Nico Guerini – Commento al Vangelo di Domenica 7 Marzo 2021

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Dal culto liturgico al culto spirituale

Le due letture collegate, che registrano, la prima il Decalogo, e la terza la cacciata dei mercanti dal tempio, mi fanno scegliere come tema della riflessione lโ€™analisi del rapporto intrinseco che deve esistere tra pratica del culto e comportamento morale, un tema che penso sia il caso, ogni tanto, di mettere al centro della predicazione.

Il brano paolino non sembra avere direttamente a che fare con questo tema (meglio sarebbe stato proporre Rm 12,1-2 che parla proprio di ยซculto spiritualeยป), e meriterebbe un trattamento indipendente, anche se, a pensarci bene, il seguire โ€œCristo crocifissoโ€ ha un riflesso decisivo sulla prassi morale che trova proprio lรฌ il suo cuore e il suo modello: perdere la vita per salvarla (Mc 8,35)!

I primi tre comandamenti e gli ultimi due

La Legge di Dio รจ oggi il punto di partenza della liturgia della parola. Il brano proposto รจ il codice dellโ€™alleanza, piรน noto come Decalogo, nella versione di Es 20,1-17 (unโ€™altra si trova in Dt 5,5-21). Di solito quelli che sono noti come i dieci comandamenti vengono presentati come due gruppi di โ€œdoveriโ€: i primi tre quelli verso Dio, gli altri sette quelli verso il prossimo. A voler essere piรน precisi, forse sarebbe meglio dividerli in tre gruppi: tre obblighi verso Dio, quattro verso il prossimo, due comandi infine che, piรน che relativi ad azioni da fare, riguardano il controllo del desiderio. Lโ€™osservazione non รจ secondaria, perchรฉ lร  dove nel vangelo, nel discorso della montagna, Gesรน spiega lโ€™atteggiamento da tenere nei confronti della Legge, sottolinea proprio che, oltre ad evitare di compiere azioni sbagliate, รจ necessario sorvegliare e custodire il desiderio (Mt 5,27-28).

Colpisce in ambedue le versioni del Decalogo lโ€™espansione che appare sproporzionata dei comandi che riguardano Dio. Bisogna fare attenzione, perchรฉ pare di poter dire che, nella percezione dei piรน, il primo non conta molto, il secondo si riduce a non โ€œbestemmiareโ€, e il terzo รจ lโ€™obbligo di andare a messa la domenica. รˆ lโ€™effetto, purtroppo, del ridurre la religione e la fede a โ€œcoseโ€ da fare o da non fare. Penso sia un problema di tutte le religioni, almeno delle tre, ebraismo, cristianesimo e islam, che si rifanno alla fede di Abramo.

Le โ€œcoseโ€ sono indubbiamente importanti, perchรฉ senza azioni, i sentimenti e le intenzioni finiscono per essere aria e pii desideri che si perdono nelle nuvole. Il risultato perรฒ รจ il rischio di cadere in quello che viene chiamato โ€œformalismoโ€ e, nel peggiore dei casi, โ€œmoralismoโ€. Si ricordi la preghiera del fariseo, che si sentiva a posto perchรฉ rispettava le โ€œnormeโ€, addirittura anche facendo di piรน di ciรฒ che era comandato, ma purtroppo il suo cuore era molto lontano da quello di Dio perchรฉ, tutto gonfio della sua โ€œgiustiziaโ€, finiva per โ€œdisprezzareโ€ chi non faceva โ€œle coseโ€ che faceva lui (Lc 18,9-14): si ricordi che la parabola fu raccontata ยซper alcuni che avevano lโ€™intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altriยป.

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Forse oggi sarebbe il caso di soffermarsi sui primi tre e sugli ultimi due comandamenti, e cioรจ chiedersi su che idea abbiamo di Dio e in quale considerazione teniamo i nostri desideri.

