QUESTIONE DI STELLE
Due personaggi salgono al tempio a pregare: un fariseo devoto e buon cittadino, che paga le decime anche piรน di quanto dovuto, digiuna il doppio di quanto richiesto, e prega.
E un pubblicano, un pubblico trasgressore della legge, uomo di denaro e di potere.
Il primo, ritto davanti allโaltare, inizia ringraziando, ed รจ il modo giusto; ma poi sbaglia tutto, perchรฉ non fa che innalzare un monumento a se stesso; non vuole provare ad alzare la sua vita allโaltezza di Dio, ma abbassare Dio alla sua misura.
E raddoppia lo sbaglio aggiungendo: io non sono come gli altri, tutti imbroglioni, ladri, falsi, disonesti. Io sono molto meglio. Ma non si puรฒ lodare Dio e disprezzare i suoi figli; รจ ateismo dire preghiere e al tempo stesso denigrare, umiliare, accusare.
Si possono osservare tutte le regole formali della religione, โma guai a quelli che pagano la decima della menta, dellโaneto e del cumino, e poi trasgrediscono giustizia, compassione, fedeltร โ (Mt 23,23). Guai ai formalisti, che hanno cura per le piรน piccole rubriche e disprezzo per lโuomo.
Ed ecco il pubblicano, un grumo di umanitร ricurva in fondo al buio del tempio, e della sua vita: fermatosi a distanza, si batteva il petto dicendo: โO Dio, abbi pietร di me peccatoreโ.
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Non sa neanche tanto cosa dire, ma mette in campo tutto: corpo, cuore e voce; ne fa uscire una supplica, dove sorge un piccolo termine che cambia tutto: ยซtuยป, ยซSignore, tu abbi pietร di me peccatoreยป.
E sotto quelle parole affiora tutto il non detto di una vita: โSono un ladro, รจ vero, ma cosรฌ non sto bene, non sono contento. Vorrei essere diverso, ma non ci riesco, non ce la faccio ancora, ma tu abbi pietร e aiutaโ.
Lui tornรฒ a casa sua giustificato. Perchรฉ lโaltro no?
Perchรฉ il fariseo ha continuato a far ruotare tutto attorno a un altro piccolo termine seduttore: โioโ, io pago, io digiuno, io… In fondo non prega Dio, ma lโimmagine di sรฉ proiettata nel cielo, una maschera che deforma il volto di Dio.
La parabola ci rivela due regole della preghiera, semplici come quelle della vita.
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- Se metti al centro lโio, nessuna relazione funziona. Non nella coppia, non con i figli o in comunitร , tanto meno con Dio. Il tu viene prima dellโio.
- Si prega non per ottenere ma per incamminarsi ed essere trasformati.
Il pubblicano tornรฒ a casa perdonato, non perchรฉ piรน onesto o piรน umile del fariseo (Dio non si merita, neppure con lโumiltร ) ma perchรฉ si apre โ come una porta che si apre al sole, una vela che si inarca al vento โ a Dio che entra in lui, con la sua misericordia, questa straordinaria debolezza di Dio che รจ la sua vera onnipotenza.
Il fariseo non vuole assolutamente cambiare, lui รจ a posto, sono gli altri a essere sbagliati, e forse un poโ anche Dio.
Il pubblicano invece si batte il petto perchรฉ non รจ contento, vorrebbe cambiare la sua vita, su di una misura piรน alta.
Non sa piรน dovโรจ la sua stella, lโha persa e vuole incamminarsi a cercarla.
Se smetto di cercare la mia stella, per me finisce il cielo.
Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.
