunque potere. Un re cosรฌ fa crollare tutti i nostri progetti. Ritorna allora, insistente, la domanda: comโรจ possibile che sia costui il messia promesso?.
Vediamo da vicino le tre scene che vengono descritte nel Vangelo di oggi.
Nella prima (vv.35-37) vengono introdotti tre gruppi di persone che si trovano ai piedi della croce, ai piedi del โreโ.
ร presente anzitutto il popolo. Come si comporta? Non fa nulla, nรฉ di bene nรฉ di male: sta ad osservare (v.35). ร stupito, sembra non rendersi conto di ciรฒ che sta accadendo. Non capisce come un uomo che muore senza reagire possa essere il re tanto atteso.
ร un giusto, ma perchรฉ allora Dio non interviene per salvarlo?
Abbiamo notato piรน volte durante questโanno liturgico che Luca nutre grande simpatia per i poveri, per gli ultimi, per la gente semplice. Questo evangelista ci presenta il popolo muto e perplesso ai piedi della croce: vuole dirci che non รจ responsabile della morte di Gesรน. Pochi versetti piรน avanti noterร : โTutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il pettoโ (Lc 23,48).
Il popolo stupito rappresenta tutta quella gente ben disposta che vorrebbe capire il progetto di Dio, ma non riesce perchรฉ chi la dovrebbe illuminare รจ, a sua volta, cieco.
Oltre al popolo, ai piedi della croce ci sono i capi. Eccoli i veri responsabili! Essi, come gli anziani dโIsraele che a Ebron hanno unto re Davide, dovrebbero riconoscere in Gesรน il messia promesso. Invece lo scherniscono: non รจ il re che a loro piace, รจ uno sconfitto, รจ incapace di salvare se stesso, non scende dalla croce (v.35).
Perchรฉ Gesรน non dร la prova che essi chiedono? Perchรฉ non scende dalla croce? Perchรฉ non compie il miracolo? Se lo facesse convincerebbe tutti ed eviterebbe un enorme crimine.
Se scendesse dalla croce, tutti crederebbero. Ma in che cosa? Nel Dio forte e potente, nel Dio che sconfigge e umilia i nemici, che risponde colpo su colpo alle provocazioni degli empi, che incute timore e rispetto, che non scherzaโฆ E questo non รจ il Dio di Gesรน.
Se scendesse dalla croce tradirebbe la sua missione: avvallerebbe lโidea falsa di Dio che le guide spirituali del popolo hanno in mente. Confermerebbe che il vero Dio รจ quello che i potenti di questo mondo hanno sempre adorato perchรฉ รจ simile a loro: forte, arrogante, oppressore, vendicativo, armato.
Questo Dio forte รจ incompatibile con quello che ci รจ rivelato da Gesรน in croce: il Dio che ama tutti, anche chi lo combatte, che perdona sempre, che salva, che si lascia sconfiggere per amore.
Dio non รจ onnipotente perchรฉ con il suo immenso potere puรฒ fare ciรฒ che vuole, ma perchรฉ ama in modo immenso, perchรฉ si mette senza limiti e senza condizioni a servizio dellโuomo. La sua non รจ lโonnipotenza del dominio, ma del servizio. Lo abbiamo visto in Gesรน che si china per lavare i piedi ai discepoli: quello รจ volto autentico del Dio onnipotente, del re dellโuniverso.
Il terzo gruppo che si trova ai piedi della croce รจ composto dai soldati. Si tratta di poveri uomini, strappati alle loro famiglie e mandati, per pochi soldi, a commettere violenze contro un popolo dalla lingua, dai costumi e dalla religione differenti.
Lungi dalle loro mogli, dai figli, dagli amici, hanno smarrito tutti i sentimenti umani e si sfogano contro uno piรน debole di loro. Piรน che colpevoli, sono vittime della follia di altri superiori a loro.
Essi sanno soltanto eseguire ordini, non possono manifestare una loro opinione, ripetono le parole che hanno sentito proferire dai loro capi: โSe sei il re dei giudei, salva te stessoโ (v.36).
Per paura, per pochi soldi, per ignoranza hanno venduto la propria testa e la propria coscienza; collaborano allโingiustizia, al sopruso, alla violenza contro i piรน deboli.
Sono stati educati a credere soltanto nella forza e chi confida nelle armi rispetta chi vince e schernisce chi perde. Ora Gesรน รจ dalla parte degli sconfitti.
La seconda scena (v. 38) occupa il centro del brano. Presenta la scritta posta sopra il capo di Gesรน.
