Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 11 maggio 2025.
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ร bello farsi portare, ma da chi?
A partire dal III secolo d.C. (non prima) compare spesso nelle catacombe lโimmagine del Cristo pastore con una pecora sulle spalle o attorniato dal gregge. ร una scena che vuole raffigurare la fiducia e la serenitร con cui il credente attraversa la valle oscura della morte, sorretto o guidato dal suo Signore.
Ma non รจ soltanto nel momento in cui lascia questo mondo che il discepolo si affida alle braccia del suo Pastore. Quello รจ soltanto lโultimo, quando appare chiaro che tutti coloro che durante la vita si atteggiavano a pastori, ma predicavano dottrine opposte a quelle di Cristo, erano in realtร solo mercenari, spacciatori di illusioni. Nel momento decisivo sono costretti a dichiarare la loro incapacitร a soccorrere.
Il discepolo accetta di farsi accompagnare dal buon Pastore in ogni istante della sua vita.
Lasciarsi trasportare รจ una scelta meno comoda di quanto sembri. Presuppone il coraggio di affidare la propria vita a Cristo, senza lasciarsi prendere dallo sgomento quando non si comprende dove egli stia andando e dove voglia condurre. Significa anche resistere alle lusinghe degli pseudo-pastori che in realtร sono ladri e predoni il cui unico obiettivo (spesso nemmeno cosciente) รจ lโaffermazione di sรฉ, รจ la ricerca del proprio tornaconto.
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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โSe anche sarรฒ condotto per valli oscure non temerรฒ alcun maleโ.
Prima Lettura (At 13,14.43-52)
In quei giorni,ย 14ย Paolo e Barnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.
43ย Molti giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44ย Il sabato seguente quasi tutta la cittร si radunรฒ per ascoltare la parola di Dio.ย 45ย Quando videro quella moltitudine, i giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.ย 46ย Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: โEra necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poichรฉ la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.ย 47ย Cosรฌ infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perchรฉ tu porti la salvezza sino allโestremitร della terraโ.
48ย Nellโudir ciรฒ, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.ย 49ย La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.ย 50ย Ma i giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della cittร e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio.ย 51ย Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icรฒnio,ย 52ย mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
La liturgia della Parola di oggi si apre con un brano tratto dal racconto del primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba. Questi due apostoli un sabato arrivano ad Antiochia di Pisidia e, come sono soliti fare, entrano nella sinagoga dei giudei e cominciano ad annunciare la Buona Novella di Gesรน (v.14). Il loro messaggio impressiona, sorprende, o meglio, sconvolge letteralmente gli uditori, giudei ferventi, educati secondo le tradizioni dei loro padri, fedeli osservanti della legge. Costoro conoscono gli oracoli dei profeti e vivono in attesa del Messia, tuttavia rimangono sconcertati e sbalorditi quando, dalla bocca di Paolo e di Barnaba, odono un messaggio scandaloso: Gesรน, condannato dalle autoritร religiose e giustiziato con un supplizio infamante, รจ il salvatore del mondo. ร inaudito! Non possono che pensare: forse abbiamo capito male. Per questo il sabato seguente accorrono ancora piรน numerosi (vv.14-44).
Lungo la settimana riflettono su quanto hanno ascoltato e giungono alla conclusione che ciรฒ che Paolo e Barnaba hanno detto รจ blasfemo, รจ un insulto a Dio. Dopo aver dato tante prove di forza durante lโesodo, egli ora non puรฒ rendersi ridicolo e spregevole agli occhi dei popoli inviando un messia sconfitto e condannato. Si sentono in dovere di difendere la purezza della loro fede. Non sono persone cattive, malevole, disoneste, sono semplicemente condizionate dalla loro mentalitร religiosa, non sono disposte a mettere in dubbio le loro certezze, non immaginano neppure lontanamente che il Signore possa avere in serbo qualche sorpresa o qualche novitร (v.45).
