p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 3 Dicembre 2023

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Avvento, tempo di un Dio che si fida

Se tu squarciassi i cieli e discendessi! (Isaia 63,19). Il profeta apre lโ€™avvento come un maestro dellโ€™attesa: i cieli sono un grembo che sta per partorire vita piรน grande. Noi siamo argilla nelle tue mani. Tu sei colui che ci dร  forma (Isaia 64,7). Siamo argilla che il Vasaio non butta via mai, e se questo vaso riesce male, o qualche volta si rompe, ci prende di nuovo in mano, ci mette ancora su quel suo tornio, che ruota sempre come una mistica danza di creazione.

Illogica e magnifica fiducia in noi, che siamo i vasi rotti di Dio. Fiducia che ho tante volte tradito, ogni volta rinata. Il profeta รจ testimone ancora una volta che รจ sempre possibile rinascere, รจ sempre possibile il passaggio da ยซterra feritaยป a ยซterra guaritaยป.

La voce di Isaia grida il desiderio del cosmo: tutto nellโ€™universo attende, attendono anche le pietre, anche il grano attende un Dio che ha sempre da nascere. Un germe divino attende la sua risurrezione nel cuore umano (Giovanni Vannucci).

Avvento รจ un tempo di incamminati: tutto si fa piรน vicino, Dio in esodo verso di noi, io che mi accodo a questa carovana di nomadi cercatori di stelle, la terra che si fa prossima e cerca pace. Pace in terra, canteranno gli angeli, affascinando la notte di Betlemme.

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Altro commento di fra Ermes

IL VESTITO DELL’ATTESA

Un tempo in cui si abbreviano le distanze tra cielo e terra, e si avviano percorsi. Anche se sembra che ci manchi qualcosa, alla fine ci accorgiamo che ci manca Qualcuno, e l’attesa si veste di Presenza.

L’Avvento รจ un orizzonte che si allarga, una porta che si apre, una breccia nelle mura, un buco nella rete, una fessura nel soffitto, una manciata di luce che la liturgia ci getta in faccia. Non per abbagliarci, ma per svegliarci. Per aiutarci a spingere verso l’alto, con tutte le forze, ogni cielo nero che incontriamo. ยซAl di lร  della notte ci aspetterร  spero il sapore di un nuovo azzurroยป (N. Hikmet).

Lโ€™ingresso del vangelo di Marco, oggi, racconta di una notte, e ne stende l’elenco faticoso delle tappe: โ€œnon sapete quando arriverร , se alla sera, a mezzanotte, al canto del gallo o al mattinoโ€. Una sola cosa รจ certa: arriverร .

Ma intanto Isaia lotta, a nome nostro, contro il ritardo di Dio: ritorna per amore dei tuoi servi! Se tu squarciassi i cieli e discendessi!

Un padrone se ne va e lascia tutto in mano ai servi, a ciascuno un compito. Una costante di molte parabole, una storia che Gesรน racconta spesso, narrando un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida tutto all’intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell’uomo.

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Dio si fa da parte, si fida dell’uomo, gli affida il mondo come ogni padre saggio e maturo che si rispetti. L’uomo, da parte sua, รจ investito di un’enorme responsabilitร : โ€œuomo finalmente promosso a uomoโ€ (P. Mazzolari). Non possiamo piรน delegare a Dio niente, perchรฉ Dio ha delegato tutto a noi.

Ma un doppio rischio ci preme addosso. Il primo, dice Isaia, รจ quello del cuore duro: perchรฉ lasci indurire il nostro cuore lontano da te? (Is 63,17). La durezza del cuore รจ la malattia che Gesรน piรน teme, la “cardiosclerosi” che combatte nei farisei, che intende con tutto se stesso curare e guarire. Che san Massimo il Confessore converte cosรฌ ยซsolo chi ha il cuore dolce sarร  perdonatoยป.

Il secondo rischio รจ una vita assopita: che lโ€™atteso non giunga โ€œtrovandovi addormentatiโ€. Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio, perchรฉ ยซsenza risveglio, non si puรฒ sognareยป (R. Benigni).

Rischio quotidiano รจ una vita dormiente, incapace di cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti; incapace di cogliere l’esistenza giร  qui in mezzo a noi, come una madre in attesa giร  intravede suo figlio, quando invece il cristiano รจ il contrario di chi non si aspetta piรน niente dalla vita, l’opposto di chi non volge piรน il cuore a nessuno.

Attesa e attenzione, i due nomi dell’Avvento, hanno al medesima radice: tendere a, rivolgere mente e cuore a qualcosa che manca e che si fa vicino. Ed รจ un tempo da incamminati: tutto si fa prossimo, Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso. Tempo in cui si abbreviano le distanze tra cielo e terra, tra uomo e uomo, e si avviano percorsi. Anche se sembra che ci manchi qualcosa, alla fine ci accorgiamo che ci manca Qualcuno, e l’attesa si veste di presenza.

E allora comprendiamo che il nome ultimo di questo tempo รจ โ€œsperanzaโ€, cioรจ unโ€™attesa che diventa Presenza.

Fonte

Inciampare in una stella – Meditazioni sui vangeli dal 17 dicembre al 6 gennaio

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