Luca sembra rivolgere un invito ai cristiani delle sue e delle nostre comunitร : contemplate il re inchiodato sulla croce! Di fronte a lui diviene ridicola ogni bramosia di gloria, ogni volontร di dominio, ogni desiderio di raggiungere i primi posti. Dallโalto della croce Gesรน indica a tutti chi รจ il re scelto da Dio: รจ colui che accetta lโumiliazione, che sa che lโunico modo per dare gloria a Dio รจ quello di scegliere lโultimo posto per servire il povero.
Abbiamo contemplato ciรฒ che avviene ai piedi della croce, poi abbiamo considerato lโiscrizione posta sopra.
La terza scena (vv.39-43) si svolge ai lati di Gesรน, dove sono crocifissi due malfattori.
Come il popolo, come i capi, come i soldati, uno dei due non comprende nulla. Lโunica cosa che si aspetta dal messia รจ la liberazione dal supplizio al quale รจ stato sottoposto; Gesรน non lo aiuta, si mostra incapace di esaudire la sua richiesta.
Il secondo malfattore รจ lโunico che riconosce in Gesรน il re atteso: โGesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoโ.
Lo chiama per nome. Ha capito che con lui puรฒ usare questa confidenza. Lo sente amico, lโamico di chi ha avuto una vita devastata. Non lo considera un โsignoreโ, ma un compagno di viaggio, uno che ha accettato di subire, pur essendo giusto, la sorte degli empi.
Da Gesรน non si aspetta una liberazione miracolosa, chiede solo di compiere con lui gli ultimi passi della vita, di quella vita che รจ stata un susseguirsi di errori e di crimini.
Gesรน gli promette: โOggi sarai con me nel paradisoโ.
La storia di questo malfattore รจ quella di ogni uomo: chi non si รจ comportato come lui? Chi qualche volta non ha stroncato la vita di qualche fratello con lโodio, le calunnie, le ingiustizie? Chi non ha provocato piccoli o grandi disastri nella societร , nelle famiglie, nella comunitร cristiana?
In fondo al cuore, molti continuano a pensare che, sulla croce, la regalitร di Gesรน non รจ stata ben celebrata. Quello รจ stato solo un momento infausto. La manifestazione vera avrร luogo piรน tardi, alla fine del mondo, al momento della resa dei conti. Allora si vedrร brillare la gloria di Cristo: egli giungerร con il suo esercito di angeli e mostrerร a tutti, specialmente a chi lo ha crocifisso la sua potenza.
Prima di morire, Gesรน ha pronunciato una sentenza di assoluzione nei confronti dei suoi carnefici. Sarร valida anche alla fine o si รจ trattato di unโaffermazione provvisoria e suscettibile di revisioni? Sarร vero che coloro che lo hanno condannato e ucciso non sapevano quello che facevano (Lc 23,34)? Forse qualcuno ritiene che sul Calvario Gesรน non era nelle condizioni ideali per valutare obiettivamente le responsabilitร di coloro che lo stavano crocifiggendo e, ancor meno, per manifestare tutta la sua gloria.
Bene, se ancora coltiviamo simili pensieri, non abbiamo colto il volto di Dio che Gesรน ci ha rivelato.
Il processo contro chi ha ucciso Gesรน โ sia ben chiaro! โ non verrร riaperto; non ci sarร una revisione della sentenza. Gesรน ha pronunciato il suo giudizio definitivo: ha assolto i suoi carnefici, li ha salvati nel momento piรน glorioso della sua vita: quando, sulla croce, ha manifestato il massimo del suo amore.
Per noi un re trionfa quando vince, sconfigge, umilia. Tentiamo in tutti i modi di adeguare lโimmagine di Cristoโre a quella dei re di questo mondo. Non vogliamo credere che egli trionfa nel momento in cui perde, nel momento in cui dona la vita.
Questo sovrano che regna dallโalto di una croce ci disturba perchรฉ esige un cambiamento radicale delle scelte della nostra vita. Esige, per esempio, che si offra il perdono incondizionato a tutti coloro che ci fanno del male.
In questa prospettiva anche il giudizio finale non puรฒ essere temuto, ma va atteso con gioia perchรฉโฆ avverrร a parti invertite.
Alla fine non sarร Dio a giudicare noi, ma noi a โgiudicareโ lui.
Spogliati delle miserie, meschinitร e grettezze che hanno appesantito la nostra mente e irrigidito il nostro cuore, curati dalla cecitร spirituale che ci ha impedito di comprendere le Scritture (Lc 24,25), โcontempleremo il suo voltoโ (Ap 22,4), โlo vedremo come egli รจโ (1 Gv 3,2). Allora saremo in grado di pronunciare un โgiudizioโ obiettivo su di lui. Stupiti saremo costretti ad ammettere: Dio รจ piรน grande del nostro cuore (1 Gv 3,20).
Nel sito Settimana News sono presenti anche i commenti alla prima e seconda lettura.