I due apostoli, con franchezza, ripropongono il loro messaggio, senza lasciarsi scoraggiare dal rifiuto nรฉ intimidire dallโopposizione delle persone piรน devote. Anzi, vedono in questa mancata adesione alla fede da parte di alcuni un invito a rivolgersi anche ai pagani. Si realizza cosรฌ la profezia di Isaia: la luce e la salvezza sono per tutti i popoli e devono giungere โfino alle estremitร della terraโ (vv.46-47).
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Non tutti perรฒ chiudono la mente e il cuore. Molti, sia giudei che pagani, sentono la chiamata di Dio alla conversione e scelgono il cammino della salvezza. Cosรฌ โabbracciarono la fede tutti coloro che erano destinati alla vita eternaโ (v.48). Non si tratta della predestinazione al paradiso per alcuni e della dannazione eterna per altri. Nella vita eterna non si entra quando si muore, ma nel momento in cui si aderisce alla fede e si accetta il Messia di Dio. Alcuni, in piena buona fede, senza rendersi conto di ciรฒ che perdono, ritengono assurda questa fede e la rifiutano. Coloro che lโaccolgono invece, da subito, sono nella vita eterna. Alla fine nessuno verrร escluso. Lโautore degli Atti degli Apostoli constata soltanto che, per i misteriosi meccanismi che regolano e condizionano la libertร dellโuomo, alcuni arrivano prima alla vita. Gli altri giungeranno certamente, anche se piรน tardi.
Il fatto che le promesse e le benedizioni di Dio vengano offerte anche ai pagani inquieta ancor piรน i giudei ligi alle loro tradizioni e, visto che le parole non bastano a bloccare gli eventi, ricorrono al sopruso. Fra i membri della loro comunitร ci sono alcune donne della nobiltร che hanno mariti o figli impiegati in posti chiave dellโapparato amministrativo della cittร . Costoro ottengono che i due apostoli vengano allontanati (v.50).
Lโepisodio richiama un fatto identico accaduto a Gesรน allโinizio della sua vita pubblica. Non appena cominciรฒ a predicare a Nazareth, anchโegli venne scacciato dalla sinagoga e rischiรฒ addirittura di essere linciato da coloro che si erano riuniti per la preghiera. I suoi compaesani ritenevano di essere religiosi esemplari, erano convinti di avere giร capito tutto di Dio, non potevano accettare che Gesรน mettesse in dubbio le loro sicurezze religiose e mostrasse loro che ben poco avevano capito delle sacre Scritture (Lc 4,16-29).
Se Gesรน e gli apostoli sono stati perseguitati, non cโรจ da meravigliarsi che nessun predicatore autentico del Vangelo sia lasciato tranquillo e non incontri oppositori.
Dopo aver ricordato che Paolo e Barnaba furono costretti ad andare ad Iconio (v.51), il brano si conclude con unโannotazione curiosa: i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo (v.52). ร strano: i malvagi hanno avuto la meglio, i due apostoli devono andarsene sconfitti ed i cristiani di Antiochia di Pisidia, invece di rattristarsi, sono pieni di gioia!.
La gioia puรฒ coesistere anche con la lacrime, con le speranze deluse, con il dolore dellโingiustizia subita. Non potranno sperimentare questa gioia sia i malvagi che si oppongono alla veritร e lottano contro chi annuncia il Vangelo, sia i giusti, se non liberano il loro cuore dal risentimento contro chi li perseguita.
Seconda Lettura (Ap 7,9.14b-17)
Io Giovanni,ย 9ย vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti allโAgnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani.
14ย E uno degli anziani disse: โEssi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dellโAgnello.ย 15ย Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderร la sua tenda sopra di loro.
16ย Non avranno piรน fame, nรฉ avranno piรน sete, nรฉ li colpirร il sole, nรฉ arsura di sorta,ย 17ย perchรฉ lโAgnello che sta in mezzo al trono sarร il loro pastore e li guiderร alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerร ogni lacrima dai loro occhiโ.