Purtroppo, il catalogo presentato nei catechismi, e che resta nella nostra mente, recita ยซIo sono il Signore tuo Dio: non avrai altro Dio fuori di meยป. La frase, disgraziatamente, omette le parole che descrivono proprio chi รจ questo Dio: ยซIo sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra di Egitto, dalla condizione servileยป. Lโ€™omissione proietta gli ordini in una sfera generica, fa uscire Dio dalla โ€œstoriaโ€ nella quale invece il Dio della Bibbia entra in continuazione e in vari modi, non solo con la creazione, ma anche attraverso quegli eventi che chiamiamo โ€œstoria della salvezzaโ€.

Non so se si รจ pensato che noi non cโ€™entriamo niente con lโ€™Egitto, ma si dimentica che il vero centro della frase รจ che Dio รจ venuto a noi come un โ€œliberatoreโ€, e che dunque i suoi โ€œordiniโ€ si muovono nella stessa linea: sono una scuola, un cammino che ci porta alla nostra vera liberazione.

Il quarto ci invita alla riconoscenza e al rispetto, il quinto a rispettare la vita, il sesto a rispettare il nostro corpo e quelli degli altri come โ€œtempio abitato da Dioโ€, il settimo a rispettare ciรฒ che non ci appartiene, lโ€™ottavo ad essere trasparenti e a non mentire ingannando gli altri con la falsitร .

I primi tre, poi, hanno la funzione di educare una fede retta, che prevede

1) una corretta idea di Dio, quel Dio che Gesรน, il Figlio unigenito fatto carne, ci ha โ€œnarratoโ€ (cf. Gv 1,18) con le sue parole e il suo esempio, da non confondere con tutti gli idoli che siamo molto bravi a crearci: potere, denaro, sesso;

2) un parlare seriamente di lui, evitando di usare il suo nome a vanvera, con la bestemmia e con futili chiacchiere;

3) santificare la festa consacrandola al โ€œriposoโ€, che รจ ben di piรน che andare a messa, che non vuol dire solo nรฉ soprattutto ascoltare la predica, ma capire sempre meglio il significato dei riti (che andrebbero spiegati ogni tanto!) per aderirvi con il cuore, e far sรฌ che, allโ€™uscita, ci sentiamo un poโ€™ diversi da come siamo entrati.

E, alla fine, cโ€™รจ da dare i conti con il desiderio circa ciรฒ che appartiene al nostro prossimo, moglie e casa, servi e serve ecc. In prosa: si tratta di controllare quellโ€™istinto allโ€™โ€œingordigiaโ€, radice di tutti i mali (cf. 1Tm, 6,10).

Se poi si vogliono altri esempi, non resta che prendere il testo di Rm 12, anche solo in parte, ottima base per condurre lโ€™esame di coscienza, quello quotidiano e quello con cui ci prepariamo alla confessione, dove si spiega con ricchezza di dettagli in cosa consista il โ€œsacrificio spiritualeโ€, che dร  veritร  al โ€œsacrificio cultualeโ€ che celebriamo nella messa.

La croce come dono di sรฉ

Sul secondo brano (1Cor 1,22-25) si puรฒ transitare velocemente. Collocato nella linea delle letture di oggi, basta sottolineare che, come seguaci di Gesรน crocifisso, siamo chiamati a portare la nostra croce ยซogni giornoยป (Lc 9,23) intendendo con โ€œcroceโ€, non solo la pazienza nelle prove, ma anche e soprattutto la generositร  gratuita che si esprime nel dono di sรฉ in aiuto di quanti possono aver bisogno di noi.

Come i comandamenti sono la via della libertร  vera, cosรฌ la croce puรฒ essere fonte della gioia piรน pura (cf. 2Cor 7,4), cosa che sarร  anche ยซscandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, Cristo รจ potenza di Dio e sapienza di Dioยป, potenza e sapienza rivelate proprio nella croce.

Comandamenti: i primi tre e gli ultimi due

Il vangelo (Gv 2,13-25) presenta una tentazione facile: quella di sproloquiare contro i โ€œmercanti del tempioโ€, contro le โ€œricchezze della Chiesaโ€ e magari pronunciare anatemi contro il โ€œcommercio di souvenirsโ€ per i pellegrini che affollano i santuari.

La scena รจ descritta da Giovanni con toni di una violenza inaudita, ed รจ facile esserne contagiati. Ma non perdiamo tempo in queste denunce. Sfoghi del genere, soprattutto in predica, non servono a niente.

