p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 21 Maggio 2023

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Gesù se ne va ma resta con noi per sempre

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 28,16-20

 Ascensione: finito il tempo del pane e del pesce attorno al fuoco sulla riva del lago. Finito il tempo dei nomi pronunciati uno per uno, che sulle sue labbra parevano bruciare. L’ascensione è la festa di Lui diversamente presente: Gesù non è andato lontano, ma avanti e nel profondo; non oltre le nubi ma oltre le forme. Se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro.​L’ultimo suo appuntamento è nella Galilea degli inizi, hanno camminato insieme per tre anni; e se non hanno capito molto, lo hanno però molto amato. E ci sono tutti all’appuntamento sull’ultima montagna. «Andate!». Si è appena fatto trovare e subito li invita a partire, li spinge a pensare in grande, a guardare lontano: apre il mondo, cancella frontiere, li manda a immergersi nell’umano innumerevole.

«Battezzate»: immergete ogni vita nell’oceano di Dio, che sia sommersa e sollevata dalla sua onda mite e possente… Cosa devono fare i discepoli? Creare un laboratorio di immersione in Dio, per il mondo. Dare agli uomini l’esperienza e la coscienza che sono immersi in un oceano d’amore, e non se ne rendono conto.

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«Andate!». Per arruolare devoti? Per far crescere i numeri del gruppo? No, per una pandemia da spargere sulla terra, di fuoco e libertà. Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, “insegnate a vivere bene” (S. Bernardo), mostrate il mestiere del vivere buono, così come l’avete visto da me. […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


Altro commento di p. Ermes

OCCHI NEGLI OCCHI

Non esiste fede vera senza dubbi. Dubbi che sono come i poveri, li avremo sempre con noi. Ma se li guardi con coraggio, da apparenti nemici diverranno difensori della tua fede.

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Chi è colui che sale al cielo? Quel Dio che ha preso per sé la croce per offrirmi scintille di risurrezione, che apre crepe nei muri delle mie prigioni. Quel Dio grande esperto di evasioni.

Gesù lascia la terra con un bilancio in perdita: gli sono rimasti accanto solo pochi uomini impauriti e confusi, poche donne coraggiose e fedeli. Insieme lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, e non hanno capito molto, ma molto lo hanno amato. Però ci sono andati tutti sul monte, là in Galilea. Tutti! Portando i frammenti d’oro della fede dentro vasi d’argilla traboccanti di dubbi: una comunità ferita che ha patito il tradimento, l’abbandono, la sorte tragica di Giuda culminata nel suicidio. 

Ma il maestro non li molla, e con uno dei suoi gesti più tipici si avvicinò e disse loro… Gesù non accetta distanze, ancora non è stanco di spiegare. Ancora non è stanco di attendermi nella mia lentezza a credere, viene più vicino, occhi negli occhi, respiro nel respiro. 

Non esiste fede vera senza dubbi. Dubbi che sono come i poveri, li avremo sempre con noi. Ma se li guardi con coraggio, da apparenti nemici diverranno difensori della tua fede, la proteggeranno dall’assalto delle risposte superficiali e delle frasi fatte.

Andate dunque. Quel “dunque” è illogico e bellissimo: dunque ogni cosa mia è anche vostra; dunque sono io quello che vive in voi e vi incalza. Dunque, andate. E fate altri discepoli, con voi. A quale scopo? Arruolare devoti, rinforzare le fila? No, ma per un contagio, un’epidemia di vita e di nascite.

E se dicessi anch’io ogni tanto frasi illogiche, scritte secondo la sintassi stramba dell’amore? Se dicessi: questo mese ho guadagnato di più, dunque Mohamed potrà pagarsi l’affitto. Se dicessi: oggi ho del tempo libero, dunque con mia moglie staremo in poltrona a leggerci un libro? Allora capisco che il cielo di Dio si trova in quelle isole, in quelle oasi dove la gente parla la lingua sgrammaticata dell’amore.

E le ultime sue parole: sono con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo. Con voi, mai soli.

Con l’Ascensione Gesù non è andato lontano, in alto o in qualche angolo remoto del cosmo, ma si è fatto più vicino. Se prima era con i discepoli, ora sarà dentro di loro. Non è andato al di là delle nubi, ma al di là delle forme: «Il Risorto avvolge le creature e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo che egli contemplò con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa» (Laudato si’, 100).

Chi sa sentire e godere questo mistero, cammina come dentro un tabernacolo, dentro un battesimo infinito.

Con voi tutti i giorni. Senza condizioni. Nei giorni della fede e in quelli del dubbio; con voi fino alla fine del tempo, senza vincoli né clausole, come seme che si gonfia, come inizio di un’alba di guarigione.