Quanti dolori, quante tribolazioni, quante amarezze nella vita dellโuomo! Quando vediamo tanti innocenti soffrire, rimanere vittime di violenze, di tradimenti, di inganni cerchiamo disperatamente un perchรฉ, ma spesso non lo troviamo. Il libro dellโApocalisse dedica quattro capitoli a questo angosciante problema (Ap 5-8). Dice che, nei cieli, si trova un libro in cui un angelo ha preso nota di tutte le sofferenze e di tutte le lacrime degli uomini. In questo libro viene detto anche il perchรฉ accadono tante cose incomprensibili e assurde. Purtroppo perรฒ il libro รจ chiuso con sette sigilli che nessun uomo รจ in grado di spezzare; ecco la ragione per cui gli uomini piangono: si sentono come in balia di un destino cieco e non trovano una spiegazione ai drammi che li affliggono.
Allora, non abbiamo alcuna speranza di trovare un senso alla storia del mondo? Il libro che contiene la risposta alle nostre angosce, ai nostri interrogativi piรน profondi rimarrร chiuso per sempre? Il Veggente dellโApocalisse invita tutti a porre fine al pianto: lโAgnello โ dice โ aprirร il libro e spezzerร ad uno ad uno i suoi sigilli, cioรจ, svelerร tutti gli enigmi della nostra esistenza.
Il brano di oggi narra ciรฒ che avviene dopo la rottura del sesto sigillo: appare una moltitudine immensa che nessuno puรฒ contare, gente di ogni razza, lingua, popolo e nazione. Tutti stanno in piedi di fronte al trono dellโAgnello, indossano vesti bianche ed hanno palme nelle mani (v.9). Il vestito bianco รจ il simbolo della gioia e dellโinnocenza, le palme sono il segno della vittoria.
Chi sono queste persone? Sono coloro che in questo mondo hanno sopportato tribolazioni e persecuzioni ed hanno donato la loro vita ai fratelli, come ha fatto lโAgnello. Gli uomini li hanno considerati dei falliti, ma per Dio sono dei vincitori (v.14). Essi โnon avranno piรน fame, nรฉ avranno piรน sete, nรฉ li colpirร il sole, nรฉ arsura di sorta, perchรฉ lโAgnelloโฆ sarร il loro pastoreโฆ e Dio tergerร ogni lacrima dai loro occhiโ (vv.16-17).
In questi ultimi versetti cโรจ unโimmagine strana: โLโAgnello sarร il loro pastoreโ. Come puรฒ un agnello essere anche pastore? Eppure รจ proprio cosรฌ: Gesรน รจ divenuto pastore, guida, perchรฉ, come agnello, รจ stato immolato, ha donato la sua vita per amore.
Questa pagina รจ stata scritta per incoraggiare i cristiani perseguitati a perseverare con pazienza e fermezza. In loro sta realizzandosi ciรฒ che รจ accaduto a Gesรน, lโAgnello; se lo seguiranno come si segue un pastore, parteciperanno alla sua stessa vittoria.
Vangeloย (Gv 10,27-30)
In quel tempo Gesรน disse:ย 27ย โLe mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
28ย Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirร dalla mia mano.
29ย Il Padre mio che me le ha date รจ piรน grande di tutti e nessuno puรฒ rapirle dalla mano del Padre mio.ย 30ย Io e il Padre siamo una cosa solaโ.
