Attendere la consolazione
ร probabile che il termine โvigilanzaโ, usato fuori contesto, evochi istintivamente una messa in guardia di fronte a qualche pericolo che ci minaccia con la relativa ansia che ne consegue. La parola del profeta Isaia va in direzione esattamente opposta. Il brano oggi proposto alla nostra riflessione (Is 40,1-5.9-11) costituisce lโincipit di quello che, per convenzione, รจ chiamato il ยซsecondo Isaiaยป (capitoli 40-55), e che, dalle parole che ne fanno il tema di fondo, viene chiamato Libro della Consolazione di Israele.
Questo ci mette subito sul giusto piede di partenza, e ci indica quale sia il sentimento corretto da educare e da incoraggiare nel tempo dโAvvento: non la paura che raggrinza e restringe il cuore, ma la consolazione che lo dilata verso gli orizzonti della speranza.
Un sogno
ร utile sapere che il contesto storico in cui questa parte del libro รจ stata composta, un paio di secoli dopo il ยซprimoยป, non รจ un orizzonte roseo, tuttโaltro. Gerusalemme รจ stata presa, il popolo รจ in esilio a Babilonia, anche se, con lโavvento di Ciro e le sue prime vittorie contro i babilonesi (550 a.C.) si apre qualche spiraglio che, con lโeditto liberatore del 538, si materializzerร nei primi ritorni in patria.
E dunque, questo annuncio di consolazione รจ affidato a piccoli segnali che servono a tenere il cuore โsveglioโ con un tipo di vigilanza di cui si รจ parlato nella scorsa domenica, cioรจ con occhi che sanno stanare i germogli, che si accorgono delle fessure che si aprono in quello che sembrava un muro, e vedono con gioia qualche raggio di sole irrompere in un cielo che pareva chiuso e coperto, ma dal quale cominciano a stillare quelle gocce di rugiada che irrorano la terra. Il brano rallegra giร per il tono lirico con cui รจ espressa la gioia di una liberazione inattesa, quella splendida retorica di cui รจ intriso, per esempio, il famoso discorso di Martin Luther King tutto orchestrato su un ritornello infuocato e travolgente: I have a dream, Io ho un sogno!
Certo, il profeta non vedeva le cose gloriose che annunciava, ma โ come si dice โ le โintravedevaโ come dilatazione e sviluppo di quei piccoli segnali che la sua vigilanza riusciva a cogliere. Ancora una volta mi sento di suggerire di ascoltare quello che Handel fa nel suo Messia almeno di tre passi cruciali del brano: la splendida e scattante aria Every valley shall be exalted, Ogni valle sia innalzata (40,4), il coro possente di And the glory of the Lord, E la gloria del Signore (40,5), la dolcissima aria e coro su O thou that tellest good tidings to Sion, O tu che annunci liete notizie a Sion (40,9), frase che ha dato origine a Go, tell it on the mountains, Va, dillo alle montagne, diventato il ritornello di un celeberrimo spiritual, che dava coraggio agli schiavi neri dโAmerica, e che รจ anche cantato nelle nostre chiese.
- Pubblicitร -
Lโimmagine di Dio che traspare dal testo profetico รจ, come sempre, un glorioso combinato di due aspetti apparentemente opposti, ma che trovano una mirabile sintesi nel volto del Dio-pastore che Isaia ci presenta: la potenza e la dolcezza, la โpotenzaโ con cui elimina gli avversari per difendere il suo gregge, e la โtenerezzaโ materna con cui accarezza chi confida in lui, lo protegge e lo nutre.
I ritardi di Dio
La seconda Lettura (2Pt 3,8-14) comincia con unโaffermazione che sembra fatta apposta per rassicurarci, e dire che il โsognoโ deve rimanere, anche quando sembra che Dio ritardi la sua apparizione, e dunque il suo intervento che ci aiuta.
Si parte con unโosservazione sul โtempoโ: quello di Dio non รจ come il nostro, perchรฉ ยซdavanti al Signore un solo giorno รจ come mille anniยป, e viceversa. Ma ne deriva un principio esaltante che ci insegna come interpretare quelli che a noi sembrano i suoi โritardiโ nel compiere ciรฒ che ci ha promesso.
Molti continuano a porsi la domanda su cosa possa significare il โsilenzioโ di Dio. Le spiegazioni date sono varie: il Signore puรฒ farci attendere lโesaudimento delle nostre preghiere perchรฉ vuol mettere alla prova la nostra costanza, o perchรฉ quello che chiediamo come nostro bene di fatto non lo รจ, o non รจ il tempo per concedercelo o, ancora, perchรฉ ci riserva una bene migliore che ci darร a tempo opportuno.
Giร Manzoni aveva detto che ยซDio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per darne loro una miglioreยป. Resta il fatto che, in qualche caso, il silenzio di Dio diventa spaventoso e inspiegabile, in particolare dopo tragedie immani, che sono state, e sono, sotto i nostri occhi.
Cโรจ, invece, chi ha fretta di denunciare lโapparente assenza di Dio come โcastigoโ per i peccati dellโumanitร , cosa difficile da dimostrare quando le vittime sono del tutto innocenti.
La Lettera di Pietro dร invece unโinterpretazione molto confortante, sullo sfondo del โtempoโ di Dio: ยซIl Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece รจ magnanimo con voi, perchรฉ non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsiยป.
