p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di venerdì 11 aprile 2025

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ABBÀ DI CIELO SQUARCIATO

Perché volete uccidermi?
É un incalzare di attentati.

La risposta:
perché tu bestemmi.
Hai detto che sei figlio di Dio.

Allora Gesù cita un salmo meraviglioso:
siete tutti figli di Dio,
tutti come dei (Sl 82,6).
Uno squarcio di cielo.

Tutte le religioni del mediterraneo,
fenici, egizi, greci, romani,
davano a un dio il nome di padre, il padre Giove.

Anche gli ebrei si rivolgevano a Dio chiamandolo padre.

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Ma Gesù diceva Abbà, nella lingua materna, l’aramaico,
e non in quella solenne della sinagoga,
nella lingua parlata dei bambini,
non in quella dei rabbini.

Abbà è una parola carica di affetto, confidenza e gioia, per noi é dire papà, babbo…

Non quindi il pater familias dei latini, con potere di vita o di morte sui figli,
loro padrone.

Abbà è tenerezza,
la rivoluzione portata da Gesù.
La bestemmia della tenerezza che ci mette
tutti sotto il grande arcobaleno dell’amore.

Gesù non dà mai a Dio la qualifica di onnipotente, questo non c’è nel vangelo. Nella sua vita
Dio è colui che si avvicina,
si commuove,
prende per mano,
fascia le ferite,
corre incontro,
perdona,
non abbandona.
Lo troverai sempre dalla tua parte.

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Non è onni-potente,
ma l’onni-amante.
Gesù sarà ucciso per questa bestemmia!

Siamo figli di questo Abbà, e io non ho il diritto di pregarlo chiamandolo padre, se a mia volta non vivo da padre e madre verso tutte le creature.

Come lui, custode della vita in tutte le sue forme; anch’io piccolo padre o madre planetari.

Chissà che oggi Gesù
non rivolga proprio a noi le bellissime parole del salmo:
davvero siete tutti come dei,
tutti come veri figli.

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

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