La terra dโIsraele รจ in grande parte montuosa e adibita alla pastorizia. Custodi di greggi sono stati Abele, Abramo, Giacobbe, Mosรจ, Davide. Non deve dunque destare meraviglia che nella Bibbia ricorrano spesso immagini della vita pastorale. Dio รจ chiamato โpastore dโIsraeleโ: conduce il suo popolo come un gregge, lo tratta con amore e sollecitudine, lo guida verso pascoli abbondanti e sorgenti dโacqua fresca (Sal 23,1; 80,2). Anche il Messia รจ annunciato dai profeti come un pastore che pascerร Israele: โEcco, costituirรฒ sopra di esse pastori che le faranno pascolareโฆ susciterรฒ a Davide un germoglio giusto, che regnerร da vero re, e sarร saggio ed eserciterร il diritto e la giustiziaโ (Ger 23,1-6; Ez 34).
Gesรน si richiama a questa immagine quando un giorno, scendendo dalla barca, vede una grande folla accorsa a piedi per udire da lui una parola di speranza. Marco dice: โegli si commosse per loro, perchรฉ erano come pecore senza pastoreโ (Mc 6,33-34).
Nel Vangelo di Giovanni Gesรน si presenta come lโatteso pastore (Gv 10,11.14), come colui che condurrร il popolo lungo il cammino della rettitudine e della fedeltร al Signore.
La quarta domenica di Pasqua รจ detta domenica del buon pastore perchรฉ in essa, ogni anno, la liturgia propone un brano del capitolo 10 di Giovanni nel quale Gesรน si presenta come il vero pastore. I quattro versetti che leggiamo nel Vangelo oggi sono tratti dalla parte conclusiva del discorso di Gesรน e vogliono aiutarci ad approfondire il significato di questa immagine biblica.
Iniziamo con una precisazione: quando parliamo di Gesรน buon pastore la prima immagine che ci viene in mente รจ quella del Maestro che tiene sulle spalle o tra le braccia una pecorella. ร vero: Gesรน รจ buon pastore anche nel senso che va alla ricerca della pecorella smarrita, ma questa รจ la riproduzione della parabola che si trova nel Vangelo di Luca (Lc 15,4-8). Il buon pastore di cui si parla nel Vangelo di Giovanni non ha nulla a che vedere con questa immagine dolce e tenera. Gesรน non si presenta come colui che accarezza affettuosamente la pecora ferita, ma come lโuomo duro, forte, deciso che si batte contro i banditi e contro gli animali feroci, come faceva Davide che inseguiva il leone e lโorso che gli portavano via una pecora del gregge, li abbatteva e strappava la preda dalla loro bocca (1Sam 17,34-35). Gesรน รจ buon pastore perchรฉ non ha paura di lottare fino a dare la propria vita per il gregge che ama (Gv 10,11).
La prima affermazione che fa รจ fortissima: le mie pecore โ dice โ non andranno mai perdute e nessuno le rapirร dalla mia mano (v.28). La loro salvezza รจ garantita non dalla loro docilitร , dalla loro fedeltร , ma dalla sua iniziativa, dal suo coraggio, dal suo amore gratuito e incondizionato. Questo รจ il grande annuncio! Questa รจ la bella notizia che viene dalla Pasqua e che il cristiano deve comunicare ad ogni uomo. Anche a chi ha sbagliato tutto nella vita egli deve assicurare: le tue miserie, le tue manchevolezze, le tue scelte di morte non riusciranno a sconfiggere lโamore di Cristo.
La seconda immagine, quella delle pecore, va chiarita perchรฉ puรฒ suscitare un certo disagio. Da chi รจ costituito il gregge che segue il โbuon pastoreโ? A qualcuno viene forse spontaneo rispondere: dai laici che accolgono docilmente e mettono in pratica tutte le disposizioni date dal clero. Pastori sarebbero dunque le gerarchie ecclesiali, mentre pecore sarebbero i semplici fedeli.
Chiariamo: lโunico pastore รจ Cristo e lo รจ perchรฉ โ come abbiamo sottolineato nella seconda lettura โ egli รจ lโAgnello che ha immolato la propria vita. Sue pecore sono tutti coloro che hanno il coraggio di seguirlo in questo dono della vita. Il pastore รจ dunque un Agnello che condivide in tutto la sorte del gregge.
