HomeVangelo della Domenicap. Ermes Ronchi - Commento al Vangelo di domenica 12 Novembre 2023

p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 12 Novembre 2023

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 25,1-13

Quella voce nella notte capace di risvegliarci

Nessuno dei protagonisti della parabola è esemplare: non lo sposo che esagera nel ritardo, non colui che sbarra la porta, neppure le 5 ragazze sagge ma dure. Eppure è così bella l’immagine d’avvio: dieci piccole luci nella notte, aria di festa, gente che si mette in cammino, esce nel buio e va incontro.

Il Regno di Dio è simile a un incontro, è come attendersi un po’ d’amore dalla vita, un po’ di bellezza e un abbraccio in fondo alla notte. Suggestione di una scena notturna: dieci lampade accese, una costellazione in cammino, uno spicchio di cielo rovesciato sulla terra. Dieci cuori “come lucciole nell’alto buio” (Turoldo), che sfidano la notte, sfidano il ritardo del sogno, armati solo di una piccola luce. “E si addormentarono tutte…”

Ed ecco lo scatto in alto, l’inatteso del racconto: una voce a mezzanotte, capace di risvegliare alla vita: ecco lo sposo! Il conforto di sapere che in ogni notte, in ogni abbandono e stanchezza, una voce verrà a svegliarci dalla vita sonnolenta.

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L’abbiamo sentita tutti: è stato un amico, potrei dirvi il nome; o un libro, posso dirvi il titolo; forse un salmo pieno di pathos, di stelle, di grida; un “beati voi”, in piedi, in cammino, voi miti, puri, limpidi, poveri, buoni, riaccendete il cuore. Forse una carezza, ma vera…

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L’ALTERNATIVA

Cosa sia l’olio delle lampade non lo sappiamo. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualcosa o per Qualcuno. L’alternativa tra vivere accesi o vivere spenti.

Il Regno di Dio è simile a dieci ragazze avvolte solo di un po’ di luce, di quasi niente, di un coraggio che basta solo al primo passo.

Il regno di Dio è simile a dieci piccole luci nella notte, temerarie quanto precarie. Simile a qualche seme nella terra, a una manciata di stelle nel cielo, a un pizzico di lievito nella pasta. Ma solo cinque di loro, saggiamente, hanno portato l’olio, e saranno così le custodi della luce; invece le altre cinque, portano il loro vaso quasi vuoto, vivendo solo del presente. Hanno una vita vuota, presto spenta.

Cosa sia l’olio delle lampade non lo sappiamo. Sappiamo però che ha a che fare con la luce e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualcosa o per Qualcuno. L’alternativa tra vivere accesi o vivere spenti.

Nella parabola nessuno fa una bella figura: lo sposo che con il suo ritardo mette in crisi tutte le ragazze; le cinque stolte che non hanno pensato a un po’ d’olio di riserva; le sagge che si rifiutano di aiutare le compagne; il padrone che chiude la porta di casa: non si faceva, perché tutto il paese partecipava alle nozze, entrava e usciva dalla casa in festa.

Eppure è bello questo racconto, bello questo Regno di Dio simile a dieci ragazze che sfidano il buio per andare incontro a qualcuno.

Il Regno dei cieli, come Dio lo sogna, è simile a chi va incontro, simile a gente coraggiosa che si mette per strada comunque con l’attesa nel cuore, perché aspetta “uno sposo”, un po’ d’amore dalla vita, lo splendore di un abbraccio in fondo alla notte. Ci crede.

Ma tutte si addormentarono, le stolte e le sagge. Perché la fatica del vivere, la fatica di bucare le notti, ci ha portato tutti a momenti di abbandono, a sonnolenza, forse a mollare.

Il punto di svolta del racconto è un grido, è quella voce nel buio della mezzanotte, capace di risvegliare la vita. Che rivela non tanto la mancata vigilanza (si addormentano tutte, sagge e stolte, tutte ugualmente stanche) ma la mancata luce: Dateci un po’ del vostro olio perché le nostre lampade si spengono… La risposta è dura: no, perché non venga a mancare a noi e a voi. Andate a comprarlo! Matteo non spiega cosa simboleggi l’olio. Ma è sicuramente qualcosa che non può essere né prestato, né diviso. Il senso profondo di queste parole è un richiamo alla responsabilità: un altro non può amare al posto mio, essere buono o onesto al posto mio, desiderare Dio per me. Se io non sono responsabile di me stesso, chi lo sarà per me?

Io non sono la forza della mia volontà, non sono la mia capacità di resistere al sonno, io sono la capacità ascolto di quella Voce, che, anche se tarda, di certo verrà a consolarmi, a disegnare proprio per me un mondo colmo di incontri e di luci.

A me, in fondo, serve solo un piccolo vaso d’olio.

Fonte

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