Il brano, che nei sinottici appare alla vigilia della cattura di Gesรน e della sua passione (Mt 21,12-13; Mc 11,15-19; Lc 19-45-48), รจ messo invece da Giovanni nelle primissime pagine del suo vangelo. La prima scelta sottolinea nellโ€™episodio la causa prossima dellโ€™arresto e della condanna di Gesรน (Mc 11,18; Lc 19,47); Giovanni, al contrario, vede nella โ€œpurificazione del tempioโ€ una sorta di programma di partenza in cui leggere uno degli scopi principali per cui il Figlio รจ venuto nel mondo, e anche โ€“ e soprattutto โ€“ per dire subito che il tempio ha esaurito la sua funzione, e che ora il โ€œluogoโ€ principe della presenza di Dio sulla terra รจ il corpo di Gesรน di Nazaret.

Siamo in Quaresima, tempo di conversione e di penitenza, progettato per aiutarci ad โ€œagitare le acque del nostro battesimoโ€. La conseguenza prima e piรน importante รจ capire che le parole di Gesรน, oggi, sono rivolte a noi. La prima reazione che dovrebbero suscitare in noi รจ la lode e il rendimento di grazie: non รจ questo il significato di โ€œeucaristiaโ€?

Lโ€™incarnazione del Figlio di Dio, infatti, ha portato il segno della sua presenza non piรน in un mucchio di pietre, ma in un corpo vivo. E questo cambia tutto. Sono personalmente molto contento di vedere quante cose magnifiche lโ€™arte cristiana ha prodotto nei secoli, chiese e monasteri, incluse le tante gloriose rovine che costeggiano i paesaggi della nostra Europa. Ma quando entro in una grande cattedrale, o visito unโ€™abbazia, anche nei suoi resti gloriosi, mi viene istintivo pensare alle tante folle che hanno pregato in questi luoghi: ยซLa mia casa si chiamerร  casa di preghiera per tutti i popoliยป (Mc 11,17): รจ questo che rende sacro il luogo del culto.

รˆ quanto annota T.S. Eliot nella visita a Little Gidding, un villaggio inglese dove, nel 1626, fu fondata da Nicholas Ferrar una comunitร  religiosa molto simile a quella di Port-Royal frequentata da Pascal. Nella comunitร  trovรฒ rifugio il re Carlo I in fuga dopo che era stato sconfitto dallโ€™esercito puritano guidato da Oliver Cromwell, che, una volta diventato Lord Protettore, la soppresse.

Ecco il brano: ยซSe passate da queste parti / Per una qualsiasi strada, venendo da qualsiasi parte, / In qualunque tempo e in qualunque stagione, / Sarebbe sempre lo stesso: dovreste disfarvi / Dei sensi e della ragione. Non siete qui per verificare, / Per istruirvi o soddisfare la vostra curiositร  / O per fare un rapporto. Siete qui per inginocchiarvi / dove la preghiera รจ stata valida. E la preghiera รจ piรน / Che un ordine di parole, o lโ€™occupazione consapevole / Di una mente che prega, o il suono della voce che prega. / E quello per cui i morti non trovavano parole da vivi, / Ora che sono morti ve lo possono dire: la comunicazione / Dei morti ha lingue di fuoco al di lร  del linguaggio dei vivi. / Qui, lโ€™intersezione del momento senza tempo / รˆ lโ€™Inghilterra e nessun luogo. Mai e sempreยป (Quattro Quartetti, โ€œLittle Gidding / Iโ€).

La seconda reazione al racconto della cacciata dei mercanti dal tempio potrebbe essere quella di chiederci quanto di โ€œmercantileโ€ puรฒ esserci nel nostro modo di vivere la fede, ed รจ questo che in noi deve essere โ€œpurificatoโ€. Ma lo spazio รจ esaurito, e di questo si รจ giร  detto quanto basta sulla necessitร  di passare da un culto liturgico al sacrificio spirituale alla luce di Rm 12.

FonteSettimana News | Commento a cura di Nico Guerini

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