โil popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesรน dicendo: ยซHa salvato altri! Salvi se stesso, se รจ lui il Cristo di Dio, lโelettoโ
Luca nel racconto della passione fa intravedere come Gesรน sia veramente re, ma il suo modo di essere re รจ diverso e capovolge le attese di un re dai tratti della forza della potenza e della violenza.
Sotto la croce, nel vedere ciรฒ che stava accadendo, cโรจ chi dice : โHa salvato gli altri. Salvi se stesso!โ. Eโ un riconoscimento a Gesรน che ha vissuto la sua vita per salvare altri. โHa salvatoโ infatti quando ha toccato i lebbrosi, quando ha fatto vedere i ciechi, quando ha raddrizzato chi era curvo e abbattuto, quando ha dato vita a coloro che erano morti dentro, quando ha ridonato capacitร di sognare e di pensare futuro ai piccoli e umili, quando ha mangiato e bevuto con gli esclusi. Ha salvato. Ha salvato gli altri! Ma in queste parole di chi urla contro di lui cโรจ anche uno scherno, perchรฉ Gesรน ora non salva se stesso, non pensa a sรฉโฆ รจ debole, incapaceโฆรจ vittima della violenza che prevale e lo schiaccia.
Tutti urlano con insistenza perchรฉ non salvi te stesso? Eโ la voce dei capi, dei soldati, ed anche di uno dei due malfattori. Queste voci riflettono le attese di qualcuno forte e potente: il segno di un Messia amato da Dio doveva essere la sua grandezza, il suo affermarsi sopra gli altri, il suo essere un vincitore che domina e fa la guerraโฆ Si aspettavano un re, un messia capace di salvare se stesso, e si trovano di fronte invece ad un debole. Pensavano che per prima cosa ognuno deve pensare a salvare se stesso. Si aspettavano un messia re che si affermava salendo sul trono, manifestando potenza, schiacciando gli altri.
Ma tra coloro che erano presenti in quel momento cโรจ anche unโaltra voce, diversa, quasi silenziata: una voce che chiama Gesรน re e gli dice โricordati di meโ. Eโ una voce stonata nel coro dello scherno che esprime un modo di vedere diverso. Chi urlava โsalva te stessoโ non riusciva a vedere. Era prigioniero di un modo di concepire la grandezza come potenza e come violenza. Ma cโรจ qualcuno che vede e riconosce: รจ voce vicina proveniente dalla sofferenza. E per questo il tratto di questa voce รจ quello della vicinanza, della richiesta di ricordo, di non restare solo. Chiama per nome Gesรน e parla di ricordo, di una nuova realtร , il regno, che sta per iniziare. In quella fine si delinea la luce di un nuovo inizio, di un regno come comunione di incontro. In quel momento Gesรน manifesta un altro tipo di re, e capovolge la prospettiva di chi urlava โSalva te stessoโ.
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Chi riesce a vedere oltre il buio รจ un malfattore. Secondo il racconto di Marco รจ un pagano, un centurione romano che in quel momento scorge ciรฒ che altri non vedono. Nel volto di quellโuomo sfigurato intravvedono il volto di Dio, vedono il darsi di un amore che va oltre le comuni misure umane. Questo รจ per Luca lโessere re di Gesรน: Gesรน รจ re perchรฉ si pone a servizio, ama, si prende cura. Fino allโultimo.
Gesรน รจ presentato come un re che non spadroneggia, ma รจ debole, non รจ re dellโonnipotenza, inerme. Il suo regnare si delinea come abbandono e perdono, e vive la morte come servizio per salvare gli altri e non se stesso. E lโultimo gesto della sua vita รจ di accoglienza e di liberazione in continuitร con il suo comportamento lungo tutto il cammino fino a Gerusalemme. Il trono regale รจ il momento della umiliazione che diviene luogo di amore fino alla fine. Eโ re perchรฉ la sua parola di perdono รจ parola creatrice. Ma anche perchรฉ riceve una parola di amicizia e di vicinanza che per lui diviene conforto che rompe la solitudine di quel momento: Ricordati di me. E si fa promessa di comunione.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.

