p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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Porre la questione di Dio mentre i popoli si fanno la guerra, mentre cresce l’onda di un fascismo che torna ad attraversare l’Europa, mentre la violenza dilaga nei femminicidi e all’interno di contesti familiari e scolastici può sembrare una sorta di fuga. Eppure proprio la domanda sul volto di Dio è decisiva per stare in questa storia, e per rispondere alle sfide del tempo.

Più che interrogare Dio dovremmo imparare a lasciarci interrogare da Lui. Il tempo che viviamo, come ogni tempo con le proprie difficoltà e domande, è occasione per scoprire il Volto inaccessibile di Dio che si è fatto vicino in Gesù: la sua vita può essere accostata come parola di amore e invito ad una relazione. Come scrive Frédéric Boyer (Il dio morto così giovane, ed.  Sanpino 2022) «Perché amo Gesù. Perché non credo a un modello non incarnato, non personale, di amore e di giustizia. Perché non credo affatto a un modello di amore. Perché Gesù stesso ha amato gente malata d’amore. Come Maddalena per esempio, e forse Giuda. Prima ancora di aver iniziato ad amare, siamo tutti malati come loro. E dopo Gesù, ci sono solo malati d’amore, in eterno».

Al maestro saggio, conoscitore delle Scritture, di nome Nicodemo, recatosi da lui di notte Gesù dice: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… perché il mondo si salvi per mezzo di lui”.

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Nell’esperienza di Gesù emerge un rapporto unico e profondo con colui che egli chiamava Abbà. Il suo ritirarsi da solo sul monte in preghiera, in un dialogo personale, ne era il segno. Ma tutte le sue scelte sono orientate a compiere la volontà del Padre. Il suo annuncio è stato racchiuso nelle parole: ‘il regno di Dio è vicino’. Dopo la Pasqua l’esperienza dello Spirito nei cuori apre i discepoli a leggere in modo nuovo il loro cammino di Gesù, a scorgere le dimensioni nascoste della sua vita umanissima. Incontrano Gesù come il Vivente, proprio nella sua assenza. Quella relazione con il Padre diviene orizzonte anche della loro vita al seguito di Gesù mandato “per portare ai poveri la bella notizia della salvezza” (Lc 4,18). Gesù viene così indicato come ‘il Figlio’. E ricordano le sue promesse e le parole sul Consolatore che sarebbe rimasto con loro, lo Spirito che li avrebbe condotti a scorgere il senso della sua esistenza e della loro stessa vita: “egli vi guiderà alla verità tutta intera”.

A partire da Gesù giungono a scoprire che il volto di Dio è amore che si dona. “Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere” (Gv 1,18).

Nel colloquio con Nicodemo, maestro che lascia spazio alla ricerca, Gesù parla del volto di Dio: è il volto di chi ‘dà’. Accogliere tale dono, vivere questo incontro, gli dice Gesù, non è questione di capacità o di sapienza umana, ma è opera di una nascita ‘di nuovo’ e ‘dall’alto’, opera dello Spirito che soffia oltre ogni confine, là dove vuole, nella, libertà che mal si concilia con le strettoie dei sistemi religiosi e delle istituzioni di potere.

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Tutta la vita di Gesù sta sotto il segno del dono per aprire ad una comunione di amicizia con il Padre. “io e il Padre siamo una sola cosa” (Gv 10,30). Gesù ha reso vicino il volto di Dio comunione.

Salutando la comunità a cui scriveva a conclusione di una sua lettera Paolo fa scorgere il profondo legame tra il volto di Dio-comunione e una vita aperta a relazioni nuove, non di violenza ed esclusione, non di sopraffazione e asservimento, ma di riconoscimento della diversità e di ricerca inesausta della   pace, nella gioia di un incontro che è grembo e porto dell’esistenza umana e cosmica: “siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”. L’abbraccio gioioso, la parola scambiata, il bacio, la pace sono tutti segni di un’esperienza di Dio non da cercare in un mondo lontano ma già in atto nel presente e che fa responsabili di un amore che libera.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.