Cโรจ un altro equivoco che รจ opportuno sciogliere, quello di identificare se stessi con il gregge di Cristo. Esistono zone dโombra nella chiesa che si autoescludono dal Regno di Dio perchรฉ in esse alligna il peccato, mentre ci sono margini enormi, al di lร dei confini della Chiesa, che rientrano nel Regno di Dio perchรฉ vi รจ allโopera lo Spirito. Lโazione dello Spirito si manifesta nellโimpulso al dono della vita per il fratello: โChi sta nellโamore dimora in Dio e Dio dimora in luiโ (1 Gv 4,16).
Puรฒ essere discepolo del buon pastore anche chi, pur non conoscendo Cristo, si sacrifica per il povero, pratica la giustizia, la fraternitร , la condivisione dei beni, lโospitalitร , la fedeltร , la sinceritร , il rifiuto della violenza, il perdono dei nemici, lโimpegno per la pace. Questo deve rendere attenti tanti cristiani che si cullano in autocompiacimenti che potrebbero rivelarsi alla fine tragiche illusioni. Il Pastore un giorno potrebbe, inaspettatamente, dire a piรน dโuno: โNon vi conosco, non so di dove sieteโ (Lc 13,25)
Lโostentazione di sicurezza, la diffidenza preconcetta nei confronti dei membri di altre religioni e i pregiudizi verso i non credenti sono ancor oggi tanto radicati e perniciosi quanto il falso irenismo.
Come si diviene membri del gregge che segue Gesรน? Cosa accade alle pecore che sono fedeli a lui? Il Vangelo di oggi afferma che non siamo noi che prendiamo lโiniziativa di seguirlo, รจ lui che chiama: โLe mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguonoโ (v.27).
I discepoli di Gesรน vivono in questo mondo, abitano fra gli uomini. Sentono tanti richiami e ricevono anche messaggi fuorvianti. Sono molti coloro che si atteggiano a pastori, che promettono vita, benessere, felicitร ed invitano a seguirli. ร facile rimanere ingannati da ciarlatani. Come riconoscere fra tante voci, quella del vero Pastore? ร necessario abituarvi lโorecchio. Chi ascolta solo per cinque minuti una persona e poi per un anno non la sente piรน, ben difficilmente sarร in grado di distinguere la sua voce in mezzo alla folla. Chi ascolta il Vangelo solo una volta allโanno, non impara a riconoscere la voce del Signore che parla.
Non รจ facile fidarsi di Gesรน perchรฉ egli non promette successi, trionfi, vittorie, come invece fanno tutti gli altri pastori. Chiede il dono di sรฉ, esige la rinuncia alla ricerca del proprio tornaconto, domanda il sacrificio della vita. Eppure โ assicura โ questo รจ lโunico cammino che introduce nella vita eterna (vv.28-29). Non ci sono scorciatoie; chi indica altre strade sta barando e conduce alla morte.
Il brano si conclude con le parole di Gesรน : โIo e il Padre siamo unoโ (v.30). Questa frase un poโ astratta indica il cammino da seguire per giungere allโunitร con Dio: รจ necessario diventare โunoโ con Cristo. Questo significa che si deve raggiungere con lui unโunitร di pensieri, di intenti e di azioni.
Questa affermazione ci fa riflettere sul ministero di coloro che sono chiamati a โpascereโ il gregge di Cristo. A volte nella comunitร cristiana si nota una certa tensione fra coloro che, con termini non molto esatti, sono chiamati: clero e laici. Qualcuno sostiene che questi ultimi devono stare uniti ai loro โpastoriโ; altri dicono che sono questi che devono stare uniti al popolo di Dio. Forse รจ piรน giusto pensare che tutto il popolo di Dio, laici e clero, deve seguire insieme lโunico pastore che รจ Gesรน e diventare, con lui, โunoโ con il Padre.