E questo dice che cโรจ almeno unโinterpretazione del ritardo e/o del silenzio di Dio che ha un senso del tutto positivo: il rimando dellโesaudimento diventa โil tempo della pazienza di Dioโ, tempo concesso per il pentimento, con lo scopo che ยซnessuno si perdaยป. Ecco perchรฉ la fine di questo mondo รจ lโinizio di un altro โsognoโ: ยซnoi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustiziaยป.
Questa beata utopia, che nessun fallimento puรฒ mandare totalmente in crisi, deve sorreggere il nostro sforzo. Come dice la saggia conclusione del brano: ยซPerciรฒ, carissimi, nellโattesa di questi eventi, fate di tutto perchรฉ Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchiaยป.
Con questo sogno di un futuro di giustizia, il nostro compito non รจ quello di rimanere nella paura ยซdel Signore che verrร come un ladroยป, o nellโinerzia di una rassegnazione fatalistica, ma di operare costruendo pian piano quel mosaico variegato di cose buone che chiamiamo giustizia.
Gesรน, Cristo, Figlio di Dio
Il vangelo (Mc 1,1-8) ci presenta la pagina straordinaria che รจ lโinizio di quello di Marco, inizio di un libro, che รจ ben di piรน, lโinizio di una storia relativa a un personaggio con tre qualifiche, da tenere ben distinte nella lettura. Nella traduzione esse sono utilmente separate da tre virgole: Gesรน, Cristo, Figlio di Dio. Questi tre attributi indicano una progressione nella comprensione di Gesรน, e non รจ detto che tutti, sempre, arrivino sino allโultima! Forse occorre spiegarle, anche velocemente, perchรฉ sarebbero sufficienti per fare non solo unโomelia, ma un lungo discorso.
Gesรน รจ lโuomo di cui Marco narra alcune vicende che susciteranno stupore e meraviglia; Cristo, colui che รจ โuntoโ, il che implica giร una qualifica regale, sacerdotale e profetica, con lโultima che appare presto in primo piano fino a identificare in lui il Profeta, lโultimo in ordine di tempo ma il primo per importanza; infine, il Figlio di Dio sarร la confessione del centurione pagano proprio nel momento meno esaltante della sua manifestazione, la morte in croce (Mc 15,39), rivelando che Gesรน รจ un paradosso vivente.
Tre titoli, per dire un percorso che Marco dispiegherร gradualmente nelle pagine del suo vangelo, e che ciascun discepolo รจ chiamato a ripercorrere per conto suo, anche se dentro la comunitร che fa da guida nella ricerca.
La prima guida autorevole oggi รจ il penultimo dei profeti, Giovanni, che ยซgrida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieriยป. La vigilanza diventa preparazione, che ne รจ il complemento necessario, perchรฉ si vigila non stando inerti alla finestra ad aspettare che passi il Messia, ma vivendo sulla strada, su quei โsentieriโ della nostra quotidianitร che devono essere โraddrizzatiโ, perchรฉ su di essi possa essere costruita e camminare la โgiustiziaโ, sรฌ da guarire un mondo che รจ malato.
Per far questo รจ necessario, perรฒ, un โbattesimoโ, che non รจ un bagno innocente, bensรฌ figura di una vera e propria immersione in Gesรน, cercando sempre piรน e sempre meglio di vivere la sua vita, avendo in noi gli stessi suoi sentimenti, che si riassumono e si concretizzano nel fare nostra la sua condizione di servo (cf. Fil 2,5-8).
Il battesimo di Giovanni รจ solo lโinizio di questo cammino, che parte dal riconoscere il proprio โpeccatoโ. Quale? Non questo o questโaltro, ma tutto ciรฒ che nasce dallโistinto padronale che portiamo in noi fin dallโorigine, quella ingordigia che porta a fare tanti sbagli soprattutto nelle relazioni: ยซLa radice di tutti i mali รจ la cupidigiaยป, come รจ scritto in 1Tim 6,10.
Segue il bisogno di un cambiamento, una curva a U che si chiama conversione, che sarร il primo appello che farร Gesรน come inizio del suo ministero pubblico: ยซconvertitevi e credete al vangeloยป (Mc 1,15), quasi che Gesรน, e il suo portavoce che รจ lโevangelista, dicessero: fidatevi che quanto dico รจ una ยซbella/buona notiziaยป!
ร Giovanni stesso che dร lโesempio, vivendo โnel desertoโ, in uno stato di povertร radicale. Il deserto รจ un luogo cruciale nella storia di Israele, รจ la terra dellโEsodo verso la libertร (Es 19-24), quella di una seconda liberazione dopo la cattivitร di Babilonia (Is 40,3: prima lettura di oggi) e, infine, il luogo dove il popolo viene messo alla prova (Es 16) e, al tempo stesso, quello dove Dio conduce la sposa per rinnovare con lei il fidanzamento e riportarla alla freschezza e alla gioia del primo amore (Os 2,14-15).
Tutto ciรฒ supera di gran lunga lo spazio di unโomelia: resta un suggerimento che si puรฒ sviluppare in quei gruppi parrocchiali che preparano lโeucaristia domenicale, un impegno imprescindibile per una pastorale biblica che si rispetti.
Restano un paio di annotazioni. Giovanni รจ ben consapevole che, dopo di lui, deve arrivare ยซun altroยป piรน grande di lui, che battezzerร ยซin Spirito Santoยป. A spiegare il rapporto tra Gesรน e Giovanni provvederร il vangelo di domenica prossima.
Quanto al secondo punto, non risulta da Marco che Gesรน abbia mai battezzato, ma questo serve a dirigere il lettore oltre la narrazione, verso quanto farร poi la Chiesa.
Fonte – Settimana News | Commento a cura di Nico Guerini
