p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 26 Ottobre 2025

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QUESTIONE DI STELLE

Due personaggi salgono al tempio a pregare: un fariseo devoto e buon cittadino, che paga le decime anche piรน di quanto dovuto, digiuna il doppio di quanto richiesto, e prega.
E un pubblicano, un pubblico trasgressore della legge, uomo di denaro e di potere.

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Il primo, ritto davanti allโ€™altare, inizia ringraziando, ed รจ il modo giusto; ma poi sbaglia tutto, perchรฉ non fa che innalzare un monumento a se stesso; non vuole provare ad alzare la sua vita allโ€™altezza di Dio, ma abbassare Dio alla sua misura.

E raddoppia lo sbaglio aggiungendo: io non sono come gli altri, tutti imbroglioni, ladri, falsi, disonesti. Io sono molto meglio. Ma non si puรฒ lodare Dio e disprezzare i suoi figli; รจ ateismo dire preghiere e al tempo stesso denigrare, umiliare, accusare.

Si possono osservare tutte le regole formali della religione, โ€œma guai a quelli che pagano la decima della menta, dellโ€™aneto e del cumino, e poi trasgrediscono giustizia, compassione, fedeltร โ€ (Mt 23,23). Guai ai formalisti, che hanno cura per le piรน piccole rubriche e disprezzo per lโ€™uomo.

Ed ecco il pubblicano, un grumo di umanitร  ricurva in fondo al buio del tempio, e della sua vita: fermatosi a distanza, si batteva il petto dicendo: โ€œO Dio, abbi pietร  di me peccatoreโ€.

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Non sa neanche tanto cosa dire, ma mette in campo tutto: corpo, cuore e voce; ne fa uscire una supplica, dove sorge un piccolo termine che cambia tutto: ยซtuยป, ยซSignore, tu abbi pietร  di me peccatoreยป.

E sotto quelle parole affiora tutto il non detto di una vita: โ€œSono un ladro, รจ vero, ma cosรฌ non sto bene, non sono contento. Vorrei essere diverso, ma non ci riesco, non ce la faccio ancora, ma tu abbi pietร  e aiutaโ€.

Lui tornรฒ a casa sua giustificato. Perchรฉ lโ€™altro no?

Perchรฉ il fariseo ha continuato a far ruotare tutto attorno a un altro piccolo termine seduttore: โ€˜ioโ€™, io pago, io digiuno, io… In fondo non prega Dio, ma lโ€™immagine di sรฉ proiettata nel cielo, una maschera che deforma il volto di Dio.

La parabola ci rivela due regole della preghiera, semplici come quelle della vita.

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  1. Se metti al centro lโ€™io, nessuna relazione funziona. Non nella coppia, non con i figli o in comunitร , tanto meno con Dio. Il tu viene prima dellโ€™io.
  2. Si prega non per ottenere ma per incamminarsi ed essere trasformati.

Il pubblicano tornรฒ a casa perdonato, non perchรฉ piรน onesto o piรน umile del fariseo (Dio non si merita, neppure con lโ€™umiltร ) ma perchรฉ si apre โ€“ come una porta che si apre al sole, una vela che si inarca al vento โ€“ a Dio che entra in lui, con la sua misericordia, questa straordinaria debolezza di Dio che รจ la sua vera onnipotenza.

Il fariseo non vuole assolutamente cambiare, lui รจ a posto, sono gli altri a essere sbagliati, e forse un poโ€™ anche Dio.

Il pubblicano invece si batte il petto perchรฉ non รจ contento, vorrebbe cambiare la sua vita, su di una misura piรน alta.
Non sa piรน dovโ€™รจ la sua stella, lโ€™ha persa e vuole incamminarsi a cercarla.

Se smetto di cercare la mia stella, per me finisce il cielo.

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

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